venerdì 16 dicembre 2011

Il direttore di Rebibbia: i detenuti attendono con gioia la visita del Papa (R.V.)

Il direttore di Rebibbia: i detenuti attendono con gioia la visita del Papa

Il Nuovo Complesso di Rebibbia sta ultimando i preparativi in vista della visita del Papa di domenica prossima. Operatori, volontari e detenuti sono impegnati per riservare al Santo Padre una speciale accoglienza. I dettagli nel servizio di Davide Dionisi:

1.740 detenuti, una realtà molto ricca di energia, di idee, di operatori motivati e capaci. La situazione dei detenuti nelle nostre carceri molte volte è quella di mera sopravvivenza. Nel Nuovo Complesso di Rebibbia non è così. Certamente il macroaggregato è coinvolto in una serie di tematiche di carattere nazionale, perché vi arrivano detenuti da tutta Italia e di tutte le categorie, ma le persone che vi lavorano sentono il peso della propria responsabilità ed hanno un approccio diverso, più familiare, con il detenuto. Il pensiero di tutti, in questi giorni è uno solo: l’incontro con Papa Benedetto XVI. Abbiamo chiesto al direttore della Casa Circondariale romana, Carmelo Cantone, che ambiente troverà il Santo Padre domenica prossima?

R. – Sicuramente grande affetto. E’ chiaro che il carcere, i territori del carcere sono territori di sofferenza: lì, nei territori di sofferenza, laddove si alza la barriera delle difficoltà, è paradossalmente più facile che una figura come quella del Santo Padre trovi affetto, amore, attenzione, rispetto.

D. - Come avete preparato l’evento? Che atmosfera si respira?

R. – Un’atmosfera molto tranquilla e – come dicevo prima – di attenzione. L’istituto è un complesso molto grande che si sviluppa su 27ettari di superficie, quindi è una grande struttura. Abbiamo cercato e cerchiamo di fare come si fa nelle case, in famiglia: la casa viene sempre tenuta al meglio, al possibile, con tutti i problemi che vi lascio immaginare, ma quando viene un ospite importante si cerca di mettere l’abito buono.

D. – Che cosa dirà al Papa?

R. – Voglio salutarlo e ringraziarlo. Le parole più giuste sono sicuro che le diranno le persone che vivono a Rebibbia. E’ una visita pastorale ed è giusto che sia così: saranno le persone che vivono a Rebibbia che, a nome di tanti altri, daranno le loro testimonianze e manifesteranno il loro ringraziamento al Santo Padre.

D. - Che segno lascerà la visita di Papa Benedetto XVI ai detenuti e a tutti coloro che prestano servizio, a vario titolo, nel suo istituto di pena?

R. – Al di fuori di ogni retorica, per noi è veramente un onore particolare, perché nel nostro Paese ci troviamo a vivere un congiuntura molto, molto delicata e questo soprattutto per quello che si legge e si sente in questi ultimi mesi: si sa che il nostro sistema penitenziario è in grandissime difficoltà… Si può immaginare, quindi, che importanza può avere per noi e l’onore che proviamo nel ricevere il Santo Padre, sentire le sue parole rispetto al nostro mondo. Io credo che – sì – ci sia veramente bisogno, anche simbolicamente, di questa visita e non solo per il mio complesso, ma per tutto il mondo penitenziario. Ce n’è veramente bisogno: è bello, è giusto che vi sia la possibilità di avere – anche solo simbolicamente – questa attenzione da parte del Sommo Pontefice. (mg)

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