PAPA: SAN FRANCESCO CI HA MOSTRATO NUOVA DIMENSIONE DEL NATALE
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 26 dic.
"Quando, nel 1223, Francesco di Assisi celebrò a Greccio il Natale con un bue e un asino e una mangiatoia piena di fieno, si rese visibile una nuova dimensione del mistero del Natale".
Lo ha affermato il Papa nell'omelia della messa della notte di Natale, celebrata in San Pietro. Francesco, ha ricordato, ha chiamato il Natale "la festa delle feste", mentre per la Chiesa antica, "la festa delle feste era la Pasqua: nella risurrezione, Cristo aveva sfondato le porte della morte e così aveva radicalmente cambiato il mondo: aveva creato per l’uomo un posto in Dio stesso".
E se, Francesco "non ha voluto cambiare questa gerarchia oggettiva delle feste", tuttavia, "attraverso di lui e mediante il suo modo di credere è accaduto qualcosa di nuovo: Francesco ha scoperto in una profondità tutta nuova l’umanità di Gesù. Questo essere uomo da parte di Dio gli si rese evidente al massimo nel momento in cui il Figlio di Dio, nato dalla Vergine Maria, fu avvolto in fasce e venne posto in una mangiatoia. La risurrezione presuppone l’incarnazione. Il Figlio di Dio come bambino, come vero figlio di uomo - questo toccò profondamente il cuore del Santo di Assisi, trasformando la fede in amore". "Nel bambino nella stalla di Betlemme, si può, per così dire, toccare Dio e accarezzarlo. Così - ha spiegato - l’anno liturgico ha ricevuto un secondo centro in una festa che è, anzitutto, una festa del cuore".
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PAPA: LA VERA GIOIA NON SI TROVA NELLE VETRINE LUCCICANTI DEI NEGOZI
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 26 dic.
"Oggi il Natale è diventato una festa dei negozi, il cui luccichio abbagliante nasconde il mistero dell’umiltà di Dio, la quale ci invita all’umiltà e alla semplicità". Lo ha denunciato Benedetto XVI nell'omelia della messa della notte di Natale. "Preghiamo il Signore - ha esortato rivolto ai circa diecimila fedeli presenti al rito - di aiutarci ad attraversare con lo sguardo le facciate luccicanti di questo tempo fino a trovare dietro di esse il bambino nella stalla di Betlemme, per scoprire così la vera gioia e la vera luce". Dobbiamo seguire, ha suggerito, "il cammino interiore di san Francesco: il cammino verso quell’estrema semplicità esteriore ed interiore che rende il cuore capace di vedere".
Per il Papa, "tutto ciò non ha niente di sentimentalismo. Proprio nella nuova esperienza della realtà dell’umanità di Gesù si rivela il grande mistero della fede. Francesco amava Gesù, il bambino, perché in questo essere bambino gli si rese chiara l’umiltà di Dio. Dio è diventato povero. Il suo Figlio è nato nella povertà della stalla. Nel bambino Gesù, Dio si è fatto dipendente, bisognoso dell’amore di persone umane, in condizione di chiedere il loro - il nostro - amore".
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PAPA: PER INCONTRARE DIO DOBBIAMO SCENDERE DA CAVALLO
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 26 dic.
"Chi oggi vuole entrare nella chiesa della Natività di Gesù a Betlemme, scopre che il portale, che un tempo era alto cinque metri e mezzo e attraverso il quale gli imperatori e i califfi entravano nell’edificio, è stato in gran parte murato".
Lo ha detto il Papa nell'omelia della messa della notte di Natale, spiegando ai fedeli riuniti in San Pietro che "l’intenzione era probabilmente di proteggere meglio la chiesa contro eventuali assalti, ma soprattutto di evitare che si entrasse a cavallo nella casa di Dio". Perché "chi desidera entrare nel luogo della nascita di Gesù, deve chinarsi". "Mi sembra - ha osservato Benedetto XVI - che in ciò si manifesti una verità più profonda, dalla quale vogliamo lasciarci toccare in questa Notte santa".
Per il Pontefice, "se vogliamo trovare il Dio apparso quale bambino, allora dobbiamo scendere dal cavallo della nostra ragione ‘illuminata’".
"Dobbiamo - ha esortato rivolto ai diecimila fedeli presenti al rito - deporre le nostre false certezze, la nostra superbia intellettuale, che ci impedisce di percepire la vicinanza di Dio". Non solo: Dobbiamo chinarci, andare spiritualmente, per così dire, a piedi, per poter entrare attraverso il portale della fede ed incontrare il Dio che è diverso dai nostri pregiudizi e dalle nostre opinioni: il Dio che si nasconde nell’umiltà di un bimbo appena nato". Dunque dobbiamo rinunciare "a fissarci su ciò che è materiale, misurabile e toccabile" e lasciarsi "rendere semplici da quel Dio che si manifesta al cuore diventato semplice. E preghiamo in quest’ora anzitutto anche per tutti coloro che devono vivere il Natale in povertà, nel dolore, nella condizione di migranti, affinché appaia loro un raggio della bontà di Dio; affinché tocchi loro e noi quella bontà che Dio, con la nascita del suo Figlio nella stalla, ha voluto portare nel mondo".
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3 commenti:
Non so chi abbia inserito l'aggettivo "straordinaria", ma ha ragione!
Sul Soglio di Pietro c'è un santo - ne abbiamo già accennato.
P.S. Se qualcuno vorrà replicare che si è santi solo dopo la canonizzazione, rispondo che concordo, ma che ciò non deve chiuderci gli occhi di fronte alle meraviglie visibili oggi.
santi si è fin da piccoli,da grandi ci si rivela;che lui sia santo basta guardare i suoi occhi chiari che vedono oltre,a buon intenditor....
Complimenti, Anonimo, per aver istituito il collegamento con l'infanzia - anche perché tale collegamento è aborrito dai modernisti, che vorrebbero che la santità fosse una "libera scelta del Cristiano Adulto".
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