Il Papa ai vescovi di Nuova Zelanda e Pacifico: mondo colpito da “profonda crisi di fede”, la nuova evangelizzazione è la risposta
Davanti alle parole della secolarizzazione annunciate la Parola fatta carne, Cristo. È la “consegna” lasciata da Benedetto XVI ai vescovi della Nuova Zelanda e del Pacifico, ricevuti questa mattina in udienza per la loro visita ad Limina. Il Papa ha invitato i presuli ad avere grande cura dei loro sacerdoti, oltre ad assicurare un’idonea formazione per i catechisti, dai quali dipende molta parte della diffusione del Vangelo nell’area. Il servizio di Alessandro De Carolis:
La sfida della Chiesa in un Paese la cui popolazione di quattro milioni e mezzo di persone dichiara per un terzo di non credere a niente acquista un peso particolare in vista dell’“Anno della fede”. Fede che oggi vive nel mondo una "crisi profonda" - ha notato il Papa all’inizio del suo discorso, parlando in francese - e che dunque deve poter nascere e rinascere dal lavoro della nuova evangelizzazione anche in zone come la Nuova Zelanda e nelle zone del Pacifico dove il secolarismo, ha constatato…
“…a un impact important sur la compréhension…
…ha un impatto significativo sulla comprensione e la pratica della fede cattolica. Ciò è reso particolarmente visibile in un approccio sbagliato alla natura sacra del matrimonio cristiano e alla stabilità della famiglia”.
Ma come va intesa la nuova evangelizzazione, assurta a priorità del Pontificato di Benedetto XVI? Essa, ha affermato, “non è un concetto astratto”, bensì “un autentico rinnovamento della vita cristiana basato sugli insegnamenti della Chiesa”. Perché dunque sia concreto, questo nuovo annuncio ha bisogno di visibilità, e “visibili” alla gente devono essere, per il Pontefice, quei “legami” di fede e carità che uniscono fra loro i vescovi neozelandesi e con il clero locale:
“I encourage you to have a special care…
Vi esorto ad avere una cura speciale per i vostri sacerdoti. Come sapete, uno dei primi compiti pastorali riguarda i vostri sacerdoti e la loro santificazione, soprattutto quelli che sono in difficoltà e quelli che hanno poco contatto con i loro fratelli sacerdoti (...) Sappiamo che buoni sacerdoti, saggi e santi sono i migliori promotori delle vocazioni al sacerdozio”.
E maggiore “assistenza” e “discernimento spirituale”, ha proseguito, devono essere offerte anche ai seminaristi e ai giovani, con tutto ciò che ne consegue in termini di crescita cristiana. Quindi, dai fondamenti della nuova evangelizzazione il Papa è passato a chi ne vive la responsabilità in prima linea, come i religiosi e i laici. Specie di questi ultimi, Benedetto XVI ha riconosciuto il ruolo “essenziale” nel “benessere della Chiesa”, che nell’area conta mezzo milione di battezzati:
“I understand from you reports…
Comprendo dai vostri rapporti che il compito di diffondere il Vangelo spesso dipende dall’aiuto di missionari laici e catechisti. Continuate a garantire loro l’offerta di una solida e costante formazione, in particolare nell’ambito delle loro associazioni”.
Il pensiero finale, il Papa lo ha dedicato ancora all’“Anno della Fede”. Che questo “tempo privilegiato” vi serva come “ispirazione”, ha concluso, perché anche se “voi siete sparsi fra molte isole e noi siamo separati da grandi distanze”, insieme professiamo ‘un solo Signore, una sola fede, un battesimo, un solo Dio e Padre di tutti’”.
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