lunedì 9 gennaio 2012

Il discorso del Papa al Corpo Diplomatico. Al fianco della comunità internazionale (Vian)

Al fianco della comunità internazionale

Non di rado si rimprovera a Benedetto XVI scarsa attenzione e addirittura poca sensibilità agli scenari e ai problemi internazionali, ma nulla è più lontano dalla realtà e a mostrarlo una volta di più è il suo discorso al corpo diplomatico.
Ovviamente il Papa è innanzi tutto il successore dell’apostolo Pietro e la presenza della Santa Sede nel mondo ha un carattere primariamente ed essenzialmente religioso. Ma proprio perché il vescovo di Roma e la sua Chiesa sono al servizio del Vangelo e della famiglia umana, alta è la loro attenzione alle vicende del mondo.
E se all’inizio dell’anno Benedetto XVI aveva ringraziato inusualmente la presenza degli ambasciatori di «tanti Paesi amici», di fronte a un corpo diplomatico che è tra i più numerosi e rappresentativi al mondo ha sottolineato che di per sé questo fatto ricorda l’importante contributo della Chiesa cattolica e il suo impegno «al fianco della comunità internazionale». Contributo e impegno riconosciuti con responsabilità da moltissimi Paesi, anche negli incontri personali con il Pontefice di numerosi capi di Stato e di Governo: come, nel 2011, nelle cerimonie per la beatificazione di Giovanni Paolo II e per il sessantesimo anniversario di sacerdozio dello stesso Benedetto XVI.
Nel guardare al panorama mondiale — che è «davvero oscuro laddove l’uomo non riconosce più il proprio legame con il Creatore» — e agli «sviluppi gravi e preoccupanti» della crisi il Papa ha unito però al realismo la speranza. Ricordando che sempre bisogna tenere presente la dimensione morale, in economia come in bioetica: la vita umana e la libertà religiosa devono così essere rispettate e promosse, nel rifiuto fermo di ogni politica che miri a emarginare il ruolo della religione e del terrorismo motivato religiosamente.
È infine significativo che Benedetto XVI si sia detto fiero della visione cristiana dell’uomo — che ha ispirato i Padri costituenti della Germania e quanti hanno fondato l’Europa unita — e lieto di segnali incoraggianti nel campo della libertà religiosa in diversi Paesi, tra i quali ha citato l’Italia. Ripetendo che la Santa Sede è nel mondo per ricordare la realtà di Cristo. Che ha trasformato il destino dell’uomo dalla corruzione all’immortalità.

g.m.v.

(©L'Osservatore Romano 9-10 gennaio 2012)

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