mercoledì 21 dicembre 2011

Terra Santa, messaggio di Natale del Patriarca Twal (Sir)

TERRA SANTA: MESSAGGIO DI NATALE DEL PATRIARCA TWAL

“Le religioni hanno una responsabilità tutta particolare per aiutare le persone a costruire la pace. Le religioni sono un fattore di pace. Condanniamo ogni violenza a danno dei luoghi di culto e così pure il disprezzo verso i simboli religiosi”. E’ un passaggio del Messaggio di Natale del patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, diffuso questa mattina a Gerusalemme nel corso di una conferenza stampa, in cui ha tracciato un bilancio del 2011. Il documento mette l’accento sull’importanza del dialogo interreligioso, definito “prerequisito indispensabile per la creazione di un clima di fiducia, di amicizia e di collaborazione”, come testimoniato dagli incontri, il 10 novembre in Vaticano, del Consiglio dei Capi religiosi presenti in Israele e di Assisi con Benedetto XVI e 300 rappresentanti di fedi diverse e non credenti. “Ciò che ci aspettiamo da questi incontri – scrive il patriarca - è un superamento dei pregiudizi e la crescita del rispetto reciproco per imparare a conoscere i nostri valori comuni e a costruire così ponti di buon senso e di buona volontà, senza dimenticare l'importanza del dialogo di vita che si svolge nel quotidiano, all’interno delle nostre scuole e nelle nostre diverse istituzioni”. A tale riguardo nel messaggio viene annunciata l’intenzione di “unificare la data della Pasqua, spinti dal desiderio del Signore e dalla volontà unanime del popolo cristiano della Terra Santa”.
Il patriarca latino, nel suo messaggio, parla anche della Primavera araba e della richiesta all’Onu di riconoscimento di uno Stato di Palestina: “ho sempre difeso i cambiamenti in atto a favore della democrazia e della libertà – scrive - ho anche sottolineato che i cristiani non sono esclusi da tali movimenti. Detto questo, spero sinceramente che siano rispettati i diritti umani e la dignità di ogni singolo. Spero che le autorità competenti possano compiere ogni sforzo per calmare gli spiriti senza ricorrere alla violenza, proteggendo le minoranze che sono parte integrante di questi popoli. Dobbiamo saper cogliere questo momento per costruire una nuova società, basata sulla cittadinanza uguale per tutti”. Sulla richiesta all’Onu Twal, riaffermando la posizione della Santa Sede, “due stati con confini sicuri e internazionalmente riconosciuti”, si dice convinto che “i negoziati siano sempre il modo migliore per risolvere il conflitto” e che “stare con una delle parti non significa essere contro l'altra. Siamo per il benessere di tutto il mondo: per la pace, la sicurezza, il reciproco rispetto e dignità. Il cammino è avviato, ma il tragitto è ancora lungo”. Un cenno particolare Twal lo riserva, infine, ai 230 mila lavoratori stranieri in Israele, in gran parte cristiani, per i quali urge “raddoppiare gli sforzi per assicurare un servizio religioso che favorisca la massima integrazione nella Chiesa locale”.

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