sabato 17 dicembre 2011

Una profezia negli scritti del cardinale Giordano (Francesco Antonio Grana)

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

La profezia del cardinale Giordano

Francesco Antonio Grana

Parola di cardinale.
Pubblicata in un volume curato da mons. Salvatore Ardesini, per ventitré anni segretario particolare di Michele Giordano, al timone dell'Arcidiocesi di Napoli dal 1987 al 2006, un'ampia raccolta delle omelie e delle lettere alla città scritte dal porporato lucano durante gli anni di episcopato partenopeo. "Mihi vivere Christus est" il titolo del libro, che riprendere le parole con le quali il cardinale Giordano terminava il suo testamento spirituale.
Si tratta del versetto 21 del primo capitolo della Lettera di san Paolo ai Filippesi, che ben sintetizza la vita sacerdotale ed episcopale del porporato lucano, culminata nei diciannove anni di servizio vissuti sulla cattedra di sant'Aspreno per volontà del beato Giovanni Paolo II che, nel 1988, lo elevò alla dignità cardinalizia. ''Sono convinto, in coscienza - scrive Fulvio Tessitore nella prefazione al volume - che l'opera episcopale di Michele Giordano va studiata e non dimenticata. Sotto il suo aspetto di uomo semplice, sotto la sua bonomia era, forte e viva, la dimensione di un vescovo acuto, di un grande uomo di Chiesa, purtroppo, assai spesso, incompreso''. Un magistero da riscoprire quello del cardinale Giordano, che con questo volume, fortemente voluto da mons. Ardesini, fugge il pericolo dell'oblio.
"In mezzo a voi altro non vorrei essere che manifestazione di Cristo, segno della Sua presenza, il battistrada che dice: dopo di me c'è Uno più grande di me. Io sono solo una voce che grida: "Spalancate le porte a Cristo!". Permettetegli di incontrarvi, di parlarvi: Lui solo ha parole di Vita". Con queste parole il vescovo lucano si presentava ai fedeli napoletani nel giorno del suo ingresso nella diocesi più grande del Mezzogiorno, il 27 giugno 1987. Dal libro curato da mons. Ardesini traspare il grande amore del cardinale Giordano per la sua Chiesa, per i suoi sacerdoti, per i laici impegnati al servizio del bene comune, per la famiglia, piccola Chiesa domestica, secondo la definizione conciliare, che è stata sempre al centro del suo magistero episcopale.
Uno dei primi atti del suo servizio pastorale napoletano fu la visita al popolo delle carceri di Poggioreale: ai reclusi volle portare di persona “la speranza in cella”.
Nel novembre del 1987 si recò negli Stati Uniti per visitare la comunità italiana residente in America, e in particolar modo quella napoletana, e per inaugurare la mostra del tesoro di san Gennaro allestita al Brooklyn Museum di New York. Nella Domenica delle Palme del 1988 pubblicò la sua prima Lettera Pastorale intitolata “Sicut flumen pax tua” che, oltre a essere il titolo del suo primo documento napoletano, era anche il suo motto episcopale.
Fu, inoltre, il principale promotore del documento della Conferenza Episcopale Italiana intitolato “Chiesa italiana e Mezzogiorno: sviluppo nella solidarietà”, pubblicato il 18 ottobre 1988, di cui coordinò la stesura. Fu membro delle Congregazioni per il Clero e per i Vescovi e del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari. Dal Papa Polacco fu nominato membro del Sinodo dei Vescovi del 1990 che ebbe come tema "La formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali".
"La Chiesa - scriveva il cardinale Giordano nel suo ultimo articolo - deve essere un segno credibile, dando agli uomini del nostro tempo in modo inequivocabile la testimonianza evangelica di distacco dal danaro e dai beni di questo mondo, di distacco dal potere e da tutto ciò che lo conferisce o lo mantiene; quindi una testimonianza di povertà, di disinteresse, di umiltà, di sincerità, di purezza, di carità". E aggiungeva: "Il nostro modo incoerente di vivere la fede è oggi per molti una pietra d'inciampo, uno scandalo". Parole senz'altro profetiche.

© Copyright Il Denaro, 17 dicembre 2011

Nessun commento: