lunedì 2 gennaio 2012

Affidare a Dio le tragedie e le speranze del mondo: così il Papa ai Vespri in San Pietro, poi il Te Deum e la visita al Presepe (Radio Vaticana)

Affidare a Dio le tragedie e le speranze del mondo: così il Papa ai Vespri in San Pietro, poi il Te Deum e la visita al Presepe

Annunciare la fede nel Verbo fatto carne è il cuore della missione della Chiesa. Lo ha ribadito ieri sera il Papa nel corso della celebrazione, nella Basilica Vaticana, dei primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Una celebrazione che si è conclusa con il tradizionale Te Deum e la visita al presepe in Piazza San Pietro. Benedetta Capelli:

Un canto, il Te Deum, per varcare la soglia del 2012 e per mettere nelle mani del Signore “le tragedie di questo mondo e le speranze di un futuro migliore”. Il Papa spiega così l’intensità di questo inno dopo aver ricordato l’attesa e la trepidazione di un nuovo anno che ci fa pensare a quanto la vita sia “breve e fugace”. Per questo ci attraversa una domanda: quale senso dare ai nostri giorni soprattutto quelli dolorosi. La risposta, evidenzia Benedetto XVI, “è scritta nel volto di un Bambino che duemila anni fa è nato a Betlemme e che oggi è il Vivente”:

“Nel tessuto dell’umanità lacerato da tante ingiustizie, cattiverie e violenze, irrompe in maniera sorprendente la novità gioiosa e liberatrice di Cristo Salvatore, che nel mistero della sua Incarnazione e della sua Nascita ci fa contemplare la bontà e la tenerezza di Dio”.

Una nascita che spazza via “l’angoscia di fronte al tempo che scorre e non ritorna” e che lascia “lo spazio per un’illimitata fiducia in Dio, da cui sappiamo di essere amati”. “L’uomo - aggiunge il Papa - non è più schiavo di un tempo che passa senza un perché”, ma “è figlio di un Dio che ha riscattato l’umanità donandole come nuova prospettiva di vita l’amore, che è eterno”. “La Chiesa – sottolinea il Santo Padre – vive e professa questa verità e intende proclamarla ancora oggi con rinnovato vigore spirituale”:

“I discepoli di Cristo sono chiamati a far rinascere in se stessi e negli altri la nostalgia di Dio e la gioia di viverlo e di testimoniarlo, a partire dalla domanda sempre molto personale: perché credo?”.

Si tratta dunque di ravvivare una fede che fondi “un nuovo umanesimo capace di generare cultura e impegno sociale”.

“Annunciare la fede nel Verbo fatto carne, infatti, è il cuore della missione della Chiesa e l’intera comunità ecclesiale deve riscoprire con rinnovato ardore missionario questo compito imprescindibile. Soprattutto le giovani generazioni che avvertono maggiormente il disorientamento accentuato anche dall’attuale crisi non solo economica ma anche di valori, hanno bisogno di riconoscere in Gesù la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana”.

Da qui la necessità di sostenere i genitori, “primi educatori alla fede dei loro figli” nella loro missione educativa attraverso opportune iniziative. Il Papa esorta poi a promuovere itinerari appositi per accompagnare le comunità parrocchiali e le realtà ecclesiali nella migliore comprensione dei Sacramenti “attraverso i quali l’uomo è reso partecipe della vita stessa di Dio”:

“Non manchino alla Chiesa di Roma fedeli laici pronti ad offrire il proprio contributo per edificare comunità vive, che permettano alla Parola di Dio di irrompere nel cuore di quanti ancora non hanno conosciuto il Signore o si sono allontanati da Lui”.

Il compito più grande è di “essere totalmente al servizio del progetto divino”, “ridonare un’anima a questa nostra società”. Al termine della celebrazione nella Basilica Vaticana, Benedetto XVI ha pregato davanti al Presepe in Piazza San Pietro: una Natività nel segno di Maria e in omaggio a Giovanni Paolo II, il Papa del “Totus Tuus”, beatificato nell’anno che abbiamo appena lasciato.

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