martedì 13 dicembre 2011

Una riflessione dei presuli irlandesi. Per invitare all’azione in tempi di crisi (O.R.)

Una riflessione dei presuli irlandesi

Per invitare all’azione in tempi di crisi

Dublino, 12.

«Un invito all’azione in tempi di crisi» (A call to action in times of crisis) è il titolo di una riflessione del Consiglio di giustizia e pace della Conferenza episcopale irlandese pubblicata nei giorni scorsi. «Nello spirito di questa riflessione — si legge nel testo dei presuli — non possiamo non riconoscere che molte persone in Irlanda attendono con interesse e preoccupazione il bilancio dello Stato per il 2012 e il nuovo programma di Governo. È auspicabile che le misure adottate in questi ambiti essenziali contribuiscano al bene comune e non creino ulteriori cicatrici nel tessuto sociale della nazione. Oggi — proseguono i vescovi — è importante chiederci in che misura la dimensione sociale del Vangelo, come è intesa attraverso il prisma del discorso della montagna, si rifletta nell’esercizio e attraverso l’esercizio del ministero che nasce dal nostro comune Battesimo. In quale misura — si chiedono i vescovi — il messaggio evangelico di Gesù Cristo e la dottrina sociale della Chiesa permeano la pratica professionale e anche la moltitudine di decisioni che costituiscono la nostra vita quotidiana?».
Il titolo «Un invito all’azione in tempi di crisi» — ha spiegato monsignor Raymond W. Field, vescovo ausiliare di Dublino e presidente del Consiglio episcopale di giustizia e pace — riconosce la realtà della fragilità umana, ma propone comunque una riflessione sul lavoro per la giustizia e la pace che trascende le particolarità di un qualsiasi specifico momento di crisi in un qualunque Paese.
Tale riflessione è stata scritta in un momento di perdurante crisi in Irlanda, le cui dimensioni sono state delineate nel corso di tre prese di posizione recenti da parte del Consiglio di giustizia e pace: «Sulla scia della Tigre celtica: la povertà nell’Irlanda contemporanea», nel 2009; «Sfidare la povertà in Irlanda del Nord», nel 2010; «Dalla crisi alla speranza: lavorare per realizzare il bene comune», nel 2011.
A quanti svolgono ruoli di leadership nella Chiesa in Irlanda, il vescovo ausiliare di Dublino ha ricordato che è doveroso porsi alcune domande. Per esempio: in quali misure le preoccupazioni per la giustizia e la pace sono al centro del lavoro del ministero a livello diocesano, parrocchiale e locale? In quali misure le preoccupazioni relative alla giustizia e alla pace sono al centro del lavoro della nuova evangelizzazione, che la Chiesa in Irlanda, negli ultimi anni, ha indicato come priorità e che è stata inglobata nel direttorio catechetico recentemente pubblicato? Fino a che punto le preoccupazioni della giustizia e della pace sono al centro della nostra comprensione della santa Eucaristia?
«Non si può prescindere da queste importanti domande — ha spiegato monsignor Field — se l’insegnamento della Chiesa sul lavoro a favore della giustizia deve essere alla base delle nostre priorità pastorali in questo momento di crisi in Irlanda. L’esempio dato da Gesù Cristo lavando i piedi dei suoi discepoli è un ricordo significativo, semmai ve ne fosse bisogno, della centralità dell’ideale di servizio per qualsiasi spiegazione o celebrazione dell’Eucaristia. Inoltre, come abbiamo sottolineato nel capitolo intitolato Promoting the Church’s Social Teaching as part of the New Evangelisation (Promuovere la dottrina sociale della Chiesa come parte della nuova evangelizzazione), il lavoro per la giustizia e la pace è parte costitutiva del Vangelo e la nuova evangelizzazione deve apparire in questa luce, se vuole essere una testimonianza autentica del Vangelo».
In precedenti occasioni i presuli irlandesi hanno sottolineato che «il conformismo religioso senza l’evangelizzazione è distruttivo. L’eccessivo attaccamento al potere — hanno detto — conduce gli uomini a terribili abusi di tale potere e alla cecità mortale». Numerose volte i vescovi hanno ribadito che «i cristiani hanno il diritto e il dovere di contribuire alla vita culturale, economica, politica e sociale della società a cui appartengono» e sono chiamati a «essere cittadini attivi che lavorano per il bene comune attraverso la loro partecipazione a tutto ciò che contribuisce allo sviluppo integrale della società e della persona».
Intanto, a margine dei lavori dell’assemblea plenaria, in un messaggio per il Natale rivolto alle loro comunità ecclesiali, i vescovi hanno rinnovato il loro impegno a «lavorare perché i fallimenti del passato siano affrontati con verità, giustizia e umiltà».

(©L'Osservatore Romano 12-13 dicembre 2011)

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