Su segnalazione di Laura leggiamo:
Ogni piccolo gesto di bontà può illuminare l'oscurità della notte. Così il Papa accendendo con un tablet l'abete di Gubbio
Sfiorando un tablet,stasera, il Papa ha acceso dal Vaticano l’albero di Natale più grande al mondo collocato sul versante del monte Ingino sopra Gubbio. Un abete di luci che raggiunge l’altezza di 750 metri: una maestosità che lo ha fatto entrare di diritto nel Guiness dei primati. Grande l’emozione della cittadina umbra che dal 1981 allestisce il grande albero. Il servizio di Benedetta Capelli:
Dal Palazzo Apostolico a Gubbio in un secondo. Poco è bastato al Papa per toccare lo schermo di un tablet e accendere migliaia di luci che disegnano l’albero di Natale più grande al mondo. I fuochi d’artificio hanno poi sottolineato la meraviglia dell’evento e illuminato il versante del monte Ingino sulla cui sommità è situata la Basilica di sant’Ubaldo, patrono della cittadina umbra. Il vero miracolo però non è quello tecnologico ma è la luce che illumina il cuore e ci dona una speranza ferma e sicura:
“E’ proprio il Bambino che contempliamo nel santo Natale, in una semplice e povera grotta, perché è il Signore che si fa vicino a ciascuno di noi e chiede che lo accogliamo nuovamente nella nostra vita, chiede di volergli bene, di avere fiducia in Lui, di sentire che è presente, ci accompagna, ci sostiene, ci aiuta”.
Luce che “illumina il cammino della nostra vita – ha detto il Papa – specialmente in questo nostro tempo in cui sentiamo in modo particolare il peso delle difficoltà, dei problemi, delle sofferenze, e un velo di tenebra sembra avvolgerci”. Luce che ognuno di noi deve saper portare negli ambienti in cui vive: “in famiglia, al lavoro, nel quartiere, nei paesi, nelle città”:
“Ciascuno sia una luce per chi gli sta accanto; esca dall’egoismo che spesso chiude il cuore e spinge a pensare solo a se stessi; doni un po’ di attenzione all’altro, un po’ di amore. Ogni piccolo gesto di bontà è come una luce di questo grande Albero: insieme alle altre luci è capace di illuminare l’oscurità della notte, anche quella più buia”.
La stessa luce che avvolse i pastori nella notte di Natale; quella “vera che illumina ogni uomo” chiamato a volgere lo sguardo in alto come si fa quando si guarda l’albero di Gubbio dunque “verso il Cielo, verso il mondo di Dio”:
“Il primo augurio, allora, è che il nostro sguardo, quello della mente e del cuore, non si fermi solamente all’orizzonte di questo nostro mondo, alle cose materiali, ma sia un po’ come questo albero, sappia tendere verso l’alto, sappia rivolgersi a Dio. Lui mai ci dimentica, ma chiede che anche noi non ci dimentichiamo di Lui!”
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