Appello del Papa all'Angelus all'indomani delle violenze in Nigeria contro i cristiani: la riconciliazione e l’amore sono l’unica via per giungere alla pace
“La memoria odierna del martirio di Santo Stefano ci rende consapevoli che anche oggi, in diverse parti del mondo, i nostri fratelli cristiani danno testimonianza della fede tra le persecuzioni”. All’indomani degli attacchi contro la comunità cristiana che hanno sconvolto la Nigeria, Benedetto XVI ha lanciato stamani all’Angelus un accorato appello affinché nel Paese si ritrovino sicurezza e serenità. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Il Santo Natale – ha detto il Papa - suscita in noi, in modo ancora più forte la preghiera a Dio affinché…
“…si fermino le mani dei violenti, che seminano morte e nel mondo possano regnare la giustizia e la pace. Ma la nostra terra continua ad essere intrisa di sangue innocente. Ho appreso con profonda tristezza la notizia degli attentati che, anche quest’anno nel Giorno della Nascita di Gesù, hanno portato lutto e dolore in alcune chiese della Nigeria. Desidero manifestare la mia sincera e affettuosa vicinanza alla comunità cristiana e a tutti coloro che sono stati colpiti da questo assurdo gesto e invito a pregare il Signore per le numerose vittime. Faccio appello affinché con il concorso delle varie componenti sociali, si ritrovino sicurezza e serenità. In questo momento voglio ripetere ancora una volta con forza: la violenza è una via che conduce solamente al dolore, alla distruzione e alla morte; il rispetto, la riconciliazione e l’amore sono l’unica via per giungere alla pace”.
Nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria del primo martire, Santo Stefano, il Pontefice ha ricordato che i martiri sono “maestri di vita”, “silenziosi messaggeri” della Verità fondata sull’amore:
“Cari amici, la vera imitazione di Cristo è l’amore, che alcuni scrittori cristiani hanno definito il ‘martirio segreto’. A tale proposito, san Clemente di Alessandria scrive: ‘Coloro che mettono in pratica i comandamenti del Signore gli rendono testimonianza in ogni azione, poiché fanno ciò che Egli vuole e fedelmente invocano il nome del Signore’ (Stromatum IV, 7,43,4: SC 463, Paris 2001, 130).
Anche oggi – ha aggiunto il Papa – molti cristiani sono vittime di persecuzioni:
“Come nell’antichità anche oggi la sincera adesione al Vangelo può richiedere il sacrificio della vita e molti cristiani in varie parti del mondo sono esposti a persecuzione e talvolta al martirio. Ma, ci ricorda il Signore, chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato”.
“Dopo la generazione degli Apostoli – ha spiegato il Papa - i martiri acquistano un posto di primo piano nella considerazione della comunità cristiana”. “Nei tempi di maggiore persecuzione, il loro elogio rinfranca il faticoso cammino dei fedeli e incoraggia chi è in cerca della verità a convertirsi al Signore”. Il Santo Padre ha ricordato che il primo martire, Santo Stefano, mentre veniva lapidato elevava questa preghiera:
“Signore Gesù, accogli il mio spirito (At 7,59). Poi, caduto in ginocchio, supplicava il perdono per gli accusatori: ‘Signore, non imputare loro questo peccato’ (At 7,60). Per questo la Chiesa orientale canta negli inni: ‘Le pietre sono diventate per te gradini e scale per la celeste ascesa … e ti sei accostato gioioso alla festosa adunanza degli angeli’ (MHNAIA t. II, Roma 1889, 694.695)”.
“La nascita del Figlio di Dio - ha detto il Santo Padre dopo la recita dell'Angelus salutando i pellegrini di lingua francese – ci incoraggia a testimoniare la sua presenza in mezzo al suo popolo anche nell'avversità”. “Pensiamo - ha proseguito - a tutti i cristiani perseguitati nel mondo”, che seguendo l’esempio di Santo Stefano “danno la vita a causa della loro fede”:
“Le Pape ne les oublie pas”.
“Il Papa – ha detto il Santo Padre - non li dimentica”. Il Pontefice ha infine rivolto un caloroso saluto ai pellegrini di lingua italiana, in modo particolare alle famiglie e ai bambini.
“Mentre vi ringrazio per il vostro affetto, vi chiedo di portare i miei auguri ai vostri cari che sono a casa, specialmente agli anziani e agli ammalati. Buone feste a tutti voi. Grazie! Buone feste!”.
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