Nigeria, l'arcivescovo di Abuja mons. John Onayekan: coloro che hanno seminato morte non possono uccidere il nostro spirito di convivenza
All’indomani degli attentati alle chiese cristiane in Nigeria che hanno provocato almeno 40 morti e decine di feriti, il governo del Paese africano ha annunciato un vertice speciale sulla sicurezza nazionale all'inizio del 2012. Intanto, si registra la ferma la condanna da parte del presidente nigeriano Jonathan e di tutta la comunità internazionale. Ma come ha reagito la comunità cristiana a questa nuova catena di violenze, rivendicata dal gruppo fondamentalista islamico 'Boko Haram'? Marco Guerra lo ha chiesto all’arcivescovo di Abuja, mons. John Olorunfemi Onayekan, raggiunto telefonicamente durante la visita alla chiesa di Santa Teresa a Madalla, teatro del più sanguinoso degli attacchi di ieri:
R. – Nella comunità cristiana c’è chi ha accettato con rassegnazione, ma la grande maggioranza ha soltanto l’atteggiamento di non capire. Poi ci sono i giovani che sono molto arrabbiati. Abbiamo cercato di calmarli, ma abbiamo anche detto fermamente al governo che l’unico modo di placare la rabbia dei giovani che hanno perso i loro fratelli, i loro amici, è di convincerli di essere all’altezza della situazione e di individuare ed eliminare i covi di questi gruppi terroristici in questa zona. Abbiamo appena finito di parlare con il ministro degli Interni che è venuto qui. I giovani gli hanno chiesto: siete capaci di difenderci oppure ciascuno deve prendere provvedimenti per difendersi e difendere la propria famiglia?
D. - Voi avete dato un messaggio per riprendere il cammino di pace e di convivenza con la comunità musulmana?
R. – E’ ciò che facciamo sempre. E' quello che la Chiesa cattolica e la Conferenza episcopale nigeriana hanno sempre fatto. Abbiamo fatto tanto per incoraggiare e promuovere una vita di armonia e di rispetto vicendevole con la comunità musulmana. Dobbiamo cercare, comunque, di continuare a sperare che, malgrado episodi come questi, vale la pena di proseguire sulla via del dialogo e della riconciliazione. La grande maggioranza dei nigeriani - musulmani e cristiani – vuole vivere in pace, insieme. Vogliamo poi far notare che tra le vittime di questo attentato c’erano anche musulmani. Siamo andati all’ospedale per visitare i feriti gravi. Ho parlato e pregato con due persone musulmane; non erano in chiesa, passavano solo per la strada… Dobbiamo prendere molto seriamente il discorso del dialogo e della promozione della convivenza.
D. – Che cosa si sente di dire ai fratelli cristiani colpiti da questa tragedia e a tutta la comunità cristiana nigeriana?
R. – Da ieri ho in mente la Parola di Gesù: non si devono temere quelli che uccidono il corpo e che non possono uccidere lo spirito. Non dobbiamo avere paura di questa gente. Non dobbiamo lasciare che uccidano il nostro spirito: lo spirito di convivenza, lo spirito di vivere insieme con altra gente, lo spirito di rispettarci gli uni gli altri. C’è il grande pericolo che con questo tipo di gesto si crei tensione e odio reciproco tra cristiani e musulmani. E questo sarebbe una tragedia ancora più grave. Abbiamo avuto molto conforto dalle parole del Santo Padre, che ha già pregato per la nostra gente. Speriamo che con le preghiere del Papa e con il sostegno della comunità cattolica ritroveremo la via della pace.
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