venerdì 9 dicembre 2011

Quando vogliamo spostare l'attenzione dal proverbiale dito per guardare la luna, non abbiamo che da fare una cosa: ascoltare Benedetto XVI (Iannuzzi)

Il Papa ai romani: momento difficile

Di RAFFAELE IANNUZZI

Festa dell'Immacolata in Piazza di Spagna. Benedetto XVI: Roma è l'ancella mariana della speranza.
Quando vogliamo spostare l'attenzione dal proverbiale dito per guardare la luna, non abbiamo che da fare una cosa: ascoltare Benedetto XVI.
La voce della Chiesa, anziché tediarci sistematicamente con la «stultitia» dello «spread», ci edifica con la dolcezza della Verità. Il Papa l'ha fatto durante il tradizionale atto di venerazione all'Immacolata in Piazza di Spagna - senza peraltro nominare mai la parola, tutta ideologica, «crisi» -; l'Arcivescovo di Milano, Card. Angelo Scola, l'ha fatto durante il tradizionale discorso alla città, per i Vespri della Festa del Patrono della Diocesi, Sant'Ambrogio: un giudizio chiaro sulla realtà.
Con accenti estranei all'ideologia dominante e alla vulgata corrente, legata più ai conti correnti che alla moneta non più (s-)corrente della verità sull'uomo. Benedetto XVI ha reinvestito Roma della sua missione storica di ancella mariana della speranza.
Speranza universale. Come universale è il messaggio cristiano racchiuso in una fragile adolescente di Nazareth, Maria, che pronuncia coraggiosamente il suo sì al mirabile disegno di Dio su di lei. «E che cosa ci dice Maria?» - si/ci domanda il Papa.
«Lei ci parla con la Parola di Dio, che si è fatta carne nel suo grembo. Il suo "messaggio" - incalza Benedetto XVI - non è altro che Gesù, Lui che è tutta la sua vita».
Una donna con un avvenimento reale da portare nel grembo, che rimane silente di fronte al Mistero e attivamente presente durante la missione del Figlio.
Un lasciar-accadere, che soltanto la fede giustifica e realizza nell'immanenza di una vita individuale concreta. Qualcosa di profondamente concreto, altro - perché dettato dall'Altro - rispetto alla propaganda ideologica veicolata dalla mentalità dominante: ieri le ideologie totalitarie, oggi il totalitarismo soft, ovvero la tecno-burocrazia direttoriale e il nichilismo finanziario.
Ecco, Maria è l'opposizione reale, oggettiva, concreta e determinata allo stato invasivo dell'eterodirezione a-tea e indissolubilmente legata a tutto ciò che di disumano possa esserci: Maria ascolta e poi risponde, perché la libertà è soprattutto risposta.
Il Potere direttoriale parla nelle segrete stanze e poi finge di ascoltare, dopo aver tutto deciso. È l'a-teismo realizzato. È in ciò, nel farsi testimone di questa magnificenza mariana e cristologica, che il Papa si stacca decisamente dalla chiacchiera salottiera e violenta, per raggiungere il popolo. Il suo popolo. Noi: altro da Loro. Perché - secondo passaggio - Maria è l'Immacolata, in quanto «preservata dal peccato per noi, per tutti, quale anticipo della salvezza di Dio per ogni uomo».
Il miracolo della misericordia. La verità di Maria e il mistero della sua immacolata concezione è la festa di tutti gli uomini e questa festa si realizza prima nell'anima e poi nella città, nel luogo in cui si vive e convive insieme ad altri uomini. Maria abbraccia tutti e tutti conduce alla fonte viva della verità e della libertà: la solitudine è così vinta. Osserva Papa Benedetto: «Questo messaggio ci dona Maria, rivolto a tutta la Città, a tutti gli uomini e le donne che vivono a Roma: anche a chi non ci pensa, a chi oggi non ricorda neppure che è la Festa dell'Immacolata; a chi si sente solo e abbandonato. Così lei vede la Città: non come un agglomerato anonimo, ma come una costellazione dove Dio conosce tutti personalmente per nome, ad uno ad uno, e ci chiama a risplendere della sua luce. E quelli che agli occhi del mondo sono i primi, per Dio sono gli ultimi».
Se la modernità, senza fede e senza speranza, ha reciso alla radice la salutare «nostalgia del totalmente Altro» (Horkheimer), la cristianità si volge alla persona, onde inverare la profezia di un altro mondo già in questo mondo. Non è la metropoli sradicante il regno della vita e della ricchezza, ma è il calore trascendente, nell'immanenza storica, e coltivato nell'anima credente, a segnare il perimetro a geometria variabile dell'ordine sacro dell'esistenza. Ciò che da questo strano - estraneo - perimetro a geometria variabile sfugge, è bene che vada in fuga, perché pericoloso e attentatore del vivere umano. L'uomo che si lascia prendere, andando «contro-corrente», come Maria, da questo fiume di potenza estranea allo «spread» osceno, si salverà. Realmente, non per procura euro-burocratica.
I cristiani sono chiamati a puntare in alto. Cattolico vuol dire volare come aquile ed allargare l'anima e la ragione, lasciando ai polli di allevamento la tinozza di casa, spacciata per vasto oceano di avventure alienanti. Il Papa suggerisce ai narcisi dello spread e amici degli euro-tecnocrati un ripassino del «Magnificat». Funziona da qualche millennio e non ha mai subito crolli di listino.

© Copyright Il Tempo, 9 dicembre 2011 consultabile online anche qui.

2 commenti:

laura ha detto...

Con >Papa bendetto possaimo vedere il Sole, la lune e le stelle

Anonimo ha detto...

ma di Ratzinger e Scola ne abbiamo solo 2(purtroppo)!