lunedì 26 dicembre 2011

Fra tradizione e creatività. Le rappresentazioni della Natività in Vaticano (Gori)

Le rappresentazioni della Natività in Vaticano

Fra tradizione e creatività

di NICOLA GORI

Sarà per le luci, sarà per i colori, forse anche per l'atmosfera di mistero che evocano, ma le rappresentazioni della nascita di Gesù riescono sempre a catalizzare l'attenzione della gente, quasi a suscitare stupore e meraviglia. Cominciò san Francesco d'Assisi nella notte di Natale del 1223 a Greccio, utilizzando persone e animali in carne e ossa. Dopo di lui artisti, più o meno conosciuti, santi, re, fino ai più umili fedeli hanno voluto rivivere quanto avvenne a Betlemme in quella notte che sconvolse il mondo. Mai come nell'allestimento dei presepi, la fantasia è stata messa al servizio della creatività. Ogni materiale è stato sfruttato, ogni dimensione adottata, con grandezze che vanno da pochi millimetri al doppio e anche più della grandezza naturale. È significativo poi che l'ambientazione varia a seconda dell'ideatore che inserisce la nascita di Cristo in una determinata epoca storica e nei più disparati luoghi, dal deserto alla città, dalla collina, al castello. Così è dei presepi che ogni anno vengono allestiti nei palazzi della Città del Vaticano. In un tour ideale alla loro scoperta, è d'obbligo cominciare dal primo nel quale si imbattono i fedeli che giungono in visita alla tomba dell'Apostolo, al centro di piazza San Pietro.
Questa trentesima rappresentazione del presepe in piazza è dedicata a Maria Vergine. Ci si è voluto così ricollegare idealmente alla recente beatificazione di Giovanni Paolo II, che fu profondamente devoto alla Madonna. L'intera scenografia si ispira a un genere iconografico tradizionale. Sono stati riprodotti luoghi storicamente riferibili a quelli della nascita del Redentore o ad altri episodi narrati dai vangeli. A esempio la casa dell'annuncio che l'angelo Gabriele portò a Maria; la presentazione di Gesù al Tempio; l'incontro di Maria con la cugina Elisabetta, incinta di san Giovanni Battista.
E poi ci sono le storiche statue del Bambino Gesù, della Vergine Maria, di san Giuseppe e dei re Magi con i relativi paggetti, scolpite da Pietro Cantagalli su commissione del principe Alessandro Torlonia. Alte quasi tre metri, le statue furono utilizzate dal santo nel 1842 per la basilica di Sant'Andrea della Valle. Come sempre progetto e realizzazione della Natività si devono ai Servizi Tecnici del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Viene inaugurato sabato pomeriggio 24 dicembre e per sottolineare l'importanza dell'evento Benedetto XVI, poco dopo le 18, si affaccia dalla finestra del suo studio privato e accende un lume sul davanzale. Quest'anno i canti della tradizione popolare italiana e internazionale allieteranno la cerimonia. Ospite d'eccezione l'Orchestra popolare dell'Auditorium parco della musica, diretta dal maestro Ambrogio Sparagna. In omaggio al Pontefice verrà eseguito un canto natalizio della tradizione tedesca. Proseguendo nel tour ideale si entra poi nella basilica Vaticana dove, presso la cappella della Presentazione, all'altare di San Pio X, nella navata laterale sinistra, si trova il monumentale presepio allestito dai sampietrini. Come ci ha spiegato il vescovo Vittorio Lanzani, delegato della Fabbrica di San Pietro, le statue, scolpite in legno e dipinte con colori policromi, sono opera dello scultore Heinrich Zunterer di Oberammergau (Germania), il quale eseguì inizialmente il gruppo della natività e ne fece dono a Giovanni Paolo II, che le offrì alla basilica. Il presepio venne esposto per la prima volta in San Pietro nel 1985, quando fu allestito all'interno della cappella del Coro dei canonici. Successivamente presentato ai fedeli nella cappella di San Pio X, si arricchì nel tempo di altre statuine, alcune dotate di un meccanismo che le fa muovere. Sono state donate alla basilica da Sonia Bernardini di Loreto al cardinale Angelo Comastri, arciprete della basilica.
Quest'anno, per la prima volta nella sua trentennale storia, il presepio si ammanterà di bianco grazie ad appositi macchinari per la produzione di neve artificiale, donati alla basilica da Antonio Foligno. Candidi e soffici fiocchi di neve sintetica scenderanno così sull'umile capanna di Betlemme, attorno alla quale scorre un ruscello tra muschi e piante verdeggianti.
Al termine della messa della notte di Natale, la statua del Bambino Gesù sarà portata processionalmente al presepio, dinnanzi al quale Benedetto XVI sosterà brevemente in preghiera. Ai fedeli, che numerosissimi giungono in San Pietro durante le festività natalizie, sarà donata un'immaginetta con la foto del Bambinello del presepio e con la preghiera scritta dal cardinale Comastri: "Mi sento emozionato, caro Gesù, nel farti gli auguri di buon compleanno. In ogni Natale tu sei il festeggiato, ma quante volte noi ci appropriamo della tua festa e ti lasciamo nell'angolo di un vago ricordo: senza impegno, senza cuore e senza ospitalità sincera! Quante luci riempiono le vie e le vetrine in questo periodo! Ma la gente sa che la Luce sei tu? E se interiormente gli uomini restano al buio, a che serve addobbare la notte con variopinte luminarie? Non è una beffa, o Gesù? Non è un tradimento del Natale? Cambiaci il cuore, o Gesù, affinché noi diventiamo Betlemme e gustiamo la gioia del tuo Natale con Maria, con Giuseppe, con i pastori, con Francesco d'Assisi, con Vincenzo de' Paoli, con Teresa di Lisieux, con Papa Giovanni, con Madre Teresa di Calcutta e con tante tante anime che, con il cuore, hanno preso domicilio a Betlemme. Così sia il nostro Natale!".
