giovedì 15 dicembre 2011

Non soli e non da soli. Costruire la storia: una riflessione del Papa con gli universitari (Sir)

Non soli e non da soli
Costruire la storia: una riflessione con gli universitari


“Essere costanti e pazienti significa imparare a costruire la storia insieme con Dio, perché solo edificando su di Lui e con Lui la costruzione è ben fondata, non strumentalizzata per fini ideologici, ma veramente degna dell’uomo”.
Lo ha detto il Papa, nell’omelia dei vespri celebrati oggi, nella Basilica di San Pietro, con gli universitari romani, per il tradizionale appuntamento degli auguri pre-natalizi. “Dio, nell’incarnazione del Verbo, nell’incarnazione del suo Figlio, ha sperimentato il tempo dell’uomo, della sua crescita, del suo farsi nella storia”, ha ricordato Benedetto XVI, secondo il quale “quel Bambino è il segno della pazienza di Dio, che per primo è paziente, costante, fedele al suo amore verso di noi; Lui è il vero ‘agricoltore’ della storia, che sa attendere”. “Quante volte gli uomini hanno tentato di costruire il mondo da soli, senza o contro Dio!”, ha esclamato il Santo Padre: “Il risultato è segnato dal dramma di ideologie che, alla fine, si sono dimostrate contro l’uomo e la sua dignità profonda”. “La costanza paziente nella costruzione della storia, sia a livello personale che comunitario – ha puntualizzato il Papa – non si identifica con la tradizionale virtù della prudenza, di cui certamente si ha bisogno, ma è qualcosa di più grande e più complesso”. La pazienza è “la virtù di coloro che si affidano a questa presenza nella storia, che non si lasciano vincere dalla tentazione di riporre tutta la speranza nell’immediato, in prospettive puramente orizzontali, in progetti tecnicamente perfetti, ma lontani dalla realtà più profonda, quella che dona la dignità più alta alla persona umana: la dimensione trascendente, l’essere creatura ad immagine e somiglianza di Dio, il portare nel cuore il desiderio di elevarsi a Lui”.

Non siamo soli. “Non siamo soli e non siamo noi da soli a costruire la storia”, ha sottolineato Benedetto XVI: “Dio non è lontano dall’uomo, ma si è chinato su di lui e si è fatto carne, perché l’uomo comprenda dove risiede il solido fondamento di tutto, il compimento delle sue aspirazioni più profonde: in Cristo”. “Nella grotta di Betlemme – ha proseguito il Papa – la solitudine dell’uomo è vinta, la nostra esistenza non è più abbandonata alle forze impersonali dei processi naturali e storici, la nostra casa può essere costruita sulla roccia: noi possiamo progettare la nostra storia, la storia dell’umanità non nell’utopia ma nella certezza che il Dio di Gesù Cristo è presente e ci accompagna”. Nell’omelia, il Santo Padre ha ricordato i 20 anni dall’istituzione dell’Ufficio di pastorale universitaria, per volontà di Giovanni Paolo II: “Il lavoro svolto – ha affermato – ha promosso la nascita e lo sviluppo delle Cappellanie per giungere ad una rete ben organizzata, dove le proposte formative dei diversi atenei, statali, privati, cattolici e pontifici possono contribuire all’elaborazione di una cultura al servizio della crescita integrale dell’uomo”.

La paziente costanza. San Giacomo – ha esordito il Papa commentando il brano evangelico odierno (Gc 5,7) – esorta ad imitare l’agricoltore, che “aspetta con costanza il prezioso frutto della terra”. “A voi che vivete nel cuore dell’ambiente culturale e sociale del nostro tempo, che sperimentate le nuove e sempre più raffinate tecnologie, che siete protagonisti di un dinamismo storico che talvolta sembra travolgente – ha detto Benedetto XVI rivolgendosi agli studenti – l’invito dell’apostolo può sembrare anacronistico, quasi un invito ad uscire dalla storia, a non desiderare di vedere i frutti del vostro lavoro, della vostra ricerca”. In realtà, l’esortazione dell’apostolo “alla paziente costanza, che nel nostro tempo potrebbe lasciare un po’ perplessi, è la via per accogliere in profondità la questione di Dio, il senso che ha nella vita e nella storia, perché proprio nella pazienza, nella fedeltà e nella costanza della ricerca di Dio, dell’apertura a Lui, Egli rivela il suo Volto”. “Non abbiamo bisogno di un dio generico, indefinito, ma del Dio vivo e vero – le parole del Papa – che apra l’orizzonte del futuro dell’uomo ad una prospettiva di ferma e sicura speranza, una speranza ricca di eternità e che permetta di affrontare con coraggio il presente in tutti i suoi aspetti”.

Un grande giorno. “Non si può essere validi professionisti se si è solo abili e competenti tecnicamente ma se non si è anche dotati di principi etici, di senso di responsabilità”. Massimo Egidi, rettore dell’Università Luiss, ha citato Max Weber, salutando il Papa a nome della comunità scientifica costituita dalle Università laziali e romane. Egidi ha fatto notare che “l’insorgere della crisi finanziaria ha smentito l’idea che basti il perseguimento egoistico del proprio interesse a breve termine per determinare un miglioramento economico e sociale; al contrario, questo atteggiamento ha determinato un impoverimento economico e morale della società”. Di qui la necessità di riconoscere che, “oltre all’incentivo monetario vi sono altre, potenti motivazioni che sono alla base dell’azione umana nell’economia: la fiducia per gli altri, la curiosità e la creatività, la soddisfazione di operare in modo competente, e soprattutto la consapevolezza degli effetti positivi che la propria attività ha sugli individui”. “Oggi per noi è un grande giorno”, ha detto Altea Severella, studentessa di medicina all’Università “Sapienza” di Roma, che salutando il Papa gli ha chiesto di “pregare per tutti i giovani italiani ai quali spesso è negata la speranza”.

© Copyright Sir

1 commento:

laura ha detto...

Importanti le parole del Papa ma difficile ascoltarle in mezzo a tanta confusione disorientamento spirituale, accecati dai problemi banali del quotidiano e ripiegati su noi stessi e i nostri interessi, incapaci di avere pazienza. Ormai si vuole tutto e subito, ma Papa Bendetto nella Messa di nizio del Pontificato aveva già detto che il mondo viene salvato dalla pazienza di Dio e distrutto dallimpazienza degli uomini