martedì 20 dicembre 2011

Risvegliare le coscienze. Il ruolo del volontariato dentro e fuori gli istituti di pena (Sir)

Risvegliare le coscienze

Il ruolo del volontariato dentro e fuori gli istituti di pena

“La visita del Papa è un segno importante che viene dal mondo ecclesiale. La scelta d’incontrare la realtà difficile e dolente del carcere si pone come invito a tutti i credenti e a tutti gli uomini di buona volontà a non dimenticare quelle persone che, se anche temporaneamente allontanate dalla società libera, sono in attesa di rientrare pienamente e definitivamente in essa”. Lo ha detto al SIR Luisa Prodi, presidente del Coordinamento enti e associazioni di volontariato penitenziario (Seac), in occasione della visita di Benedetto XVI ai detenuti della Casa Circondariale Nuovo Complesso di Rebibbia (Roma), avvenuta domenica 18 dicembre.

“Il sistema di detenzione – ha detto il Papa – ruota intorno a due capisaldi, entrambi importanti: da un lato tutelare la società da eventuali minacce, dall’altro reintegrare chi ha sbagliato senza calpestarne la dignità e senza escluderlo dalla vita sociale”. C’è ancora molta distanza tra i due capisaldi?

“I due capisaldi cui si è riferito il Papa risultano al momento presente molto squilibrati fra loro: il sistema penitenziario italiano è rivolto quasi esclusivamente alla custodia dei reclusi e riesce a curare poco tutto ciò che riguarda il trattamento rieducativo e il reinserimento sociale. Il sovraffollamento delle carceri è insopportabile non solo perché costringe le persone detenute a vivere in condizioni inumane, prive di alcuni diritti essenziali universalmente riconosciuti, ma anche perché rende impossibile l’attuazione di programmi trattamentali, che sono previsti dalla legge, e che dovrebbero preparare l’ingresso del detenuto nella società mediante la formazione al lavoro, l’istruzione, la crescita culturale, i contatti familiari”.

Il Papa nel suo discorso ha rivolto un appello alle istituzioni e alla società civile. Che valore hanno le sue parole in un sistema che tende a dimenticare, sia dentro sia fuori dalle strutture di pena, i detenuti?

“Se il Papa è andato a Rebibbia è in primo luogo per visitare le persone là recluse, e, sia pure in modo simbolico, tutti i reclusi del mondo. Ha voluto salutare in quei volti e in quelle storie il volto e la storia di Colui che ha detto: ‘Ero in carcere e siete venuti a trovarmi’. Ma accanto al grande valore religioso e umano del gesto del Papa c'è senza dubbio un richiamo a tutta la società a prendersi cura del carcere, affinché chi là è rinchiuso non si trovi a scontare quella che il Papa ha definito una ‘doppia pena’. Il richiamo è, in primo luogo, alla politica, che per lungo tempo non ha voluto affrontare seriamente la questione, anche per timore di impopolarità o critiche. I provvedimenti che il ministro Severino ha annunciato tre giorni fa, e che certamente non possono essere da soli risolutivi della disastrosa situazione delle carceri, avrebbero potuto essere adottati molto tempo prima: si sarebbero risparmiate tante sofferenze inutili. Il discorso del Papa però non è rivolto solo alle istituzioni, ma a tutta la società civile, affinché si apra all'accoglienza di coloro che escono dal carcere offrendo in concreto delle possibilità per ricominciare una vita diversa. Questa accoglienza va pensata, progettata e attuata, per mezzo di decisioni e iniziative concrete, che devono essere messe in programma: non è più il tempo di dire che la situazione è grave, occorre intervenire”.

Quale messaggio viene al volontariato da questa visita?

“La visita del Papa a Rebibbia per il volontariato è lo sprone a continuare l'impegno per il carcere con maggiore speranza. Il nostro servizio consiste essenzialmente nel farsi prossimo di alcuni detenuti e delle loro famiglie durante il periodo difficile della reclusione e nel dopo pena. Questa prossimità ci rende ‘esperti’ del carcere e, a questo titolo, ci sentiamo di dover sollecitare la nostra società a una maggiore sensibilità e a un maggior impegno verso i reclusi”.

© Copyright Sir

1 commento:

mariateresa ha detto...

OT
il vescovo che organizza la pedofilia in Olanda è notizia da prendere con le molle. Vedo che nella rete cominciano i distinguo.
Non che la vicenda sia incredibile (purtroppo) ma vorrei leggere delle notizie verificate e non il solito sistema di prendere il lettore per un allocco che beve di tutto e che basta premere un pulsante perchè si indigni.
Inoltre risottolineo le mie riserve su Vaticaninsider.