PAPA: L'EGOISMO E' LA GRANDE TENTAZIONE DELL'UOMO DI OGGI
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 22 dic.
Oggi "e’ grande la tentazione per tutti gli uomini di essere preoccupati anzitutto di se stessi, di guardare indietro a se stessi, diventando cosi’ interiormente vuoti", come le "statue di sale" raccontate dalla Bibbia.
Lo ha affermato Benedetto XVI nel discorso di fine anno alla Curia Romana.
"Quante volte la vita dei cristiani - ha lamentato in particolare il Papa - e’ caratterizzata dal fatto che guardano soprattutto a se stessi, fanno il bene, per cosi’ dire, per se stessi".
A cardinali, vescovi e prelati che prestano il loro servizio nella Santa Sede, il Pontefice ha ricordato in merito una preghiera attribuita a san Francesco Saverio che dice: "Faccio il bene non perche’ in cambio entrero’ in Cielo e neppure perche’ altrimenti mi potresti mandare all’inferno. Lo faccio, perche’ Tu sei Tu, il mio Re e mio Signore".
"Lo stesso atteggiamento - ha spiegato - l’ho incontrato anche in Africa, ad esempio nelle suore di Madre Teresa che si prodigano per i bambini abbandonati, malati, poveri e sofferenti, senza porsi domande su se stesse, e proprio cosi’ diventano interiormente ricche e libere". "Indimenticabile rimane per me - ha confidato il Pontefice - anche l’incontro con i giovani disabili nella fondazione di San Jose’ in Madrid, dove nuovamente ho incontrato la stessa generosita’ di mettersi a disposizione degli altri, una generosita’ che, in definitiva, nasce dall’incontro con Cristo che ha dato se stesso per noi".
Per Papa Ratzinger, "e’ questo l’atteggiamento propriamente cristiano".
Nel suo discorso alla Curia Romana, il Papa ha parlato anche del senso del peccato, che sopravvive alla secolarizzazione come testimoniano le lunghe file ai confessionali in occasioni di eventi come le Giornate Mondiali della Gioventu’, nelle quali, ha osservato, "la presenza del Sacramento della Penitenza appartiene con naturalezza sempre maggiore all’insieme".
"Con cio’ - ha rilevato Benedetto XVI - riconosciamo che abbiamo continuamente bisogno di perdono e che perdono significa responsabilita’".
Secondo il Papa teologo, "proveniente dal Creatore, esiste nell’uomo la disponibilita’ ad amare e la capacita’ di rispondere a Dio nella fede. Ma proveniente dalla storia peccaminosa dell’uomo (la dottrina della Chiesa parla del peccato originale) esiste anche la tendenza contraria all’amore: la tendenza all’egoismo, al chiudersi in se stessi, anzi, la tendenza al male". "Sempre di nuovo - ha esemplificato - la mia anima viene insudiciata da questa forza di gravita’ in me, che mi attira verso il basso". Percio’, ha concluso Ratzinger, "abbiamo bisogno dell’umilta’ che sempre nuovamente chiede perdono a Dio; che si lascia purificare e che ridesta in noi la forza contraria, la forza positiva del Creatore, che ci attira verso l’alto".
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PAPA:A GIORNATA ASSISI RIBADITA VOLONTA' RELIGIONI A SERVIRE PACE
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 22 dic.
Il 27 ottobre ad Assisi, l’incontro dei leader delle grandi religioni a 25 anni dalla Giornata Mondiale di preghiera per la pace, convocata da Giovanni Paolo II, e’ stato caratterizzato da "un clima di amicizia e di rispetto reciproco, nell’amore per la verita’ e nella comune responsabilita’ per la pace".
Lo ha detto Papa Ratzinger nel discorso di fine anno alla Curia Romana.
"Possiamo quindi sperare - ha aggiunto - che da questo incontro sia nata una nuova disponibilita’ a servire la pace, la riconciliazione e la giustizia".
Benedetto XVI si e’ soffermato anche sul tema "della cattolicita’ e dell’universalita’ della Chiesa", prendendo spunto dalla Giornata Mondiale della Gioventu’ di Madrid, dove i partecipanti (due milioni secondo le fonti della Chiesa spagnola) provenivano "da tutti i continenti", non si erano "mai visti prima", parlavano "lingue diverse" e avevano "differenti abitudini di vita, differenti forme culturali", ma si sono "subito uniti insieme come una grande famiglia".
Nella Chiesa Cattolica, "separazione e diversita’ esteriori - ha rilevato il Papa - sono relativizzate.
Siamo tutti toccati dall’unico Signore Gesu’ Cristo, nel quale si e’ manifestato a noi il vero essere dell’uomo e, insieme, il Volto stesso di Dio. Le nostre preghiere sono le stesse".
"In virtu’ dello stesso incontro interiore con Gesu’ Cristo abbiamo ricevuto nel nostro intimo - ha ricordato il Pontefice - la stessa formazione della ragione, della volonta’ e del cuore. E, infine, la comune liturgia costituisce una sorta di patria del cuore e ci unisce in una grande famiglia".
"Il fatto che tutti gli esseri umani sono fratelli e sorelle e’ qui non soltanto un’idea, ma diventa - ha concluso - una reale esperienza comune che crea gioia.
E cosi’ abbiamo compreso anche in modo molto concreto che, nonostante tutte le fatiche e le oscurita’, e’ bello appartenere alla Chiesa universale che il Signore ci ha donato".
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PAPA: ADORAZIONE EUCARISTICA SIA AL CENTRO DELLA VITA CRISTIANA
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 22 dic.
L’Adorazione Eucaristica deve tornare al centro della vita cristiana.
Lo ha chiesto Benedetto XVI nel discorso ai cardinali e vescovi della Curia Romana riuniti nella Sala Clementina per lo scambio degli auguri natalizi.
Il Papa ha preso spunto in merito dall’esperienza vissuta prima durante il viaggio del settembre 2010 nel Regno Unito, "quando, in Hydepark, decine di migliaia di persone, in maggioranza giovani, hanno risposto con un intenso silenzio alla presenza del Signore nel Santissimo Sacramento, adorandolo" e "in misura piu’ ridotta, a Zagabria" lo scorso giugno, ma soprattutto poi alla Giornata Mondiale della Gioventu’ di Madrid "dopo il temporale che minacciava di guastare l’insieme dell’incontro notturno, a causa del mancato funzionamento dei microfoni".
"L’adorazione - ha ricordato - e’ anzitutto un atto di fede: l’atto di fede come tale. Dio non e’ una qualsiasi possibile o impossibile ipotesi sull’origine dell’universo.
Egli e’ li’. E se Egli e’ presente, io mi inchino davanti a Lui. Allora, ragione, volonta’ e cuore si aprono verso di Lui e a partire da Lui. In Cristo risorto e’ presente il Dio fattosi uomo, che ha sofferto per noi perche’ ci ama.
Entriamo in questa certezza dell’amore corporeo di Dio per noi, e lo facciamo amando con Lui". "Questo - ha concluso - e’ adorazione, e questo da’ poi un’impronta alla mia vita. Solo cosi’ posso anche celebrare l’Eucaristia in modo giusto e ricevere rettamente il Corpo del Signore".
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