lunedì 24 settembre 2012

Un'altra logica. Le parole del Papa all'Angelus (Sir)

Su segnalazione di Laura leggiamo:

Un'altra logica

''In Dio non c'è orgoglio... in noi uomini, invece, l'orgoglio è intimamente radicato''


“Seguire il Signore richiede sempre all’uomo una profonda conversione, un cambiamento nel modo di pensare e di vivere, richiede di aprire il cuore all’ascolto per lasciarsi illuminare e trasformare interiormente”. Lo ha ricordato stamattina Benedetto XVI in occasione della recita dell’Angelus dal balcone del Cortile interno del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, con gli oltre quattromila fedeli giunti per pregare con lui.


Distanza interiore. “Nel nostro cammino con il Vangelo di Marco, domenica scorsa siamo entrati nella seconda parte, cioè l’ultimo viaggio verso Gerusalemme e verso il culmine della missione di Gesù - ha ricordato il Papa -. Dopo che Pietro, a nome dei discepoli, ha professato la fede in Lui riconoscendolo come il Messia, Gesù incomincia a parlare apertamente di ciò che gli accadrà alla fine”, annunciando “in modo sempre più chiaro il destino che l’attende e la sua intrinseca necessità”. Anche nel brano di questa domenica annuncia questa verità. In effetti, ha osservato il Pontefice, “leggendo questa parte del racconto di Marco, appare evidente che tra Gesù e i discepoli c’è una profonda distanza interiore; si trovano, per così dire, su due diverse lunghezze d’onda, così che i discorsi del Maestro non vengono compresi, o lo sono soltanto superficialmente”. Così Pietro, subito dopo aver manifestato la sua fede in Gesù, si permette di rimproverarlo perché ha predetto che dovrà essere rifiutato e ucciso. Dopo il secondo annuncio della passione, i discepoli si mettono a discutere su chi tra loro sia il più grande; e, dopo il terzo, Giacomo e Giovanni chiedono a Gesù di poter sedere alla sua destra e alla sua sinistra, quando sarà nella gloria”. Ma ci sono “diversi altri segni di questa distanza: ad esempio, i discepoli non riescono a guarire un ragazzo epilettico, che poi Gesù guarisce con la forza della preghiera; o quando vengono presentati a Gesù dei bambini, i discepoli li rimproverano, e Gesù invece, indignato, li fa rimanere, e afferma che solo chi è come loro può entrare nel Regno di Dio”. 


Logiche diverse. “Che cosa ci dice tutto questo - si è chiesto il Santo Padre -? Ci ricorda che la logica di Dio è sempre ‘altra’ rispetto alla nostra, come rivelò Dio stesso per bocca del profeta Isaia: ‘I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie’”. Per questo, ha chiarito, “seguire il Signore richiede sempre all’uomo una profonda conversione da noi tutti, un cambiamento nel modo di pensare e di vivere, richiede di aprire il cuore all’ascolto per lasciarsi illuminare e trasformare interiormente”. “Un punto-chiave in cui Dio e l’uomo si differenziano è l’orgoglio - ha precisato Benedetto XVI -: in Dio non c’è orgoglio, perché Egli è totale pienezza ed è tutto proteso ad amare e donare vita; in noi uomini, invece, l’orgoglio è intimamente radicato e richiede costante vigilanza e purificazione. Noi, che siamo piccoli, aspiriamo ad apparire grandi, ad essere i primi, mentre Dio, che è realmente grande, non teme di abbassarsi e di farsi ultimo”. La Vergine Maria è “perfettamente ‘sintonizzata’ con Dio: invochiamola con fiducia, affinché ci insegni a seguire fedelmente Gesù sulla via dell’amore e dell’umiltà”. 


Avere fame di Dio. Dopo l’Angelus, il Papa ha rammentato che “ieri, nella città francese di Troyes, è stato proclamato beato il sacerdote Louis Brisson, vissuto nel secolo XIX, fondatore delle Oblate e degli Oblati di San Francesco di Sales”. “Mi unisco - ha affermato - con gioia al rendimento di grazie della comunità diocesana di Troyes e di tutti i figli e le figlie spirituali del nuovo beato”. In francese ha auspicato: “L’esempio del nuovo beato illumini la vostra vita! Egli diceva: ‘Ho bisogno di Dio,è una fame che mi divora’. Come lui, imparate ad avere fame di Dio e ricorrere costantemente a Lui con fiducia”. Sempre in francese, ha ringraziato i fedeli “di tutto cuore” per “le preghiere che hanno accompagnato la buona riuscita del viaggio apostolico in Libano e per estensione nell’intero Medio Oriente”. Di qui la richiesta di continuare a “pregare per i cristiani del Medio Oriente, per la pace e per il dialogo pacifico tra le religioni”. 


Difendere i bambini. Salutando i pellegrini polacchi ha sottolineato: “Nel Vangelo di oggi Gesù presta una speciale attenzione ai bambini. Dice: ‘Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me’. Chiediamo a Dio che queste parole ispirino tutti coloro che sono responsabili del dono della vita, delle degne condizioni di esistenza e di educazione, della sicura e serena crescita dei bambini. Ogni bambino possa godere dell’amore e del calore familiare!”. In italiano, il Pontefice si è detto “lieto di accogliere, da vari Paesi, le Suore del Collegio Missionario ‘Mater Ecclesiae’ di Castel Gandolfo”, alle quali ha augurato “un sereno e fruttuoso anno di formazione e di vita comunitaria”. Infine, ha rivolto un “cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai soci della Confederazione nazionale coltivatori diretti”. “Cari amici - ha dichiarato -, esprimo apprezzamento per il vostro impegno in favore della salvaguardia del creato e vi ringrazio per i doni”.


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