Il processo a Gabriele
È iniziato ieri il processo a carico dell'ex maggiordomo del Papa Paolo Gabriele e del collaboratore informatico Claudio Sciarpelletti.
I giudici del Tribunale Vaticano hanno accolto la richiesta della difesa di Claudio Sciarpelletti, l'informatico della Segreteria di Stato accusato di favoreggiamento, di separare la propria posizione da quella dell'ex maggiordomo del Papa accusato di furto aggravato.
Il legale, avvocato Gianluca Benedetti, ha motivato l'istanza con il fatto che il reato contestato sarebbe stato commesso dal suo assistito «in una manciata di ore» ed è dunque marginale. La corte ha deciso quindi di processare Sciarpelletti separatamente, in data da destinarsi Sciarpelletti, che ieri non era presente all'udienza a causa, ha detto il suo avvocato, di «un imprevisto dovuto all'agitazione», attraverso lo stesso legale si è dichiarato «non colpevole». Nello stesso modo l'informatico della Segreteria di Stato, ha tenuto a far sapere di essere stato «colpito dal modo gentile» con il quale è stato trattato dagli inquirenti nelle diverse fasi dell'inchiesta. La separazione dei processi consentirà ora all'informatico di ritornare a una vita anonima, come evidentemente desidera. Ed ha visto comunque affermata la marginalità del suo ruolo. Tra le dichiarazioni fatte dall'avvocato Benedetti in questo senso una è stata salutata da Paolo Gabriele con un cenno di assenso: «il mio assistito - ha detto il legale - non è in rapporti di grande amicizia con il maggiordomo del Papa, né «c'era una intensa frequentazione, solo si conoscevano e scambiavano opinioni». L'avvocato rotale ha anche ammesso che «è stato positivo per il diritto alla difesa il fatto che i due procedimenti fossero uniti, perché questo ha permesso di vedere gli atti, ma le imputazioni più gravi sono tutte decadute e l'episodio contestato è circoscritto in una manciata di ore». Secondo Benedetti, inoltre, le dichiarazioni rilasciate da Sciarpelletti negli interrogatori non favoriscono Paolo Gabriele, anzi quando l'informatico ha cambiato versione affermando che la busta ritrovata dalla Gendarmeria nel suo ufficio gli era stata consegnata non da Paolo Gabriele ma da un monsignore che voleva farla avere al maggiordomo egli avrebbe ammesso implicitamente di aver semmai favorito quest'ultimo. Su tale circostanza farà luce il nuovo processo, e se saranno confermati i testimoni elencati oggi, potrà spiegare meglio cosa è accaduto il sacerdote Carlo Maria Polvani, il nipote del nunzio a Washigton Carlo Maria Viganò, le cui lettere riservate al Papa e al segretario di Stato Tarcisio Bertone su presunti scandali economici del Governatorato, hanno dato l'avvio al caso Vatileaks. Nella busta di Sciarpelletti - secondo quanto è emerso ieri - non c'erano documenti riservati ma un libello definito «inqualificabile» e una mail. Per quanto riguarda la perquisizione avvenuta a Castel Gandolfo, è stato chiarito in aula dal promotore di giustizia Piccardi che il corpo della Gendarmeria aveva chiesto l'autorizzazione al sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Angelo Giovanni Becciu, che è responsabile dei rapporti con le autorità italiane. In ogni caso restano di certo agli atti ben 82 scatole di documenti sequestrati nell'abitazione di Paolo Gabriele in Vaticano, come ha potuto precisare lo stesso Giani in aula, correggendo il pm che parlava di 52. Tali materiali comprendono anche supporti informatici e la Arrù ha chiesto di non acquisirne la «disamina» in quanto il codice Zanardelli attualmente in vigore in Vaticano non prevedeva questa possibilità, ma i giudici hanno risposto che dal 2008 vige in Vaticano una legge sulle fonti del diritto in base alla quale su materie non regolate si segue la legislazione italiana. Tra le richieste respinte c'era l'esclusione dagli atti delle riprese fatte dalla Gendarmeria con una telecamera posizionata sul pianerottolo dell'abitazione vaticana del maggiordomo. Martedì alla ripresa del processo dovrebbe essere interrogato Paolo Gabriele, che ieri è apparso - hanno detto i presenti in aula - «elegantissimo e impassibile come una statua di sale».
© Copyright Il Tempo, 30 settembre 2012 consultabile online anche qui.
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