Papa/ La rivoluzione di Ratzinger: Stop discorsi a ambasciatori
Si torna a prassi precedente Paolo VI, oggi 180 paesi accreditati
Città del Vaticano, 15 dic. (TMNews)
Sono stati, per cinquant'anni, il momento nel quale i Pontefici hanno pubblicamente esposto il loro punto di vista sulla politica internazionale. Il termometro dei rapporti che la Santa Sede intrattiene con i più diversi paesi del mondo.
L'occasione per puntellare con le parole il ruolo diplomatico del Vaticano, uno Stato piccolo nello scenario internazionale ma importante anche per l'annuncio della parola divina. Ma da oggi i discorsi pronunciati tradizionalmente dal Papa agli ambasciatori che presentavano le proprie lettere credenziali non ci saranno più.
Benedetto XVI oggi ha ricevuto in Vaticano i nuovi ambasciatori di Trinidad e Tobago, Guinea Bissau, Svizzera, Burundi, Thailandia, Pakistan, Mozambico, Kyrgyzystan, Andorra, Sri Lanka, Burkina Faso presso la Santa Sede e ha rivolto loro "un discorso comune", ha spiegato il portavoce vaticano Federico Lombardi.
"A differenza del passato non vi è un testo di indirizzo di saluto da parte dei singoli ambasciatori, né un testo specifico del Papa per ognuno di essi".
Il gesuita ha precisato che "in realtà la prassi dei discorsi - che prima non esisteva come tale, a parte alcune occasioni eccezionali, come durante la Seconda guerra mondiale - risaliva agli anni del Pontificato di Paolo VI, e i discorsi erano testi scritti che venivano scambiati e poi pubblicati, ma non venivamo di fatto pronunciati".
Ha ricordato che "nei diversi paesi del mondo la prassi non prevede discorsi in occasione di presentazione delle lettere credenziali. Si trattava quindi di una particolarità della Santa Sede negli anni recenti". Ed ha sottolineato che "alla fine del Pontificato di Paolo VI agli ambasciatori accreditati erano circa 90, mentre oggi sono circa 180, cioè praticamente il doppio". Ma l'annuncio ha comunque del rivoluzionario.
L''Osservatore romano' non pubblica la dichiarazione del portavoce vaticano e si limita a riferire, in un inciso, che nell'udienza odierna il Papa si è rivolto agli undici nuovi ambasciatori "secondo l'attuale prassi diplomatica internazionale, che dalla Santa Sede era stata mantenuta fino alla metà degli anni Sessanta del secolo scorso". Da oggi, ad ogni modo, l'etichetta diplomatica cambia. Niente discorsi agli ambasciatori, salvo quelli collettivi. Quanto ai colloqui riservati, l'incontro personale "col Santo Padre potrà naturalmente essere più ampio nel caso degli ambasciatori residenti" a Roma "per cui la consegna delle credenziali prevede un'udienza particolare e non collettiva", sottolinea Lombardi. Rimangono, infine, le "molte occasioni" che il Papa ha "per manifestare la sua vicinanza e la sua sollecitudine per i diversi popoli", come i messaggi specifici per alcune ricorrenze o in circostanze particolarmente importanti.
La nuova etichetta diplomatica non è dettata dal desiderio di risparmiare fatiche al Papa ottantaquattrenne. Benedetto XVI ha ridotto certo le udienze, fa ingresso ormai nella basilica di San Pietro con l'ausilio della pedana mobile, per le vacanze estive ha deciso di restare aCastel Gandolfoe anche con i vescovi in visita 'ad limina apostolorum' in Vaticano ha adottato l'abitudine di riceverli in piccolo gruppi e non singolarmente. Ma la salute va bene e, comunque, la consegna dei discorsi ai nuovi ambasciatori (il Papa non li leggeva) non rappresentava alcun problema. La scelta di Ratzinger, al di là delle spiegazioni vaticane, sembra piuttosto dettata da una precisa visione geopolitica.
Rispetto a Giovanni Paolo II, Benedetto XVI ha dato minor peso alle tematiche esplicitamente diplomatiche. Anche il suo Segretario di Stato non è un diplomatico di carriera. "Monsignor Bettazzi, il vescovo emerito diIvreala mia diocesi natale - raccontò il cardinale Tarcisio Bertone nella prima intervista dopo la nomina - mi ha raccomandato di essere segretario 'di Chiesa' più che 'di Stato'. Sono d'accordo con lui".
Al di là di singoli casi (dopo lo scandalo della pedofilia, ad esempio, la cattolica Irlanda ha chiuso, ufficilamente per motivi economici, la propria ambasciata presso la Santa Sede), il Papa sembra concentrato la propria attenzione più sulle questioni religiose, spirituali, teologiche e dottrinali.
Senza sminuire l'importanza della diplomazia vaticana e il ruolo inevitabilmente politico del suo ruolo, il Papa ha però chiarito il suo pensiero quando, ad esempio a Friburgo, in occasione di un recente viaggio in Germania, ha spiegato che "gli esempi storici mostrano che la testimonianza missionaria di una Chiesa 'demondanizzata' emerge in modo più chiaro.
Liberata dal suo fardello materiale e politico, la Chiesa può dedicarsi meglio e in modo veramente cristiano al mondo intero, può essere veramente aperta al mondo. Può nuovamente vivere con più scioltezza la sua chiamata al ministero dell'adorazione di Dio e al servizio del prossimo".
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2 commenti:
Bettazzi..... ancora i fantasmi si aggirano in Vaticano. Un altro "rivoluzionario " della Chiesa post Conciliare con l'eterno moto" lo spirito del Concilio" . Vale a dire la nascita della nuova Chiesa con archeologismi cristiani e enunciati di materialismo di Hegel e Marx.
Preferisci forse una Chiesa che fa politica? Questo potrebbe essere il primo passo di un'autentica rivoluzione, il prossimo potrbbe prendere di mira il "fardello materiale". Eheheeh, mi piacerebbe vedere la faccia di Massimo Franco & Soci.
Alessia
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