mercoledì 21 dicembre 2011

Il Papa all'udienza generale: la gioia cristiana del Natale non sia assorbita dagli aspetti esteriori della festa

Il Papa all'udienza generale: la gioia cristiana del Natale non sia assorbita dagli aspetti esteriori della festa

Il Natale è una festa sacra e cristiana il cui “profondo valore religioso” non deve essere assorbito “dagli aspetti esteriori”. È l’auspicio con il quale Benedetto XVI ha aperto la catechesi dell’udienza generale di stamattina in Aula Paolo VI. Al termine dell’udienza, il Papa ha salutato tre bambini coreani cattolici, tra i vincitori di un concorso indetto nel loro Paese in segno di omaggio per i 60 anni di sacerdozio del Papa. Il servizio di Alessandro De Carolis:

L’Eterno che entra “nei limiti del tempo e dello spazio”, Dio che per un atto d’amore “passa attraverso la mangiatoia di Betlemme” chinandosi fino a farsi uguale all’uomo. In una catechesi qua e là caratterizzata da squarci poetici, Benedetto XVI ha citato alcune delle più belle espressioni che la Chiesa ha dedicato nei secoli alla nascita di Gesù. Tuttavia, che il Natale sia oggi una festa a costante rischio di superficialità emotiva e commerciale è stato subito puntualizzato dal Papa, che riferendosi a quel “Buon Natale” che in questi giorni corre sulle labbra di tutti, ha auspicato:

“Facciamo in modo che, anche nella società attuale, lo scambio degli auguri non perda il suo profondo valore religioso, e la festa non venga assorbita dagli aspetti esteriori, che toccano le corde del cuore. Certamente, i segni esterni sono belli e importanti, purché non ci distolgano, ma piuttosto ci aiutino a vivere il Natale nel suo senso più vero, quello sacro e cristiano, in modo che anche la nostra gioia non sia superficiale, ma profonda”.

Ma come si fa a cogliere oggi questa profondità del Natale? Come può riuscirvi, si è domandato il Papa, l’uomo contemporaneo, definito “l’uomo del ‘sensibile”, dello sperimentabile empiricamente”? Certamente, ha detto, partendo dal fatto storico di Gesù di Nazareth, il Dio “che non solo ha parlato all’uomo”, ma “si è fatto uomo”. E poi, a un livello più spirituale, facendo bene attenzione alle parole e ai segni della liturgia del Natale:

“Indicando che Gesù nasce ‘oggi’, la Liturgia non usa una frase senza senso, ma sottolinea che questa Nascita investe e permea tutta la storia (...) A noi credenti la celebrazione del Natale rinnova la certezza che Dio è realmente presente con noi, ancora ‘carne’ e non solo lontano: pur essendo col Padre è vicino a noi, in quel Bambino nato a Betlemme, si è avvicinato all’uomo: noi Lo possiamo incontrare adesso, in un ‘oggi’ che non ha tramonto”.

Benedetto XVI ha poi richiamato l’attenzione sull’aspetto “pasquale” che pure è insito all’evento di Betlemme. “Natale e Pasqua – ha spiegato – sono entrambe feste della redenzione”:

“La Pasqua la celebra come vittoria sul peccato e sulla morte: segna il momento finale, quando la gloria dell’Uomo-Dio splende come la luce del giorno; il Natale la celebra come l’entrare di Dio nella storia facendosi uomo per riportare l’uomo a Dio: segna, per così dire, il momento iniziale, quando si intravede il chiarore dell’alba”.

Il Papa ha citato ampi stralci tratti dagli scritti più intensi sulla Natività conservati dalla tradizione ecclesiale. E sulla scorta delle parole di San Gregorio Magno e San Basilio, Benedetto XVI ha terminato la catechesi ricordando con altrettanto trasporto non solo l’importanza, ma anche la bellezza della festa ormai alle porte:

“Nel Natale noi incontriamo la tenerezza e l’amore di Dio che si china sui nostri limiti, sulle nostre debolezze, sui nostri peccati e si abbassa fino a noi (...) Il Figlio di Dio nasce ancora ‘oggi’, Dio è veramente vicino a ciascuno di noi e vuole incontrarci, vuole portarci a Lui. Egli è la vera luce, che dirada e dissolve le tenebre che avvolgono la nostra vita e l’umanità”.

L’atmosfera natalizia dell’udienza generale, come sempre in questo periodo, ha preso corpo in Aula Paolo VI grazie anche alle note degli zampognari molisani di Bojano, ringraziati dal Papa “per la bella musica”. Benedetto XVI ha anche esortato in lingua spagnola alla solidarietà verso i meno abbienti durante il periodo delle feste: “Per i poveri – ha affermato – non può esservi alcun ritardo”. Quindi, ha concluso con il consueto saluto ai giovani, ai malati e a i nuovi sposi intonato al Natale:

“Cari giovani, specialmente voi alunni del liceo Braucci di Caivano, possiate accostarvi al mistero di Betlemme con gli stessi sentimenti di fede della Vergine Maria; sia dato a voi, cari ammalati, di attingere dal presepe quella gioia e quell'intima pace che Gesù viene a portare nel mondo; e voi, cari sposi novelli, vogliate contemplare con assiduità l'esempio della santa Famiglia di Nazaret, per improntare alle virtù in essa praticate il cammino di vita familiare da poco iniziato”.

All’udienza generale di oggi hanno preso parte anche tre bambini coreani cattolici venuti dal loro Paese per donare al Papa un fascicolo contenente le lettere con i disegni eseguiti dai 33 coetanei – su 1220 partecipanti – vincitori di un concorso organizzato dall’Ambasciata della Repubblica di Corea presso la Santa Sede, in collaborazione con il giornale cattolico coreano Pyeonghwa Shinmun (Giornale della Pace) dell’arcidiocesi di Seul, in occasione del 60.mo anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI.

Durante la Messa della Vigilia di Natale uno dei tre bambini leggerà la preghiera dei fedeli in coreano, mentre gli altri due riceveranno la Comunione dalle mani del Santo Padre. Inoltre, sempre durante la Messa, due bambini coreani parteciperanno all’offertorio e altri due porteranno i fiori al Presepe. “L’Ambasciata della Repubblica di Corea presso la Santa Sede – spiega un comunicato della stessa ambasciata – ha organizzato questo concorso per ringraziare il Santo Padre per l’instancabile servizio per l’umanità e per il grande affetto per il popolo della Corea. L’Ambasciata è sicura che questo evento servirà in maniera significativa la Chiesa e la società in Corea a promuovere la vocazione cattolica edificando ulteriormente il sensus fidei dei cattolici della Corea”.

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