NIGERIA: APPELLO PAPA PERCHE' TUTTI COOPERINO A PACE E SICUREZZA
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 26 dic.
Un appello "affinche', con il concorso delle varie componenti sociali, si ritrovino sicurezza e serenita'" in Nigeria e' stato lanciato oggi da Benedetto XVI che ha espresso "profonda tristezza" per "la notizia degli attentati che, anche quest'anno nel Giorno della Nascita di Gesu', hanno portato lutto e dolore in alcune chiese" del grande paese africano.
"Desidero manifestare - ha detto dopo la preghiera dell'Angelus - la mia sincera e affettuosa vicinanza alla comunita' cristiana e a tutti coloro che sono stati colpiti da questo
assurdo gesto e invito a pregare il Signore per le numerose vittime".
"In questo momento - ha scandito - voglio ripetere ancora una volta con forza: la violenza e' una via che conduce solamente al dolore, alla distruzione e alla morte; il rispetto, la riconciliazione e l'amore sono la via per giungere alla pace".
"Il Santo Natale - ha assicurato il Pontefice - suscita in noi, in modo ancora piu' forte, la preghiera a Dio affinche' si fermino le mani dei violenti, che seminano morte e nel mondo possano regnare la giustizia e la pace. Ma la nostra terra continua ad essere intrisa di sangue innocente".
Ai 40 mila fedeli presenti in piazza San Pietro in occasione della festa di Santo Stefano, primo martire, il Pontefice ha parlato oggi delle persecuzioni che i cristiani subiscono anche oggi nel mondo. "Come nell'antichita' anche oggi - ha ricordato Papa Ratzinger nel breve discorso che ha preceduto l'Angelus - la sincera adesione al Vangelo puo' richiedere il sacrificio della vita e molti cristiani in varie parti del mondo sono esposti a persecuzione e talvolta al martirio. Ma - ha detto ancora citando il Vangelo - chi avra' perseverato sino alla fine sara' salvato".
"A Maria Santissima, Regina dei Martiri, rivolgiamo - ha quindi esortato rivolto ai fedeli - la nostra supplica per custodire integra la volonta' di bene, soprattutto verso coloro che ci avversano" e "in particolare affidiamo alla misericordia divina i diaconi della Chiesa, affinche', illuminati dall’esempio di Santo Stefano, collaborino, secondo la missione loro propria, all'impegno di evangelizzazione".
Dopo aver ricordato che infatti Stefano era un diacono, "un uomo onesto e pieno di Spirito
Santo che con la bonta' dell'animo adempiva l'incarico di nutrire i poveri e con la liberta' della parola e la forza dello Spirito Santo chiudeva la bocca ai nemici della verita'", e che "mentre veniva lapidato" pregava invocando al Signore che per donasse i suoi carnefici, il Papa ha riassunto il suo ragionamento in polacco, salutando i pellegrini giunti numerosi dal Paese di Papa Wojtyla, ed ha sottolineato che "la memoria del martirio di Santo Stefano ci rende consapevoli che anche oggi in diverse parti del mondo i nostri fratelli cristiani danno testimonianza della fede tra le persecuzioni. Li accompagni il nostro spirituale sostegno, affinche' perduri in loro la certezza che chiunque riconosce che Gesu' e' il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio".
"Questa fede - ha concluso - resti anche in noi nelle nostre piccole e grandi avversita'".
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