Il Papa a Rebibbia: il sovraffollamento è una seconda pena
Accolto da Guardasigilli Severino, parla con i detenuti, benedice un cipresso piantato a ricordo della visita
Città del Vaticano, 18 dic. (TMNews)
"So che il sovraffollamento e il degrado delle carceri possono rendere ancora più amara la detenzione". Il Papa visita il carcere romano di Rebibbia. Arriva alle 10 di mattina. Al suo arrivo tra i detenuti scoppia un lungo applauso. C'è anche il ministro della Giustizia Paola Severino, che ai microfoni di 'Radio vaticana' ha definito una "felicissima coincidenza" la visita di Benedetto XVI a pochi giorni dall'approvazione in Consiglio dei ministri del decreto salva-carcere. Nel suo discorso Benedetto XVI invita le istituzioni a promuovere "un'attenta analisi della situazione carceraria oggi, verifichino le strutture, i mezzi, il personale, in modo che i detenuti non scontino mai una 'doppia pena'".
E' però il colloquio con i detenuti a rappresentare il cuore della visita a Rebibbia. Sei carcerati gli pongono altrettante domande, e Papa Ratzinger risponde a braccio. Con franchezza e calore umano. "Ti voglio bene", gli dice Omar. "Anch'io ti voglio bene", gli risponde il Papa, "so che in voi il Signore mi aspetta, che voi avete bisogno di questo riconoscimento umano e che avete bisogno di questa presenza del Signore".
Il papa teologo si sofferma sulla differenza tra giustizia umana e giustizia divina. Federico si domanda "cosa possono chiedere degli uomini detenuti, malati e sieropositivi al Papa?". Benedetto XVI risponde: "Mi ha detto parole veramente memorabili, siamo caduti, ma siamo qui per rialzarci. Lei ha anche detto che si parla in modo feroce di voi, purtroppo è vero, ma vorrei dire non solo questo, ci sono anche altri che parlano bene di voi e pensano di voi".
A Nwaihim, detenuto africano, il Papa racconta il suo recente viaggio in Benin, un paese "sofferente" che però mostra "gioia, allegrezza, più che nei paesi ricchi. E questo anche mi fa pensare che nei paesi ricchi la gioia è spesso assente, siamo tutti pienamente occupati con tanti problemi: come fare questo, come conservare questo, comprare ancora... E".
L'incontro con i detenuti si conclude con la 'Preghiera dietro le sbarre' composta da uno di loro. Il Papa recita il Padre nostro. Poi benedice un cipresso piantato nel cortile a ricordo della visita. Lo salutano la Guardasigilli Severino, il cardinale Agostino Vallini, i cappellani don Sandro Spirano e don Roberto Guarnieri, il capo dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, Franco Ionta, e il direttore dell'istituto Carmelo Cantone. Benedetto XVI si infila in macchina e torna in Vaticano. Un gruppetto di carcerati lo saluta con le mani e in coro chiede "amnistia, amnistia".
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