Il Papa: la sobrietà diventi «stile di vita» specialmente a Natale
Giovanna Chirri
CITTÀ DEL VATICANO
Nuovo appello alla solidarietà e all'accoglienza verso «quanti, spesso forzatamente, debbono lasciare il proprio Paese, o sono privi di nazionalità».
«Mentre incoraggio la solidarietà nei loro confronti, prego – ha detto dopo l'Angelus, parlando a oltre 40 mila fedeli presenti a piazza San Pietro – per tutti coloro che si prodigano per proteggere e assistere questi fratelli in situazioni di emergenza, esponendosi anche a gravi fatiche e pericoli».
Giovanni Battista, che vestiva pelli di cammello e si nutriva di cavallette, come modello di sobrietà e di conversione di vita. L'Avvento come tempo di attenzione, con l'esortazione a «non dormire», ma preparare la «speranza» per il mondo. Un invito a farsi carico dei bisogni di rifugiati, esiliati e apolidi, con il ringraziamento a quanti, a volte a costo di fatica e pericoli, si prendono cura di loro. Questi i pensieri del Papa durante l'Angelus della seconda domenica di Avvento, per il quale si sono radunate in piazza San Pietro, nonostante la pioggia insistente, diverse migliaia di persone.
La sobrietà, ha suggerito il Papa, deve essere scelta come «stile di vita, specialmente in preparazione alla festa del Natale», quando è importante «rientrare in se stessi» e fare «una verifica sincera» sulla propria vita.
Il Battista, che con la Madonna ha avuto un «ruolo preminente nella preparazione della venuta storica di Gesù», rimarca Benedetto XVI, è descritto «come una figura molto ascetica: vestito di pelle di cammello, si nutre di cavallette e miele selvatico, che trova nel deserto della Giudea». E Gesù lo ha contrapposto a coloro che «stanno nei palazzi dei re e che vestono abiti di lusso».
La missione di Giovanni è un «appello straordinario alla conversione: il suo battesimo è legato a un ardente invito a un nuovo modo di pensare ed agire, legato soprattutto all'annuncio del giudizio di Dio». Per questo «mentre ci prepariamo al Natale è importante che rientriamo in noi stessi e facciamo una verifica sincera sulla nostra vita». Durante l'Avvento, tempo prezioso di preparazione alla nascita di Gesù, ha poi detto il Papa dopo l'Angelus, nei saluti in francese, «evitiamo di dormire, e prepariamo con determinazione la strada del Signore, fonte di pace e di gioia, di amore e di speranza, che viene senza sosta a consolare il suo popolo». «Nel nostro mondo attraversato dall'incertezza e dalla violenza», c'è bisogno del «messaggio di speranza» di Gesù che nasce.
Dopo l'Angelus papa Ratzinger ha affidato «al Signore» esuli, profughi e apolidi, e ha incoraggiato la solidarietà nei loro confronti, ricordando che nei prossimi giorni a Ginevra e in altre città si celebrerà il 50° anniversario della istituzione dell'Organizzazione mondiale per le migrazioni, il 60° della Convenzione sullo status dei rifugiati e il 50° della Convenzione sulla riduzione dei casi di apolidia.
© Copyright Gazzetta del sud, 5 dicembre 2011
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