Oggi la visita di Benedetto XVI ai detenuti di Rebibbia
Moreno Sabbiati
Roma
Il ministro della Giustizia Paola Severino è «davvero felicissima» della visita del Papa a Rebibbia in programma per oggi, così come lo è dell'attenzione manifestata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. «Il fatto che le più alte istituzioni dello Stato e quelle religiose, parlo del presidente della Repubblica e di Sua Santità, si occupino così intensamente del tema della tutela dei diritti umani nel carcere mi sembra – afferma ai microfoni della Radio Vaticana – un segnale di grandissima importanza». «Questa visita – aggiunge – credo che non solo recherà conforto a coloro che la riceveranno, ma darà un segnale molto importante della presenza, nei nostri cuori, nel nostro spirito e nelle nostre menti, del problema del carcere come uno dei problemi fondamentali della nostra vita e del nostro assetto sociale».
Secondo il ministro, la visita del Papa a Rebibbia sarà «di grande conforto» per i detenuti e gli operatori. «Ho constatato personalmente – confida nell'intervista concessa all'emittente della Santa Sede – che ogni visita al carcere è un'avventura umana straordinaria, si incontra una profondità di sentimenti che non avrei mai immaginato». «Naturalmente – continua Severino – moltiplico queste sensazioni, dal punto di vista di chi è in carcere, alla vista del Papa, a questa presenza cristiana che è sempre molto forte nelle carceri». Una realtà dalla quale si dice «molto colpita». «Il sentimento della religione – assicura in proposito – è un sentimento che dà grandissimo conforto ai carcerati e credo quindi che la visita del Papa arrecherà un grande sollievo a coloro che soffrono». Secondo il ministro Severino, la religione rappresenta, infatti, per i detenuti «un filo di speranza, la speranza in qualcosa: la speranza nella redenzione, la speranza di poter ritornare ad una vita migliore». «Da questo punto di vista, temi laici e temi religiosi – osserva – percorrono le stesse strade, percorrono binari paralleli. La nostra Costituzione prevede che nella pena ci sia una parte retributiva ed una parte rieducativa, una parte di sofferenza ed una parte di speranza e nella religione c'è un concetto analogo».
© Copyright Gazzetta del sud, 18 dicembre 2011
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