Preghiera di Benedetto XVI per le vittime delle stragi di Natale in Nigeria, per la riconciliazione e la pace universale
Dio si contrappone a ogni violenza
«Si fermino le mani dei violenti» che seminano la morte e «il Signore soccorra l’umanità ferita dai tanti conflitti che ancora oggi insanguinano il Pianeta». Di fronte all’ennesimo Natale di sangue, materializzatosi anche quest’anno con particolare ferocia in Nigeria, Benedetto XVI ha chiesto ai fedeli, riuniti lunedì 26 dicembre in piazza San Pietro per l’appuntamento mariano dell’Angelus, di pregare «in modo ancora più forte» perché nel mondo possano finalmente regnare «la giustizia e la pace».
L’appello del Papa è stato l’ultimo momento di un tragico rincorrersi di invocazioni di pace e di notizie ferali, che hanno purtroppo caratterizzato lo svolgimento delle festività natalizie. Ai fedeli raccolti in piazza San Pietro nel giorno in cui la Chiesa celebra il primo martire della sua storia di sangue, santo Stefano, il Pontefice ha manifestato tutto il suo dolore e la sua «sincera e affettuosa vicinanza alla comunità cristiana» della Nigeria e in particolare a tutti coloro che sono stati colpiti da un gesto che non ha esitato a definire «assurdo».
Come assurda è la violenza che lo ha generato, che altro non è se non «una via che conduce solamente al dolore, alla distruzione e alla morte». Ancora una volta ha fatto appello «alle varie componenti sociali» affinché «si ritrovino sicurezza e serenità». E ha indicato nel rispetto, nella riconciliazione e nell’amore «l’unica via per giungere alla pace».
Già nell’omelia della notte di Natale Benedetto XVI aveva manifestato le sue preoccupazioni di fronte agli orrori e alle contraddizioni del mondo, oggi simili a quelle che «nel tempo precristiano» facevano temere agli uomini che «anche Dio non fosse del tutto buono, ma potesse senz’altro essere anche crudele ed arbitrario». Preoccupazioni diradate in quegli anni lontani, dall’«epifania» cioè «dalla grande luce che ci è apparsa: Dio è pura bontà». Anche oggi, ha sottolineato il Papa, persone «che non riescono più a riconoscere Dio nella fede si domandano se l’ultima potenza che fonda e sorregge il mondo sia veramente buona, o se il male non sia altrettanto potente ed originario quanto il bene». La risposta è nella certezza, sempre «nuova e consolante» che ci viene donata a Natale: quando «apparvero la bontà di Dio... e il suo amore per gli uomini». Invocando questo amore per tutte le popolazioni che patiscono ancora oggi a causa del «bastone dell’aguzzino» Benedetto XVI, nel messaggio urbi et orbi, ha rilanciato la sua preghiera al Salvatore per impetrare «con fiducia e speranza: Veni ad salvandum nos!».
(©L'Osservatore Romano 27-28 dicembre 2011)
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