lunedì 5 dicembre 2011

Niente catene per la dottrina sociale. Il rapporto dell'Osservatorio internazionale cardinale Văn Thuân

Il rapporto dell'Osservatorio internazionale cardinale Văn Thuân

Niente catene per la dottrina sociale

Trieste, 3. Ci sono i tanti condizionamenti «esterni» dettati da una cultura sempre più laicista. E spesso anche quelli «interni», a partire dalla trascuratezza e dalla disattenzione di non pochi cristiani. Tuttavia la dottrina sociale della Chiesa «non può essere incatenata». Per questo l'urgenza è quella della testimonianza e della santità. Vite esemplari come quella di padre Jerzy Popiełuszko, martire dei tempi del comunismo, beatificato il 6 giugno 2010 a Varsavia. E, ancora, come quella del cardinale Văn Thuân, per lunghi anni ridotto in catene, del quale ha preso il via l'anno scorso il processo di beatificazione.
È quanto mette in risalto il terzo rapporto, relativo al 2010, sulla dottrina sociale della Chiesa nel mondo, redatto dall'Osservatorio internazionale cardinale Văn Thuân, che è stato presentato oggi dal presidente, l'arcivescovo-vescovo di Trieste, Giampaolo Crepaldi. «Il rapporto di quest'anno -- ha detto il presule -- vuole lanciare soprattutto questa preoccupazione: la dottrina sociale della Chiesa non deve diventare insipida, questa sarebbe la sua principale catena. Essa deve continuamente riscoprire la sua appartenenza alla Chiesa e alla sua missione di evangelizzazione».
Lo spunto di partenza sono le parole pronunciate nel 2010 da Benedetto XVI durante il suo il suo viaggio apostolico in Portogallo: «La Parola di Dio non è incatenata!».
Così, andando con lo sguardo al 2010, il rapporto sottolinea come «tante sono le catene che vorrebbero tenere legata la dottrina sociale della Chiesa. Sono catene esterne e sono catene interne». Le prime riguardano «l'aggressiva cultura laicista che con grande violenza anche in questo anno si è mobilitata per secolarizzare la società non solo dalla religione ma dall'etica e perfino dal buon senso comune». Sono le forze che «a livello internazionale stanno programmando un brutale e continuo attacco alla vita e alla famiglia, operando con grandi mezzi perché tutti i Paesi assumano leggi che favoriscano l'aborto e distruggano la famiglia». E sono l'attività delle «agenzie culturali che impongono un pensiero unico sui temi della libertà individuale, delle relazioni tra i sessi, della visione della procreazione». Come anche si tratta dei «grandi interessi economici» e della «scarsa sensibilità cristiana ed etica nella gestione dell'impresa e della finanza che mantengono situazioni di povertà e di sofferenza».
Ma, non va dimenticato, ci sono anche delle «catene interne», che impediscono alla Chiesa e ai cattolici stessi di assumere fino in fondo la dottrina sociale e di farne un impegno personale e comunitario. Per esempio, «sono catene interne la disattenzione nei confronti del magistero del Papa che spesso, con colpevole trascuratezza, viene inteso solo come una possibilità tra le altre con il rischio che la luce di verità che Benedetto XVI sta diffondendo non scenda a fecondare nella concretezza della vita l'operato dei fedeli». E anche «il non applicare alla dottrina sociale della Chiesa il criterio ermeneutico suggerito da Benedetto XVI a proposito del concilio e quindi continuare a parlare di due dottrine sociali, una preconciliare e una postconciliare, impedendo così ai fedeli di attingere a una dottrina sociale della Chiesa vista nella sua totalità e pienamente inserita nella tradizione». Per non dire della «secolarizzazione della dottrina sociale della Chiesa che spesso, con la scusa di farne uno strumento laico di confronto con tutti, viene presentata come una morale umana». Tuttavia, viene rilevato, la Parola di Dio, e con essa la dottrina sociale della Chiesa, «non è fatta per rimanere incatenata». Per questo occorre seguire le indicazioni del Papa che «ci parla anche di testimoni, di santi e di martiri, di profezia e di coraggio, di nuovo vigore missionario». La caratteristica del 2010 «è stata di aver individuato l'urgenza della testimonianza, della santità e del martirio nella dottrina sociale della Chiesa». L'indicazione per il futuro è di «non separare mai i diversi aspetti della dottrina sociale della Chiesa ma di tenerli tutti incollati sempre nella autentica vita cristiana della Chiesa».

(©L'Osservatore Romano 4 dicembre 2011)

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