Il sostituto della Segreteria di Stato per la festa del patrono della Radio Vaticana
Senza protagonismi al servizio della verità
di Angelo Becciu
La notizia che l'arcangelo Gabriele viene a comunicare costituisce veramente una grande notizia, anzi “la” notizia, la “buona novella”, foriera di gioia per Maria e per tutta l'umanità: «Rallegrati!».
L'annuncio viene dato con parole essenziali. L'angelo riporta i fatti così come sono, riferendo con oggettività quanto gli è stato trasmesso.
Maria però non si accontenta della notizia. Ne vuole anche la spiegazione: «Come è possibile?». Così Gabriele entra dentro la notizia, l'apre e, argomentando, la rende comprensibile nel suo profondo significato. Una volta che il suo annuncio è giunto a destinazione e ha provocato l'adesione, egli si ritira: «E l'angelo partì da lei». Niente protagonismo da parte sua; è semplicemente mediator, tutto a servizio della verità da trasmettere.
A ragione egli è stato posto a patrono dei comunicatori, che in lui possono intravedere tratti fondamentali della loro missione.
Qui alla Radio Vaticana siete particolarmente fortunati, perché chiamati a far conoscere il pensiero della Chiesa e specificamente del Papa. Siete eco dell'annuncio della buona novella che, partita dall'angelo, non ha cessato di diffondersi per tutta la terra.
Al pari dell'agire “professionale” di Gabriele, che si faceva voce di un altro, anche tra voi non dovranno prevalere le idee personali. Il vostro compito primario è far conoscere insegnamenti e indicazioni del Papa. La sua voce, attraverso di voi, si moltiplica in mille lingue, giunge nei luoghi più remoti, e ripresa e diffusa a sua volta da centinaia di altre radio, televisioni, giornali, siti web. Accade come per l'annuncio dell'angelo a Maria: avvenuto nel segreto della casa di Nazareth, si è diffuso per tutta la terra portando la gioia e la speranza: «Rallegrati, rallegratevi genti tutte».
Quanti dei vostri colleghi hanno notizie e idee e parole così positive e costruttive da diffondere? E quanti hanno la possibilità di giungere così lontano? Siete veramente corresponsabili della missione universale del successore di Pietro e del collegio apostolico, partecipi dello stesso mandato: «Andate in tutto il mondo, annunciate la buona novella ad ogni creatura». Anche voi, a servizio di Pietro e degli apostoli, siete con loro e in loro dei mandati, degli annunciatori, in un servizio silenzioso e generoso che spesso scompare dietro la parola del Papa. Anche voi, dopo essere stati strumento di notizie che riecheggiano la grande notizia, scomparite come l'angelo. Ma la sostanza dell'annuncio resta. L'angelo «partì da lei», la voce era svanita, direbbe sant'Agostino, ma la Parola rimase in Maria: il Verbo si fece carne. La missione dell'angelo aveva raggiunto il suo scopo.
Non sempre però le notizie che siete chiamati a trasmettere sono eco della “buona notizia”. A volte ne sembrano la negazione. Non di rado per professione vi dovete trattenere anche su notizie negative che mostrano la presenza del male nel mondo. Penso che anche Maria abbia vissuto un'esperienza analoga, non nel giorno della buona notizia a Nazareth, ma in quello della dolorosa notizia sul Golgota, quando si vide calare tra le braccia il figlio morto. A voi, come ad ogni comunicatore che si trova a contatto con una società che sembra quasi “uccisa” dalla cattiveria umana, è chiesta la fede di Maria. Una fede che sa andare oltre il fatto contingente, oltre il fatto doloroso e come Maria siamo invitati a credere nell'alba nuova della Risurrezione.
Certo, il negativo di persone e fatti non va taciuto, ma se voi l'avete sofferto, l'avete superato attingendo luce dalla Pasqua, troverete il modo adeguato per comunicarlo. Saprete prevenire la domanda sul come e sul perché che il lettore e l'ascoltatore si pone e vi pone. Saprete vedere che accanto al male, e più forte del male, c'è tanto bene che agisce silenziosamente e dona speranza e luce. L'informazione non può essere scaraventata ai quattro venti senza una seria riflessione che consideri tutta la realtà. Vi si chiede di interpretare i fatti nei loro contesti e nelle loro prospettive: il modo più vero per leggerli nella loro oggettività. Non si tratta di sovrapporre le proprie opinioni o interpretazioni, ma di guardare le notizie da una prospettiva cristiana del mondo, lasciandole prima depositare nella «meditazione del cuore» come Maria, facendole oggetto di condivisione tra tutti i membri della redazione, tra tutti i collaboratori.
Il vostro lavoro non si limita al mondo ecclesiale, o meglio, legge la vita della Chiesa nel suo vasto orizzonte mondiale. Oggi abitualmente non siete più voi che andate in cerca di notizie. Sono le notizie che vi piovono a valanghe sulla scrivania e sul computer. Una quantità di materiale difficile da gestire, che richiede discernimento. Accanto al controllo delle fonti, alla verifica, al confronto, quello che si attende da operatori a servizio della Sede Apostolica è la capacità di stabilire gerarchie di valori, cercando di porre in rilievo il positivo, i fattori di crescita, le notizie che accendano la fiducia.
Celebrando i cinquant'anni dall'inizio del concilio Ecumenico Vaticano II, mi sembra opportuno richiamare in proposito la pregiudiziale positiva, contro i «profeti di sventure», impressa fin dall'inizio dal beato Giovanni XXIII, il suo invito a guardare alla società contemporanea nel rispetto verso tutti, anche verso coloro che sono nell'errore, con un atteggiamento di profonda benevolenza e accoglienza per i valori umani autentici, da qualunque parte provengano, un moto di simpatia, di apertura, d'amore, di solidarietà e di condivisione verso il mondo di oggi, che sfociò nel famoso incipit della costituzione Gaudium et spes: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore».
I nostri mezzi di comunicazione dovrebbero far rinascere quella forza propositiva. Essa chiede al comunicatore la stessa capacità di ascolto attento ed amoroso della nostra società, di ogni singola persona, fino a penetrare nel suo mondo per capirlo dal di dentro.
(©L'Osservatore Romano 30 settembre 2012)
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