Il panettone preferito dal Papa viene dal carcere di Padova
Caterina Maniaci
Carceri di nuovo in primo piano, o meglio le condizioni, spesso disumane, dei carcerati, dopo le proposte del governo, le varie polemiche politiche e, soprattutto, dopo la visita a Rebibbia di papa Benedetto XVI. SI è tornati a parlare delle difficili condizioni che si vivono negli istituti di pena italiani, con tante storie tristi, con l’elenco sempre più lungo di suicidi e con le statistiche crude e violente. Ma ci sono anche storie con un finale diverso. Abbiamo potuto constatare di persona, in alcune visite nei penitenziari di tutta Italia, che ci sono uomini e donne che dal carcere non sono stati schiacciati o distrutti, anzi, che proprio dentro quelle celle strette e spesso sovraffollate, hanno ritrovato la strada della propria umanità perduta. Sono storie di cui ci ricordiamo quando non vogliamo cedere ai rigurgiti di pessimismo e di amarezza. Ripensiamo ai volontari, ai sacerdoti, agli operatori sociali, agli agenti, che tante volte abbiamo incontrato e che ci hanno raccontato le loro esperienze intrecciate a quelle di detenuti di ogni età, condizioni sociali, nazionalità.
Tra i tanti esempi positivi c’è la storia della cooperativa dei Dolci di Giotto, ossia la pasticceria del carcere Due Palazzi di Padova, una delle numerose attività lavorative che vengono svolte all’interno del carcere. Tutte le attività vengono gestite tramite il consorzio di cooperative sociali Rebus, che attua strategie imprenditoriali che sviluppano attività lavorative nelle carceri e all’esterno. I dolci di Giotto sono diventati, rapidamente, prodotti di alta qualità artigianale, con riconoscimenti importanti, come quello, recentissimo, .della rivista del Gambero Rosso. Soprattutto i pasticceri del carcere sono portentosi nello sfornare panettoni. Due anni fa in via Due Palazzi si era brindato per la nona posizione tra i panettoni migliori d’Italia che faceva entrare di schianto il panettone carcerario nella top ten della testata enogastronomica. Quest’anno poi il salto se possibile è ancora più clamoroso: scalate ben quattro posizioni in classifica, un quinto posto che proietta il panettone de “I dolci di Giotto” ai vertici nazionali. Anche l’Accademia della Cucina Italiana lo scorso 19 novembre ha voluto premiare i prodotti del carcere, con il riconoscimento per la “gastronomia che opera nel sociale” e un secondo “Piatto d’Argento”. Neppure Benedetto XVI è rimasto insensibile alla bontà dei prodotti natalizi padovani e al risvolto umano e sociale di una produzione che, assieme ad altre (meccanica, valigeria, gioielli, cucina, call center), dà lavoro e speranza a oltre 120 detenuti. L’anno scorso per la prima volta dal Vaticano era giunto un consistente ordine per i regali natalizi personali di Sua Santità. E anche per il 2011 è arrivata la conferma con una confezione speciale personalizzata da un chilo e mezzo.
Da notare che il risvolto sociale di questi prodotti è doppio: anche quest’anno infatti la Pasticceria artigianale del carcere aiuterà a sostenere le iniziative dell’Associazione Giuseppe e Margherita Coletta e del Banco Alimentare. Con l’acquisto del panettone Artigianale Classico o alla Birra a loro dedicati, una parte dell’incasso sarà devoluta a queste opere sociali. Selezionate non a caso. La vedova del brigadiere Giuseppe Coletta è ormai una presenza familiare per tanti detenuti padovani, mentre la raccolta di viveri per il Banco Alimentare è stata promossa per la prima volta dai carcerati tra i compagni di detenzione, che lo scorso 26 novembre hanno donato ben 375 chilogrammi.
http://www.liberoquotidiano.it/blog/2071/Il-panettone-preferito-dal-Papa-viene-dal-carcere-di-Padova.html
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Io lo mangio da due anni e lo regalo. E' un capolavoro!!!
Oltre che una meravigliosa occasione di dare speranza e restituire dignità a tanti fratelli detenuti.
Posta un commento