Il corteo svedese di santa Lucia nella basilica vaticana
In attesa della vera luce
Lucetta Scaraffia
Nel trionfo barocco dell’altare della Cattedra nella basilica di San Pietro, i fedeli riuniti il 14 dicembre per la messa hanno visto avanzare lentamente nella penombra un corteo di giovani dalle vesti bianche che in svedese cantavano i salmi, toccando i cuori dei presenti con le loro voci angeliche.
Era il corteo di santa Lucia, arrivato dalla Svezia per festeggiare anche a Roma — se pure con un giorno di ritardo — la santa della luce.
Ad aprirlo era una ragazza con la tradizionale corona di candele accese sul capo, e una candela accesa portava ognuno dei componenti la processione: le ragazze sfoggiavano acconciature di foglie e di fiori a ricordare il risveglio della natura nel momento in cui tutto sembra morto, i ragazzi portavano un alto cappello a cono — quasi da mago — coperto di stelle.
È stata una cerimonia commovente e intensa per le melodie e la freschezza luminosa del corteo di giovani, anch’essi, maschi e femmine, a simboleggiare le nuove vite che nasceranno nel prossimo anno solare. Ma è stato anche un momento carico di significati.
La santa che si festeggiava era una martire paleocristiana, una delle prime donne a scegliere la testimonianza (martyrìa, in greco) piuttosto che tradire la nuova religione a cui si era convertita. Una santa siciliana — originaria di Siracusa — ma le cui reliquie sono state poi distribuite, via mare, anche a Napoli e a Venezia.
Una santa che ha nel nome la luce, nel duplice senso di luce che si vede e di luce intesa come illuminazione spirituale a cui ci porta la fede, la conversione al cristianesimo. La sua festa — in una data che, prima della riforma gregoriana del calendario, coincideva con il solstizio d’inverno, cioè con la notte più lunga dell’anno — rassicura noi mortali che in questi giorni temiamo sempre, in fondo al cuore, che il sole ci stia abbandonando, e che non sorgerà più a illuminare il mondo.
La luce invece verrà, assicura Lucia nel ricordarci che dobbiamo attendere la vera luce, Cristo. Con un richiamo che trasforma radicalmente in senso spirituale gli antichi rituali pagani che si erano sempre svolti in questi giorni.
La santa della luce è venerata particolarmente nei Paesi in cui il 13 dicembre la notte è totale e il buio sembra avvolgere il mondo, cioè nei Paesi nordici, ben lontani dalla natia Siracusa. Ed è bello scoprire che il suo culto, testimoniato quest’anno dalla processione a San Pietro, sia ancora molto radicato in tutta la Svezia. Anche nella tradizione luterana, che pur ridimensionando il ruolo dei santi, è rimasta sempre aperta a figure importanti come quella di Brigida, santa ancora venerata in tutto il suo Paese d’origine e che è stata proclamata compatrona d’Europa.
Una cerimonia dal respiro ecumenico è stata dunque quella celebrata nella basilica vaticana, come del resto ha suggerito anche l’uso del latino, unica lingua davvero internazionale del cristianesimo. In una liturgia che ha reso evidenti — illuminate da santa Lucia — le radici cristiane dell’Europa, radici che risalgono al mondo antico e che si sono mantenute vive, nonostante spaccature e contrapposizioni, per duemila anni.
(©L'Osservatore Romano 16 dicembre 2011)
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