Su segnalazione di Eufemia leggiamo:
L'analisi di Ratzinger: «La crisi economica ha radici etiche»
Il Papa: in Europa manca la voglia di sacrificarsi per il bene comune
Guido Liberati
La crisi economica dell'Europa? Ha le sue radici nella crisi etica che sta imperversando nel Vecchio Continente.
L'analisi è di Benedetto XVI nel discorso alla curia romana per i tradizionali auguri di Natale.
«Anche se valori come la solidarietà, l'impegno per gli altri la responsabilità per i poveri e i sofferenti sono in gran parte indiscussi, manca spesso la forza motivante, capace di indurre il singolo e i grandi gruppi sociali a rinunce e sacrifici».
Insomma, pur non mancando i principi solidaristici fondamentali, nella crisi economica che attanaglia il vecchio continente, si assiste un'assenza di volontà, di motivazioni, ad agire con senso del sacrificio per il bene comune, c'è un interesse personale che oscura la conoscenza e di fronte a tutto questo anche la Chiesa deve trovare di nuovo la forza di annunciare il Vangelo.
«La volontà che difende l'interesse personale oscura la conoscenza - ha detto Benedetto XVI - e la conoscenza indebolita non è in grado di rinfrancare la volontà. Perciò, da questa crisi emergono domande molto fondamentali: dove è la luce che possa illuminare la nostra conoscenza non soltanto di idee generali, ma di imperativi concreti?
Dove è la forza che solleva in alto la nostra volontà?». Domande «alle quali il nostro annuncio del Vangelo, la nuova evangelizzazione, deve rispondere, affinché il messaggio diventi avvenimento, l'annuncio diventi vita».
L'esempio positivo dell'Africa
«Nella sua aderenza alla realtà il Papa - ha commentato Giovanni Maria Vian, direttore dell'Osservatore romano - è tornato a parlare della crisi economica e finanziaria che opprime l'Europa, e ha ripetuto che questa si fonda su una crisi etica perché manca spesso la forza che induca a rinunce e sacrifici. Come trovarla allora?».
Anche a questa domanda per il pontefice deve rispondere l'annuncio del Vangelo. «L'analisi di Ratzinger non si ferma però a questa diagnosi impietosa» sulla crisi di fede in Europa: due grandi viaggi papali di quest'anno, in Africa e in Spagna per la Gmg, «hanno mostrato che si trova nella gioia di essere cristiani il rimedio, anzi la "grande medicina" contro questa stanchezza del credere». Se il ripiegamento in se stessi della moglie di Lot è il rischio, la soluzione, ricorda Vian chiarendo il discorso alla curia, «è invece il rapporto personale con l'unico Dio» l'unico che salvi, «un rapporto autentico non motivato dal desiderio di guadagnare il cielo o dalla paura dell'inferno, ma semplicemente "perché fare il bene è bello, esserci per gli altri è bello"».
Profetico sui teologi della Liberazione
A proposito delle analisi lucide e "profetiche" di Ratzinger, ieri sempre l'Osservatore Romano ha pubblicato un articolo del vescovo di Ratisbona, Gerhard Ludwig Muller, in occasione del venticinquesimo anniversario dell'istruzione "Libertatis conscientiae" sulla teologia della liberazione.
«Pubblicata venticinque anni fa dalla Congregazione per la Dottrina della Fede su libertà cristiana e liberazione, fu firmata dall'allora prefetto e oggi Papa Benedetto XVI. Essa - ha scritto Muller - contiene la valutazione dottrinale della "teologia della liberazione" sviluppatasi in America Latina e legata ai movimenti marxisti. Questo documento merita una rilettura e porta alla luce una sorprendente lungimiranza».
Infatti, «le riflessioni personali di Joseph Ratzinger sulla «teologia della liberazione» sviscerano la tendenza in essa evidente a politicizzare la teologia e a ridurre la Chiesa ad attività terrene. In questo, però, Ratzinger vede messe in dubbio l'essenza della Chiesa e la teologia stessa. Non si tratta di un «sì» o di un «no» non ponderati alla teologia della liberazione, ma di un'esposizione fondamentale dei suoi principi positivi, dei suoi limiti e dei suoi pericoli.
Entrambi i documenti della Congregazione per la Dottrina della Fede, Libertatis nuntius, del 1984 e quello del 1986 si propongono di impedire alle «teologie della liberazione» di divenire ideologie politiche e quindi di perdere il loro carattere teologico».
L'allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ha così smascherato il «mito di uno sviluppo necessario e al contempo gestibile di tutta la storia verso la libertà» e la contrapposizione errata, ovvero la comprensione ridotta della storia e della libertà da parte di alcuni teologi della liberazione».
© Copyright Il Secolo d'Italia, 23 dicembre 2011
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2 commenti:
OT
La Fondazione tedesca Giordano Bruno perde un pezzo. Ne parla anche Avvenire
http://www.tempi.it/cari-amici-atei-illuministi-io-sto-col-papa-non-con-le-scimmie.
Alessia
CARCERI: DETENUTI CAGLIARI, NON DIMENTICARE PAROLE PAPA
DOPO INCONTRO BENEDETTO XVI A REBIBBIA
(ANSA) - CAGLIARI, 23 DIC - ''Le parole di Papa Benedetto XVI
non possono e non devono essere dimenticate. Ogni giorno che
passa dentro le pareti del carcere invece vediamo ridursi a
lumicino quella speranza che ha animato i sentimenti dei
detenuti durante l'incontro di Rebibbia''. Sono le parole
affidate da un gruppo di detenuti di Buoncammino
all'associazione Socialismo Diritti Riforme nel corso dei
colloqui a poche ore dal Natale.
''Nelle celle del carcere cagliaritano - afferma la presidente
dell'associazione, Maria Grazia Caligaris - si trovano
mediamente 540 detenuti. Molti ammalati e anziani costretti
perfino nei letti a castello del Centro Diagnostico Terapeutico.
Ai numerosi detenuti vecchi e privi di mezzi si aggiunge un
consistente numero di cittadini extracomunitari lontani dagli
affetti familiari. Tra tutte le ricorrenze, il Natale - conclude
Caligaris - e' quella che pesa piu' di ogni altra festa
dell'anno. Pesa sui familiari che hanno subito il reato,
specialmente quando si tratta di gravi fatti di sangue, cosi'
come per chi sconta la pena. Le donne condannate soffrono in
particolare per la distanza dai figli. La festivita' diventa
insopportabile per quanti sono in attesa di giudizio generando
condizioni di forte sofferenza''
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