Papa: la giustizia di Dio non è quella degli uomini
Benedetto XVI ha visitato i detenuti di un carcere romano. La dignità della persona darispettare comunque. Il significato per la fede della verginità di Maria. La preghiera per le vittime della tempesta che ha colpito le Filippine.
Città del Vaticano (AsiaNews)
“La giustizia umana e quella divina sono molto diverse”: la prima mira o dovrebbe mirare a proteggere la società e rieducare il colpevole, la seconda “dà a ciascuno il suo e, inoltre, comprende la misericordia e il perdono”. E’ da questa verità che discende la necessità di rispettare comunque la persona, anche quella detenuta, che è stata al centro della visita che Benedetto XVI ha compiuto questa mattina al carcere romano di Rebibbia.
L’amore di Dio e verso Dio, del quale il Papa ha parlato ai detenuti, è stato evocato anche all’Angelus, centrato sulla maternità e verginità di Maria, che è “unica e irripetibile; ma il suo significato spirituale riguarda ogni cristiano. Esso, in sostanza, è legato alla fede: infatti, chi confida profondamente nell’amore di Dio, accoglie in sé Gesù, la sua vita divina, per l’azione dello Spirito Santo. E’ questo il mistero del Natale!”. La preghiera mariana è stata sewguita anche da un pesniero per “le popolazioni del sud delle Filippine colpite da una violenta tempesta tropicale. Prego – ha detto il Papa - per le vittime, in gran parte bambini, per i senzatetto e per i numerosi dispersi.
Ai detenuti, prima, aveva detto:”sono venuto però a dirvi semplicemente che Dio vi ama di un amore infinito. Lo stesso Figlio di Dio, il Signore Gesù, ha fatto l’esperienza del carcere, è stato sottoposto a un giudizio davanti a un tribunale e ha subito la più feroce condanna alla pena capitale”.
Benedetto XVI, che ha anche risposto ad alcune domande dei carcerati, ha ripetuto quanto detto nel corso delsuo recente viaggio in Benin, che “è urgente che siano adottati sistemi giudiziari e carcerari indipendenti, per ristabilire la giustizia e rieducare i colpevoli. Occorre inoltre bandire i casi di errori della giustizia e i trattamenti cattivi dei prigionieri, le numerose occasioni di non applicazione della legge che corrispondono ad una violazione dei diritti umani e le incarcerazioni che non sfociano se non tardivamente o mai in un processo. La Chiesa riconosce la propria missione profetica di fronte a coloro che sono colpiti dalla criminalità e il loro bisogno di riconciliazione, di giustizia e di pace. I carcerati sono persone umane che meritano, nonostante il loro crimine, di essere trattati con rispetto e dignità. Hanno bisogno della nostra sollecitudine”.
“Giustizia e misericordia, giustizia e carità, cardini della dottrina sociale della Chiesa, sono due realtà differenti soltanto per noi uomini, che distinguiamo attentamente un atto giusto da un atto d’amore. Giusto per noi è ‘ciò che è all’altro dovuto’, mentre misericordioso è ciò che è donato per bontà. E una cosa sembra escludere l’altra. Ma per Dio non è così: in Lui giustizia e carità coincidono; non c’è un’azione giusta che non sia anche atto di misericordia e di perdono e, nello stesso tempo, non c’è un’azione misericordiosa che non sia perfettamente giusta. Come è lontana la logica di Dio dalla nostra! E come è diverso dal nostro il suo modo di agire! Il Signore ci invita a cogliere e osservare il vero spirito della legge, per darle pieno compimento nell’amore verso chi è nel bisogno. «Pieno compimento della legge è l’amore», scrive san Paolo (Rm 13,10): la nostra giustizia sarà tanto più perfetta quanto più sarà animata dall’amore per Dio e per i fratelli”.
Particolare attenzione è stata data dal Papa al tema del rispetto delle persone. Anche rispondendo, a braccio, alle domande dei carcerati, Benedetto XVI ha detto che “è importante promuovere uno sviluppo del sistema carcerario, che, pur nel rispetto della giustizia, sia sempre più adeguato alle esigenze della persona umana, con il ricorso anche alle pene non detentive o a modalità diverse di detenzione”. Ha anche aggiunto una notazione personale, quando ha raccontato delle persone “della mia famiglia pontificia” che hanno rapporti con i detenuti e pregano per loro, insieme al Papa.
Di dignità e libertà Benedetto XVI ha parlato anche prima dell’Angelus, a proposito dell’incontro di Maria con l’angelo, sottolineando l’importanza di “quell’unica domanda che Maria, ‘molto turbata’, rivolge all’Angelo: ‘Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?’ (Lc 1,34). Nella sua semplicità, Maria è sapientissima: non dubita del potere di Dio, ma vuole capire meglio la sua volontà, per conformarsi completamente a questa volontà. Maria è infinitamente superata dal Mistero, eppure occupa perfettamente il posto che, al centro di esso, le è stato assegnato. Il suo cuore e la sua mente sono pienamente umili, e, proprio per la sua singolare umiltà, Dio aspetta il "sì" di questa fanciulla per realizzare il suo disegno. Rispetta la sua dignità e la sua libertà. Il "sì" di Maria implica l’insieme di maternità e verginità, e desidera che tutto in Lei vada a gloria di Dio, e il Figlio che nascerà da Lei possa essere tutto dono di grazia”.
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