domenica 11 dicembre 2011

Un personaggio vero una storia reale. «Gesù di Nazaret. Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione» di Joseph Ratzinger - Benedetto XVI all'ateneo di Sassari (Guidi)

«Gesù di Nazaret. Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione» di Joseph Ratzinger - Benedetto XVI all'ateneo di Sassari

Un personaggio vero una storia reale

di Silvia Guidi

Un libro interessante in senso etimologico (da inter-esse), che entra nel merito di una delle avventure interpretative più intricate e affascinanti della storia, il Gesù di Nazaret. Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione di Joseph Ratzinger - Benedetto xvi; un testo non classificabile esclusivamente come letteratura religiosa, o riservato soltanto ai credenti.
Venerdì scorso l'università di Sassari ha festeggiato i suoi primi 450 anni facendo quello che ogni universitas studiorum dovrebbe fare: ospitare lezioni e contributi esterni di alto profilo e favorire il dialogo tra studiosi, nell'apertura costante alla ricerca come alla didattica, senza pregiudizi di sorta. Nel caso dell'incontro del 9 dicembre scorso si è trattato di una lectio magistralis un po' speciale, stampata in milioni di copie, tradotta e diffusa in tutto il mondo, firmata da un teologo che dal 2005 è successore di Pietro; ma questo, ha ribadito il rettore dell'Ateneo, Attilio Mastino, introducendo l'ultima tappa -- dopo Urbino, Messina e Parma -- del primo ciclo di incontri «Gesù di Nazaret all'università», non deve oscurare il contenuto del libro.
Un testo così scientificamente fondato è una miniera di spunti per continuare e approfondire la ricerca, ha ribadito Mastino, commentando il libro non da fedele, ma da esperto di Storia romana.
«Già nel primo volume uscito nel 2007 per Rizzoli dedicato ai lunghi anni che hanno preceduto l'arrivo di Gesù a Gerusalemme -- ha detto il rettore -- ero stato sorpreso, come storico, per l'attenzione di un Papa verso le fonti che consentono di ricostruire la storicità della figura del Cristo, per questo radicamento della metastoria nella storia, per questo tentativo di Benedetto xvi di presentare il Gesù dei Vangeli come un personaggio della vita reale, come il Gesù storico in senso vero e proprio. Allora Benedetto xvi si era dichiarato convinto che questa figura è molto più logica e dal punto di vista storico anche più comprensibile delle ricostruzioni con le quali ci siamo dovuti confrontare negli ultimi decenni».
Nella sua relazione, il rettore si è soffermato a lungo sul tema della fine del tempio, cogliendo l'occasione per proporre una sua personale ipotesi di lavoro: «Spero mi perdonerete se ricorderò brevemente di aver scritto in questi giorni un articolo scientifico proprio su questo tema, un tema che trovo sintetizzato da Benedetto xvi con poche e significative parole, guardando ai tempi della diaspora: “Dio, che su questo tempio aveva posto il suo nome e quindi, in modo misterioso, abitava in esso, ora aveva perso questa sua dimora sulla terra. Dove era l'alleanza? Dove la promessa?”. Per la mentalità degli antichi, se il Signore aveva abbandonato la sua residenza nel tempio, dove si era trasferito?».
La figura e l'operato dell'imperatore che ha legato il suo nome alla diaspora degli ebrei può riservare ancora molte sorprese, ha continuato Mastino: «Gerusalemme fu espugnata da Tito che non avrebbe voluto la distruzione del tempio; il luogo, un altopiano con le pareti scoscese, era forte per natura e straordinariamente rafforzato dalla costruzione di opere difensive. Di fronte a coloro che sostenevano che la città dovesse subire i rigori delle leggi di guerra, poiché i giudei non avrebbero mai cessato di ribellarsi finché restava in piedi il tempio nel quale si radunavano da ogni parte, Tito diede disposizioni per salvare il tempio anche se era stato il dio stesso a condannarlo alle fiamme: contro il volere di Cesare il tempio fu distrutto dalle fiamme, il 10 del mese di Loos, nell'anniversario dell'incendio del tempio per volontà del re dei Babilonesi Nabucodonosor».
Cosa è successo a Roma negli anni immediatamente successivi? «Ho di recente ipotizzato -- continua il rettore dell'Ateneo di Sassari -- che Tito, fornito degli auspicia imperiali, abbia di fatto celebrato un rito di vera e propria evocatio del Dio dei Giudei da Gerusalemme a Roma nel Templum Pacis, costruito da Vespasiano in quello stesso anno, sul modello della Giunone Regina di Veio nell'età di Camillo o della Tanit Caelestis di Cartagine per iniziativa di Scipione l'Emiliano: alcuni altri esempi di evocatio sono citati dalle fonti tra l'età repubblicana e il principato di Tiberio.
Si può forse ipotizzare che Tito abbia celebrato un rito religioso arcaico, nel tentativo di trasferire a Roma il culto del Signore degli ebrei, con cerimonie di cui le fonti non ci hanno conservato notizia: egli avrebbe semplicemente certificato ciò che poi lo stesso Flavio Giuseppe avrebbe dichiarato, cioè che il Dio sdegnato aveva abbandonato per sempre il sacro tempio (...) Gli oggetti preziosi del culto, i cimeli civili e religiosi conquistati nel corso dell'assedio, avevano ormai raggiunto Roma, al tempo del vescovo Lino, i primi raccolti nel tabularium principis sul Palatino, i secondi conservati all'interno del Templum Pacis, dove non escluderei sia stata progettata da Tito, tanto legato alla principessa Berenice, la ripresa di un culto in onore del Dio dei Giudei, ripresa che in realtà poi non dové svilupparsi, apparentemente a causa della mancata adesione della comunità ebraica romana. Eppure si ha traccia di un vero e proprio pellegrinaggio di fedeli di religione ebraica verso il Templum Pacis a Roma negli anni immediatamente successivi alla sua consacrazione». «Non pretendo che questa mia spericolata ipotesi storica -- si è schermito il rettore -- possa essere accettata oggi né tanto meno che possa coincidere con il pensiero di Benedetto xvi, che è ben più profondo e articolato: eppure il merito di questo libro è soprattutto quello di ancorare la figura di Gesù ad una storia reale, a un personaggio vero, ad una terra, ad un popolo».
«A Sassari si festeggiava un anniversario importante -- spiega a «L'Osservatore Romano» Pierluca Azzaro, coordinatore del progetto -- ma l'aula non era colma solo per questo; con tutto il realismo del caso, in generale si può dire che nelle università si respira un'aria nuova, specialmente tra i docenti».
«È ancora attuale lo slogan: Gesù sì, Chiesa no -- ha detto senza troppe perifrasi l'arcivescovo di Oristano, Ignazio Sanna, che ha presentato l'incontro insieme a monsignor Paolo Atzei, arcivescovo metropolita di Sassari, don Marco Angioni, responsabile della Cappellania universitaria, don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana -- a partire da questo, oggi si è intensificata la lotta contro la Chiesa, ma con l'abbandono della Chiesa non è aumentato l'interesse per Gesù. Lo dimostra, tra gli altri aspetti, il poco interesse per la conoscenza dei Vangeli. La Chiesa è vista esclusivamente come un'agenzia umanitaria e Gesù come un maestro di morale». «Benedetto xvi -- ha concluso Sanna -- costringe i suoi interlocutori a pensare, a riflettere. Si può dire che le sue opere siano essenzialmente un continuo ritorno al fides quaerens intellectum di sant'Anselmo, in cui la ragione lavora con e per la fede».

(©L'Osservatore Romano 11 dicembre 2011)

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