Il medioevo è il periodo storico scelto dalla pontificia parrocchia di Sant'Anna in Vaticano, per proporre la sua rappresentazione. Le costruzioni sono in pietra; la corte rurale accoglie la sacra Famiglia, alla quale si accostano pastori, contadini, bambini, poveri, a simboleggiare che sono i semplici e i puri di cuore a vedere Dio. Il giorno e la notte si alternano nello scorrere dei secoli per esprimere l'eternità del Dio incarnato nel mondo, che si è rivelato agli uomini nel tempo. Un invito, ci ha spiegato il parroco, l'agostiniano Bruno Silvestrini, a riflettere sulla realtà del mondo, dove l'uomo si trova a scegliere tra le tentazioni del peccato e l'insegnamento di Gesù che fa gustare la vita vera. C'è rappresentata "la casa del pane", a ricordare che non è la sola cosa di cui l'uomo può vivere.
Sulla sinistra, in primo piano si nota l'albero del bene e del male con il serpente, il diavolo che tenta l'uomo. Sullo sfondo il Tempio di Gerusalemme. Dietro il patio dove è posta la mangiatoia si intravvede il lago di Tiberiade. Sulla destra scene agresti e una vite con grappoli d'uva che richiamano al sacrificio di Cristo. Il presepio è stato realizzato interamente da Mariano Pampiani e da Antonio Angeletti di Tolentino, in provincia di Macerata. Le statuine provengono da Monreale, in provincia di Palermo e sono state realizzate da Antonio Giordano.
Lasciando la parrocchia di Sant'Anna, ci si incammina verso il quartiere degli svizzeri dove nel piccolo cortile un tipico presepe elevetico è stato allestito sopra la fontana. I personaggi, quasi come pupazzi, sono fatti in stoffa e filati, utilizzando matasse e rocchetti di lana, cotone e altri materiali sintetici. Nel tratto di strada che dal quartiere conduce al Portone di Bronzo ci si imbatte in altri presepi, uno adagiato sulla bocca di un pozzo, e un altro posto all'interno della cappella di San Martino, realizzato, quest'ultimo, da Mirko Hug e Alain Miserez. Come ci ha spiegato il cappellano della Guardia Svizzera Pontificia, monsignor Alain de Raemy, le statue di Gesù, della Vergine e di san Giuseppe non sono ancora nella capannuccia, perché vogliono sottolineare il tempo del viaggio compiuto dai genitori di Gesù prima di arrivare a Betlemme. Infine i due presepi allestiti dal Corpo della Gendarmeria Pontificia: uno nella caserma e uno nei locali del comando. Il primo è in stile tradizionale. Il secondo è opera dei soci dell'Associazione prenestina del presepio che, come ha spiegato il presidente Valentino Pinci, è in stile misto napoletano ed è stato realizzato dagli allievi. L'Associazione ne ha preparato anche un altro in stile napoletano con statue in terracotta, nell'ufficio centrale delle Poste Vaticane.
Passando poi dal Portone di Bronzo al cortile di San Damaso, si giunge alla sede dell'Associazione Santi Pietro e Paolo. La rappresentazione della Natività, quest'anno, spiega Marco Nappi della segreteria dell'associazione, segue la tradizione del presepio romano e si rifà agli scorci di "Roma sparita" dipinti negli acquarelli di Ettore Roesler Franz. La scena rappresenta i grandiosi resti di una villa imperiale romana le cui mura perimetrali racchiudono un vecchio borgo. In primo piano la capanna della Natività, che trasfigura il rione nella città di Betlemme. Sotto di essa si intuiscono i resti del carcere Mamertino nel quale furono imprigionati i santi Pietro e Paolo prima di subire il martirio. Attraverso il monumentale ingresso ad arco si accede alla piazzetta, fulcro delle attività del borgo. All'interno la vita pulsante degli abitanti è colta nel momento in cui l'angelo del Signore annuncia la nascita ai pastori. C'è atmosfera messicana, invece, nell'Aula Paolo VI, grazie al dono dello Stato di Puebla che ha offerto le decorazioni e gli alberi natalizi. Il presepio è realizzato con un tipo particolare di artigianato, chiamato "talavera", cioè in ceramica poblana.
Spostandosi poi in Trastevere, nel palazzo San Calisto, sede storica del Circolo San Pietro, troviamo adagiato su un drappo di velluto rosso, un tradizionale presepio. Come ci ha spiegato Francesca Manna. Fu un "vecchio" socio del Circolo, che aveva un noto negozio di articoli religiosi a Piazza Navona, a farne dono al sodalizio. Le statuine altre circa 40 centimetri, sono di cartapesta e risalgono circa alla prima metà del secolo scorso. Si scorgono la sacra Famiglia, i re magi e qualche pastore. I personaggi si distinguono per la loro bellezza e per i particolari che li rendono unici. Su tutti emerge la figura della Madonna rappresentata nel tenero gesto di coprire il Bambino Gesù con un panno bianco.

(©L'Osservatore Romano 25 dicembre 2011)

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