Giallo appalti, il Papa vuole chiarezza
Convocato un vertice di Curia al Palazzo apostolico. All'ordine del giorno alcuni problemi di comunicazione interna ma sul tavolo ci sarebbe anche il caso di presunta corruzione denunciato da un'inchiesta di La7.
Si riuniranno tutti attorno a un tavolo nel Palazzo apostolico, domani mattina, per un vertice di Curia il cui contenuto è stato comunicato in lettere riservate recapitate negli scorsi giorni. Al vertice di Curia parteciperanno, a quanto si apprende, il Papa Benedetto XVI, il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, il "sostituto" alla Segreteria di Stato, monsignor Giovanni Angelo Becciu, e tutti i vescovi e i cardinali a capo di un dicastero vaticano, ovvero una Congregazione o un Pontificio consiglio.
I TEMI SUL TAVOLO Le riunioni di Curia sono convocate dal Papa in modo periodico, ma non regolare, due o tre volte l'anno. Sul tavolo, solitamente, i problemi relativi al governo interno della Chiesa. All'ordine del giorno dell'incontro di domani ci sarebbero alcuni problemi di comunicazione interna, sebbene nessuno confermi che verrà affrontato anche il caso di presunta corruzione denunciato dalla trasmissione Gli intoccabili di Gianluigi Nuzzi (La7) - che ha provocato ieri una dura nota di reazione del Vaticano - e dal quotidiano Fatto quotidiano in seguito ad alcune lettere inviate a Bertone e al Papa dall'ex segretario del Governatorato, monsignor Carlo Maria Viganò.
LA LETTERA Nella lettera pubblicata da Il Fatto Quotidiano - dopo quella al Papa resa nota mercoledì sera dalla trasmissione di La7 Gli intoccabili - che l'ex segretario generale del Governatorato, mons. Carlo Maria Viganò, avrebbe scritto al cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone l'8 maggio 2011 per reagire a quella che definisce una "strategia messa in atto per distruggermi agli occhi di Vostra Eminenza", si legge di contraffazioni di fatture e ammanchi, furti nelle ville pontificie tenuti coperti, interessi di un prelato in una società che fa affari col Vaticano e con esso inadempiente per 2,2 milioni di euro. Come è noto, l'arcivescovo Viganò, che sosteneva gli fosse stato promesso il posto di presidente del Governatorato succedendo così al cardinale Giovanni Lajolo, il 19 ottobre 2011 è stato invece nominato nunzio negli Stati Uniti. Nella lettera formula gravi accuse in particolare contro mons. Paolo Nicolini, direttore amministrativo dei Musei Vaticani (di cui peraltro si parlò come possibile suo successore come segretario del Governatorato), e che a suo dire sarebbe l'autore di "veline" con lo scopo di danneggiarlo. Viganò, a proposito di Nicolini, parla di "comportamenti gravemente riprovevoli per quanto si riferisce alla correttezza della sua amministrazione", fin da quando era all'Università Lateranense, dove "a testimonianza" dell'allora rettore mons. Rino Fisichella, furono riscontrate "contraffazioni di fatture e un ammanco di almeno settantamila euro". Viganò parla anche di una "partecipazione di interessi" di mons. Nicolini nella società Sri Group, "attualmente inadempiente verso questo Governatorato per almeno due milioni duecentomila euro", mentre altri ammanchi avrebbero colpito altre strutture vaticane. L'ex segretario del Governatorato riferisce al card. Bertone di cattivi comportamenti di Nicolini anche nella gestione dei Musei, puntando poi il dito anche contro altre persone che, a suo dire avrebbero contribuito alla campagna di "denigrazione" ai suoi danni, indicando in particolare Marco Simeon - uomo peraltro molto vicino a Bertone - e il direttore delle Ville pontificie Saverio Petrillo, parlando persino di un furto avvenuto nelle ville di cui non sarebbe stata data segnalazione né al Governatorato né alla Gendarmeria. Viganò rivendica infine la sua "azione incisiva di ristrutturazione, di contenimento degli sprechi e delle spese", che sarebbe stata all'origine delle numerose critiche sollevate nei suoi confronti.
© Copyright Il Tempo, 28 gennaio 2012 consultabile online anche qui.
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3 commenti:
mah. chi ci capisce è bravo. da quel poco che ho capito i pare: che Viganò sia inviperito; ma mi pare che Viganò dica pure molte cose vere.Spero che di tutto ciò che Viganò dice si faccia attenta e severa inchiesta. Perchè se son cose vere non son da lasciar perdere. Una semplice annotazione: che bisogno c'è che preti, vescovi e cardinali si occupino di cose temporali? Che bisogno c'è che un prete faccia il "direttore amministrativo" ai musei? I l laici, anzichè metterli sull'altare, metteteli a lavorare dove è necessario e in base alle loro competenze; e i preti ritornino in chiesa, a fare il loro "mestiere" intorno all'altare.
Domanda: Se il Papa aveva già letto la lettera di Viganò, perché se ne dovrebbe discutere ancora?
Che il Papa non l´abbia mai letta?
o forse non è mai stata inoltrata....
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