Il sangue innocente
Il martirio di Stefano e i cristiani uccisi e feriti in Nigeria nelle parole all'Angelus
“Il Santo Natale suscita in noi, in modo ancora più forte, la preghiera a Dio affinché si fermino le mani dei violenti, che seminano morte e nel mondo possano regnare la giustizia e la pace. Ma la nostra terra continua ad essere intrisa di sangue innocente”. Con queste parole Benedetto XVI, stamattina alla recita dell’Angelus da piazza San Pietro, ha fatto riferimento agli attacchi avvenuti ieri in alcune chiese in Nigeria, causando oltre cento vittime.
Appello per la pace in Nigeria. “Ho appreso con profonda tristezza – ha, infatti, detto il Papa - la notizia degli attentati che, anche quest’anno nel Giorno della Nascita di Gesù, hanno portato lutto e dolore in alcune chiese della Nigeria. Desidero manifestare la mia sincera e affettuosa vicinanza alla comunità cristiana e a tutti coloro che sono stati colpiti da questo assurdo gesto e invito a pregare il Signore per le numerose vittime”. Di qui il forte appello del Pontefice “affinché con il concorso delle varie componenti sociali, si ritrovino sicurezza e serenità. In questo momento voglio ripetere ancora una volta con forza: la violenza è una via che conduce solamente al dolore, alla distruzione e alla morte; il rispetto, la riconciliazione e l’amore sono l’unica via per giungere alla pace”.
Il martire perfetto. Prima della recita dell’Angelus, il Santo Padre ha ricordato che oggi si celebra la festa di Santo Stefano, diacono e primo martire della Chiesa. “Lo storico Eusebio di Cesarea lo definisce il ‘martire perfetto’ - ha rammentato Benedetto XVI -, perché è scritto negli Atti degli Apostoli: ‘Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo’. San Gregorio di Nissa commenta: ‘Era un uomo onesto e pieno di Spirito Santo: con la bontà dell’animo adempiva l’incarico di nutrire i poveri e con la libertà della parola e la forza dello Spirito Santo chiudeva la bocca ai nemici della verità’”. “Uomo di preghiera ed evangelizzatore – ha proseguito il Papa -, Stefano, il cui nome significa ‘corona’, ha ricevuto da Dio il dono del martirio”. Infatti egli “pieno di Spirito Santo … vide la gloria di Dio”. Mentre veniva lapidato pregava: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”. Poi, caduto in ginocchio, supplicava il perdono per gli accusatori: “Signore, non imputare loro questo peccato”. Per questo, ha chiarito il Pontefice, “la Chiesa orientale canta negli inni: ‘Le pietre sono diventate per te gradini e scale per la celeste ascesa … e ti sei accostato gioioso alla festosa adunanza degli angeli’”.
La vera imitazione di Cristo. “Dopo la generazione degli Apostoli – ha sottolineato il Santo Padre -, i martiri acquistano un posto di primo piano nella considerazione della comunità cristiana. Nei tempi di maggiore persecuzione, il loro elogio rinfranca il faticoso cammino dei fedeli e incoraggia chi è in cerca della verità a convertirsi al Signore”. Perciò “la Chiesa, per divina disposizione, venera le reliquie dei martiri e li onora con soprannomi quali ‘maestri di virtù’, ‘testimoni viventi’, ‘colonne animate’, ‘silenziosi messaggeri’”. In realtà, ha precisato Benedetto XVI, “la vera imitazione di Cristo è l’amore, che alcuni scrittori cristiani hanno definito il ‘martirio segreto’”. A tale proposito “san Clemente di Alessandria scrive: ‘Coloro che mettono in pratica i comandamenti del Signore gli rendono testimonianza in ogni azione, poiché fanno ciò che Egli vuole e fedelmente invocano il nome del Signore’”. “Come nell’antichità – ha sostenuto il Papa - anche oggi la sincera adesione al Vangelo può richiedere il sacrificio della vita e molti cristiani in varie parti del mondo sono esposti a persecuzione e talvolta al martirio. Ma, ci ricorda il Signore, ‘chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato’”. Poi il Pontefice ha rivolto a “Maria Santissima, Regina dei Martiri” la nostra supplica “per custodire integra la volontà di bene, soprattutto verso coloro che ci avversano. In particolare affidiamo oggi alla misericordia divina i diaconi della Chiesa, affinché, illuminati dall’esempio di Santo Stefano, collaborino, secondo la missione loro propria, all’impegno di evangelizzazione”.
Testimoni fedeli. Anche nei saluti in varie lingue il Santo Padre ha ricordato il martirio di Stefano. In francese ha rivolto un pensiero a tutti “i cristiani perseguitati nel mondo che seguendo l’esempio di questo santo offrono la loro vita a causa della loro fede. Il Papa non li dimentica. Che Dio li ricolmi di coraggio e di forza e che la Vergine Maria li sostenga”. In inglese ha espresso l’auspicio che l’esempio di Stefano “ci ispiri ad essere coraggiosi nel vivere la nostra fede in Cristo nostro Salvatore e pronti a perdonare coloro che ci feriscono”. In spagnolo ha invitato “a supplicare il Signore di non smettere di suscitare nella sua Chiesa testimoni fedeli e coraggiosi del Vangelo, a imitazione di Santo Stefano”. In polacco ha detto: “La memoria del martirio di Santo Stefano ci rende consapevoli che anche oggi in diverse parti del mondo i nostri fratelli cristiani danno testimonianza della fede tra le persecuzioni. Li accompagni il nostro spirituale sostegno, affinché perduri in loro la certezza che ‘chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio’. Questa fede resti anche in noi nelle nostre piccole e grandi avversità”.
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