Su segnalazione di Laura leggiamo:
Benedetto XVI all'Angelus: l'Immacolata ci ha avvicinato al cielo, facciamo splendere la grazia di Dio sulla terra
Come Maria “ha avvicinato il Cielo alla terra” con il suo “sì” a Dio, così anche noi, con il suo aiuto, dobbiamo “far risplendere nella nostra vita” la “perfezione della grazia”. Benedetto XVI ha messo in luce con queste parole il senso profondo della Solennità dell’Immacolata, alla quale ha dedicato il pensiero spirituale dell’Angelus, presieduto questa mattina dalla finestra del suo studio in Piazza San Pietro. Il Papa ha concluso ricordando il tradizionale omaggio alla statua dell’Immacolata che compirà oggi pomeriggio in Piazza di Spagna, a Roma. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Da secoli il pensiero cristiano cerca le frasi più ispirate per dire l’indicibile, di superare la limitatezza delle parole per descrivere la perfezione della grazia riservata da Dio alla Madre di suo Figlio. Benedetto XVI ne ha fatto un breve compendio prima della recita dell’Angelus, partendo da quel 1854, anno in cui il dogma dell’Immacolata Concezione veniva promulgato da Papa Pio IX con la Lettera apostolica Ineffabilis Deus. Quella che era una convinzione nutrita per secoli da larga parte del mondo cristiano diventava, ha ricordato Benedetto XVI, “verità di fede”, il riconoscimento del “privilegio” concesso a Maria di essere “immune da ogni macchia di peccato originale”:
“L’espressione ‘piena di grazia’ indica l’opera meravigliosa dell’amore di Dio, che ha voluto ridarci la vita e la libertà, perdute col peccato, mediante il suo Figlio Unigenito incarnato, morto e risorto. Per questo, fin dal II secolo in Oriente e in Occidente, la Chiesa invoca e celebra la Vergine che, col suo “sì’, ha avvicinato il Cielo alla terra”.
Il Papa ha citato espressioni di antichi autori, come San Sofronio di Gerusalemme o San Beda il Venerabile. Ma non solo alla Vergine, ha poi affermato, fu data la “perfezione della grazia”. Anche “a noi è donata”, ha detto, e dobbiamo farla “risplendere nella nostra vita”, in quanto predestinati da Dio – come scrive San Paolo – a essere suoi “figli adottivi”:
“Questa figliolanza la riceviamo per mezzo della Chiesa, nel giorno del Battesimo. A tale proposito santa Hildegarda di Bingen scrive: ‘La Chiesa è, dunque, la vergine madre di tutti i cristiani. Nella forza segreta dello Spirito Santo li concepisce e li dà alla luce, offrendoli a Dio in modo che siano anche chiamati figli di Dio’”.
Prima di terminare ricordando il suo atto di omaggio all’Immacolata di oggi pomeriggio a Piazza di Spagna, Benedetto XVI ha dato voce a uno dei massimi cantori della Vergine, San Bernardo di Chiaravalle, che rifletté con grande profondità sulle implicazioni del saluto dell’Arcangelo a Maria:
“L’invocazione ‘Ave Maria piena di grazia’ è ‘gradita a Dio, agli angeli e agli uomini. Agli uomini grazie alla maternità, agli Angeli grazie alla verginità, a Dio grazie all’umiltà’”.
Al momento dei saluti in cinque lingue, il Papa ne ha indirizzato uno speciale alla Pontificia Accademia dell’Immacolata, accompagnandolo con un ricordo, ha detto, “devoto e affettuoso” per il cardinale Andrzej Maria Deskur, che per tanti anni guidò l’ateneo. E un saluto è andato anche ai soci dell’Azione Cattolica Italiana, che nella festa dell’Immacolata rinnovano l’adesione all’Associazione. “L’Azione Cattolica – ha concluso Benedetto XVI – è una scuola di santità e di evangelizzazione: auguro ogni bene per il suo impegno formativo e apostolico”.
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