martedì 31 gennaio 2012

Genova come Brisighella, ma non è Bertone che impone (Izzo)

CHIESA: GENOVA COME BRISIGHELLA, MA NON E' BERTONE CHE IMPONE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 31 gen.

Quando anche il nuovo patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, avra’ ricevuto la porpora cardinalizia, la citta’ di Genova si trovera’ a essere la chiesa di ben quattro membri elettori del Sacro Collegio: oltre al neo patriarca, infatti, "appartengono" alla diocesi che fu del cardinale Giuseppe Siri l’attuale arcivescovo, Angelo Bagnasco, il prefetto della Congregazione del Clero, Mauro Piacenza, e il segretario di Stato Tarcisio Bertone, arcivescovo emerito.
Altri due ex arcivescovi di Genova, inoltre, fanno parte del Sacro Collegio: Dionigi Tettamanzi, che pero’ e’ oggi arcivescovo emerito di Milano, e Giovanni Canestri, che e’ ultraottantenne e quindi non piu’ elettore.
Solo la cittadina romagnola di Brisighella - si sottolinea in Vaticano - ha fatto di piu’, dando nel tempo i natali a ben otto cardinali, tutti provenienti pero’ dalle file del Corpo Diplomatico (e qualche volta anche imparentati tra loro).
Di essi, pero’, sopravvive soltanto l’ex ministro degli Esteri di Papa Wojtyla, Achille Silvestrini, oggi anche lui ultraottantenne.
Alcuni affermano che dietro le promozioni di tanti presuli genovesi al cardinalato ci sia proprio l’influentissimo cardinale Tarcisio Bertone: una spiegazione che non convince per la nomina di Moraglia a Venezia, in quanto ha certamente contato l’opinione del presidente della Cei, Bagnasco, che ha una sua linea, molto spesso diversa da quella di Bertone, al quale contesto’ apertamente il tentativo di dirigere come segretario di Stato i rapporti con la politica italiana.
Ad essere determinante per la scelta di fare cardinali tanti presuli genovesi e’ piuttosto la grande eredita’ del cardinale Giuseppe Siri, primo presidente della Cei e da arcivescovo vero padre per tutti i genovesi stremati prima dalla seconda guerra mondiale e poi dalle travagliate vicende economiche della citta’ e del suo porto.
La sensibilita’ tradizionale di Siri e il suo amore per la liturgia ricordano infatti alcune caratteristiche proprie di Joseph Ratzinger e certamente rivivono in Bagnasco, Piacenza e Moraglia. Mentre il salesiano Bertone e’ di "scuola" diversa.
"Con Siri, il piu’ fedele e autorevole interprete del pontificato di Pio XII, Genova - sottolinea oggi il sito Vatican insider - diventava la roccaforte della difesa della cristianita’ e il suo cardinale il punto di riferimento di una chiesa piu’ attenta alla tradizione che all’aggiornamento, isolandosi, soprattutto dopo il Concilio, dal resto del paese", mentre "a Bologna, citta’ di adozione del genovese Giuseppe Dossetti, Giacomo Lercaro era il vescovo delle apertura alla modernita’ e poi protagonista al Vaticano II come moderatore e guida italiana della componente progressista".
Secondo Luca Rolandi che ha ricostruito approfonditamente lo scenario ecclesiale genovese, pero’, le cose non sono poi cosi’ schematiche: se "la compattezza dottrinale di Siri ridimensionava la ricezione innovativa del Concilio", nella stessa citta’ "i gruppi di minoranza esprimevano il loro dissenso nelle esperienze della comunita’ di base dei camilliani e di don Zerbinati, della rivista ’Il Gallo’ di Nazareno Fabretti e di don Andrea Gallo, fino all’eclettismo dinamico e imprevedibile di Gianni Baget Bozzo che ebbe con il cardinale Siri un rapporto di amicizia e confronto molto travagliato".

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5 commenti:

Andrea ha detto...

Genova ha una "posizione" del tutto particolare, privilegiata per la comprensione dei termini della guerra contemporanea a Cristo.

Infatti è città metropolitana di radice fortemente autoctona, storicamente avversa ai Celti padani e ai Galli francesi, ma anche diversa dai popoli della Penisola.
Con questo sostrato, e con la storia di Repubblica Marinara oligarchica, Genova arrivò a contatto con la grande ondata totalitaria e anticristiana dei nostri secoli: l'invasione napoleonica.
Più di altre città venne profondamente massonizzata (pochi giorni fa è stato aperto, al cimitero di Genova, il "tempio dei non credenti"); ma più di altre città ebbe la possibilità di comprendere in profondità quale mortale partita si stesse aprendo, e spesso lo comprese.
Il card. Siri fu uno degli animi profondamente genovesi che videro e vedono i reali termini del conflitto.

Anonimo ha detto...

E Calcagno dove lo mettiamo??

(Risposta : a sostituire Bertone nella lista "dei quattro (futuri) cardinali elettori genovesi" :)

Anonimo ha detto...

"Domenico Calcagno (Parodi Ligure, 3 febbraio 1943) è un arcivescovo cattolico italiano.

Viene ordinato sacerdote il 29 giugno 1967 dal cardinale Giuseppe Siri ed inizia il suo ministero presso l'arcidiocesi di Genova.

Il 25 gennaio 2002 è nominato vescovo di Savona-Noli. Ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 9 marzo 2002 dal cardinale Dionigi Tettamanzi (co-consacranti: cardinale Giovanni Canestri, arcivescovo Paolo Romeo).

Il 7 luglio 2007 viene nominato segretario dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica e riceve il titolo personale di arcivescovo. Il 1º settembre dello stesso anno assume il titolo di vescovo emerito di Savona-Noli.

Il 7 luglio 2011 viene nominato presidente dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.

Il 6 gennaio 2012 papa Benedetto XVI ha annunciato la sua nomina cardinalizia nel concistoro previsto per il 18 febbraio dello stesso anno."



"S.E. Mons. Domenico CALCAGNO

Arciv. em. di Savona-Noli


nato a Tramontana di Parodi Ligure (AL),
Arcidiocesi di Genova,
il 3 febbraio 1943
nazionalità italiana"

Anonimo ha detto...

Alessia, ho ben capito che ciò che hai scritto è stato dettato dal tuo grande, sconfinato amore per Josephus Ratzinger, Papa Benedetto XVI, dolce Cristo in terra.

(E forse la mia reazione è stata dettata da analoghe ragioni, ma di valenza, diciamo, più personale e "locale".)

Comunque: "Il sole non tramonti sul vostro cruccio". (Anche se è già tramontato, in effetti, e qui a Genova nevica anche..:)

Amen.

Anonimo (genovese)

Anonimo ha detto...

Nessun problema, anonimo :-)
Il mio non voleva essere un appunto al nuovo Patriarca che ritengo persona degnissima. Sono solo rimasta stupita non considerando che probabilmente monsignore è rimasto, per così dire, senza parole di fronte a un impegno così gravoso e sotto i riflettori. L'affetto e la fedeltà per il nostro amatissimo Benedetto devono essere espressi in fatti più che in parole. Sono convinta che da questo punto di vista mons. Moraglia non ci farà mancare soddisfazioni.
Alessia