sabato 17 dicembre 2011

Giornata della Pace, lo sguardo di Papa Ratzinger è rivolta in particolare ai giovani, che «con il loro entusiasmo e la loro spinta ideale possono offrire una nuova speranza al mondo» (Gasparroni)

La politica sia limpida Ascoltiamo i giovani che manifestano

Fausto Gasparroni

CITTÀ DEL VATICANO

Ascoltare le richieste dei giovani scesi in piazza in tutto il mondo, dall'Europa, all'America, al Nordafrica, per manifestare le ansie per il loro futuro, «è un dovere primario di tutta la società». E chi occupa responsabilità pubbliche deve offrire a questi stessi giovani «un'immagine limpida della politica, come vero servizio per il bene di tutti». Fa proprie molte delle preoccupazioni giovanili in un mondo in crisi, cui hanno dato voce manifestazioni come quelle degli «indignados» o dei ragazzi di Piazza Tahrir, il messaggio di Benedetto XVI per la 45/a Giornata Mondiale della Pace (1/o gennaio 2012), dedicato al tema «Educare i giovani alla giustizia e alla pace».
Nel testo presentato ieri nella sala stampa vaticana, il Pontefice parte proprio dalle considerazioni sulla «crisi che sta assillando la società, il mondo del lavoro e l'economia», accrescendo «il senso di frustrazione». «Sembra quasi – dice il Papa – che una coltre di oscurità sia scesa sul nostro tempo e non permetta di vedere con chiarezza la luce del giorno».
L'invito, però, è a guardare al 2012 «con atteggiamento fiducioso».
Lo sguardo di Ratzinger è rivolta in particolare ai giovani, che «con il loro entusiasmo e la loro spinta ideale possono offrire una nuova speranza al mondo». «Essere attenti al mondo giovanile, saperlo ascoltare e valorizzare – osserva – non è solamente un'opportunità, ma un dovere primario di tutta la società, per la costruzione di un futuro di giustizia e di pace». E il riferimento è alle «preoccupazioni manifestate da molti giovani in questi ultimi tempi, in varie Regioni del mondo», che «esprimono il desiderio di poter guardare con speranza fondata verso il futuro».
Una «apprensione», quella delle nuove generazioni, che riguarda «il desiderio di ricevere una formazione che le prepari in modo più profondo ad affrontare la realtà, la difficoltà a formare una famiglia e a trovare un posto stabile di lavoro, l'effettiva capacità di contribuire al mondo della politica, della cultura e dell'economia per la costruzione di una società dal volto più umano e solidale».

© Copyright Gazzetta del sud, 17 dicembre 2011

Nessun commento: