mercoledì 25 gennaio 2012

Con chiarezza nella storia. L'unità dei cristiani nella catechesi di oggi nell'aula Paolo VI (Sir)

Con chiarezza nella storia

L'unità dei cristiani nella catechesi di oggi nell'aula Paolo VI

“La richiesta centrale della preghiera sacerdotale di Gesù dedicata ai suoi discepoli di tutti i tempi è quella della futura unità di quanti crederanno in Lui”. Lo ha detto il Papa, nella catechesi dell’udienza generale di oggi, dedicata alla “preghiera sacerdotale” di Gesù, “inseparabile dal suo sacrificio, dal suo ‘passaggio’ al padre, dove egli è interamente ‘consacrato’ al Padre” (Gv 17, 1-26). “L’unità dei futuri discepoli, essendo unità con Gesù che il Padre ha mandato nel mondo, è anche la fonte originaria dell’efficacia della missione cristiana nel mondo”, ha affermato Benedetto XVI. “Gesù prega perché i suoi discepoli siano una cosa sola”, ha proseguito il Papa, ed è proprio “in forza di tale unità, ricevuta e custodita”, che “la Chiesa può camminare ‘nel mondo’ senza essere ‘del mondo’ e vivere la missione affidatale perché il mondo creda nel Figlio e nel Padre che lo ha mandato”. Grazie al dono dell’unità, dunque, “la Chiesa diventa allora il luogo in cui continua la missione stessa di Cristo: condurre il mondo fuori dall’alienazione dell’uomo da Dio e da se stesso, fuori dal peccato, affinché ritorni ad essere il mondo di Dio”.

L’unità e l’istituzione della Chiesa. L’unità dei cristiani, ha ribadito il Papa, “non è un prodotto mondano”, in quanto “proviene esclusivamente dall’unità divina e arriva a noi dal Padre mediante il Figlio e nello Spirito Santo”. Sulla Croce, “Gesù invoca un dono che proviene dal cielo, e che ha il suo effetto – reale e percepibile – sulla terra”. Egli prega “perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”. L’unità dei cristiani, in altre parole, “è una realtà segreta che sta nel cuore delle persone credenti. Al tempo stesso, però, essa deve apparire con tutta chiarezza nella storia, proprio come ha chiesto Gesù”. In questo senso, “possiamo dire che nella preghiera sacerdotale di Gesù si compie l’istituzione della Chiesa”, che non è altro che “la comunità dei discepoli che, mediante la fede in Gesù Cristo come inviato del Padre, riceve la sua unità ed è coinvolta nella missione di Gesù di salvare il mondo conducendolo alla conoscenza di Dio”, ha ricordato il Papa citando il secondo volume del suo libro “Gesù di Nazaret”.

Il sacerdozio nuovo. Se il terzo atto della preghiera sacerdotale di Gesù “distende lo sguardo fino alla fine del tempo”, poiché in essa “Gesù si rivolge al Padre per intercedere a favore di tutti coloro che saranno portati alla fede mediante la missione inaugurata dagli apostoli e continuata nella storia”, il primo atto – ha esordito il Papa – è la richiesta di “glorificazione” che “Gesù chiede per se stesso, quale Sommo Sacerdote, è l’ingresso nella piena obbedienza al Padre, un’obbedienza che lo conduce alla sua più piena condizione filiale”. “Sono questa disponibilità e questa richiesta il primo atto del sacerdozio nuovo che Gesù inaugura”, ha detto il Santo Padre, secondo il quale il secondo momento della preghiera dell’“Ora” è l’intercessione che Gesù fa per i discepoli che sono stati con lui”, e che si concretizza in una richiesta di “consacrazione” per essi: “È consacrato – ha spiegato Benedetto XVI – chi, come Gesù, è segregato dal mondo e messo a parte per Dio in vista di un compito e proprio per questo è pienamente a disposizione di tutti. Per i discepoli, sarà continuare la missione di Gesù”.

Rendere ragione della speranza. Il Papa ha concluso la sua catechesi con un invito a “leggere e meditare” la “grande ricchezza della preghiera sacerdotale di Gesù, perché ci guidi nel dialogo con il Signore”. “Anche noi, nella nostra preghiera – l’esortazione di Benedetto XVI – chiediamo a Dio che ci aiuti ad entrare, in modo più pieno, nel progetto che ha su ciascuno di noi; chiediamogli di essere ‘consacrati’ a Lui, di appartenergli sempre di più, per poter amare sempre di più gli altri, i vicini e i lontani; chiediamogli di essere sempre capaci di aprire la nostra preghiera alle dimensioni del mondo, non chiudendola nella richiesta di aiuto per i nostri problemi, ma ricordando davanti al Signore il nostro prossimo, apprendendo la bellezza di intercedere per gli altri”. “Chiediamogli il dono dell’unità visibile tra tutti i credenti in Cristo”, ha concluso il Papa ricordando la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si conclude oggi – per essere sempre pronti a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi”.

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