Su segnalazione di Eufemia leggiamo:
Vaticano/ 'O. Romano': Interpretazione del Concilio spetta a Papa
Risposta a Lefebvriani: Fu dottrinale, anche se controversie
"Rimangono legittimi spazi di libertà teologica"
Città del Vaticano, 1 dic. (TMNews)
A poche settimane dal cinquantesimo anniversario della convocazione del Concilio vaticano II (25 dicembre 1961), e nel mezzo di una polemica dei lefebvriani nei confronti della Santa Sede, l''Osservatore romano' ricorda che "l'intenzione pastorale del Concilio non significa che esso non sia dottrinale" e che, per quanto riguarda gli elementi "non propriamente dottrinali" sui quali possono sorgere "controversie" circa la loro "compatibilità con la tradizione", una "interpretazione autentica" può essere fatta "soltanto" dal "magistero della Chiesa".
In una recente intervista ufficiale, il superiore dei Lefebvriani - da sempre dubbiosi su temi come l'ecumenismo, il dialogo interreligioso e il ruolo dei laici nella Chiesa - ha sollevato dubbi sul 'preambolo dottrinale' che il Vaticano ha chiesto loro di firmare per poter rientrare nella Chiesa cattolica.
"Questo Preambolo dottrinale non può ricevere il nostro avallo, benché comporti un margine per una 'legittima discussione' su certi punti del Concilio. Qual è l'ampiezza di questo margine?", ha domandato mons. Bernard Fellay, che, promettendo una risposta "in tempi brevi" al Papa, ha sottolineato però che per i lefebvriani "l'adesione al Concilio è problematica". Secondo il superiore dei tradizionalisti, il Vaticano ha assunto un atteggiamento di "discrezione" perché c'è "l'opposizione dei progressisti, i quali non ammettono la semplice idea di una discussione sul Concilio, perché considerano che questo Concilio pastorale sia indiscutibile o 'non negoziabile', come se si trattasse di un Concilio dogmatico".
Senza alcun esplicito riferimento all'affaire lefebvriano, il giornale della Santa Sede pubblica oggi un articolo intitolato 'Sull'adesione al concilio Vaticano II' a firma di Fernando Ocariz, e precisa che il testo dell'articolo è disponibile online "in francese, inglese, portoghese, spagnolo e tedesco". "Il concilio Vaticano II - puntualizza l''Osservatore romano' - non definì alcun dogma, nel senso che non propose mediante atto definitivo alcuna dottrina. Tuttavia il fatto che un atto del magistero della Chiesa non sia esercitato mediante il carisma dell'infallibilità non significa che esso possa essere considerato 'fallibile' nel senso che trasmetta una 'dottrina provvisoria' oppure 'autorevoli opinioni'".
Il giornale vaticano precisa, però, che "nei documenti magisteriali possono esserci - come di fatto si trovano nel concilio Vaticano II - anche elementi non propriamente dottrinali, di natura più o meno circostanziale (descrizioni dello stato delle società, suggerimenti, esortazioni, ecc.). Tali elementi vanno accolti con rispetto e gratitudine, ma non richiedono un'adesione intellettuale in senso proprio". Ora, "sebbene di fronte alle novità in materie relative alla fede o alla morale non proposte con atto definitivo sia dovuto l'ossequio religioso della volontà e dell'intelletto, alcune di esse sono state e sono ancora oggetto di controversie circa la loro continuità con il magistero precedente, ovvero sulla loro compatibilità con la tradizione.
Di fronte alle difficoltà che possono trovarsi per capire la continuità di alcuni insegnamenti conciliari con la tradizione, l'atteggiamento cattolico, tenuto conto dell'unità del magistero, è quello di cercare un'interpretazione unitaria, nella quale i testi del concilio Vaticano II e i documenti magisteriali precedenti s'illuminino a vicenda".
Insomma, "un'interpretazione autentica dei testi conciliari può essere fatta soltanto dallo stesso magistero della Chiesa" e, di conseguenza, "rimangono legittimi spazi di libertà teologica per spiegare in un modo o in un altro la non contraddizione con la tradizione di alcune formulazioni presenti nei testi conciliari e, perciò, di spiegare il significato stesso di alcune espressioni contenute in quei passi".
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1 commento:
il peccato originale del vat2 furono i famigerati schemata preconfezionati dall'onnipotente curia romana del potentissimo card.Ottaviani,che causarono malumori nelle chiese nordeuropee,si trovò poi una specie di compromesso,ma fin da allora cominciarono interpretazioni singole e poco aderenti al magistero;le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti e adesso spetta a Ratzinger,allora peritus e non avente diritto di voto,far luce:Ma i suoi predecessori,dov'erano quando la chiesa cattolica si disintegrava?Facile lo scaricabarile;Caesari quae sunt Caesaris,e rispetto per il Papa.
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