Messaggio dei vescovi italiani per la Giornata mondiale della vita consacrata
Per educarsi alla vita santa di Gesù
Roma, 11. Riproporre la forma di vita che Gesù ha abbracciato e offerto ai discepoli che lo seguivano. In questo sta il proprium della vita consacrata. È quanto sottolineano i vescovi italiani nel messaggio diffuso oggi in vista della 16ª Giornata mondiale della vita consacrata del 2 febbraio prossimo. Il documento -- dal titolo «Educarsi alla vita santa di Gesù» -- si apre con un'espressione di stima e gratitudine a quanti, «in tempi non facili» con la loro «presenza carismatica e dedizione sono un segno profetico ed escatologico mai abbastanza apprezzato». In Italia i religiosi sono circa 140.000, dei quali 18.000 uomini e 122.000 donne. Essi rappresentano il 16 per cento del totale. A livello mondiale, infatti, i religiosi sono quasi 875.000, con 135.000 uomini e 740.000 donne. Nelle prime battute del testo -- elaborato dalla Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata -- anche la sottolineatura del particolare rapporto tra la vita religiosa e il cammino di questo decennio per la Chiesa italiana dedicato al tema dell'educazione. «“Educare alla vita buona del Vangelo” implica certamente l'educare alla vita santa di Gesù. È questo il dono e l'impegno di ogni persona che voglia farsi discepola di Gesù, specialmente di chi è chiamato alla vita consacrata».
Nella parte centrale del messaggio, i vescovi indicano quattro «note» -- «primato di Dio», «fraternità», «zelo divino» e «stile di vita» -- che «mostrano la coerenza della vita con la vostra specifica vocazione» mostrando al tempo stesso la «fecondità di un assiduo cammino formativo».
Quanto al «primato di Dio», i presuli ricordano come Benedetto XVI indichi spesso nella secolarizzazione «la sfida principale del tempo presente». Particolarmente i consacrati sono chiamati a riflettere sul fatto che «urge una nuova evangelizzazione, che metta al centro dell'esistenza umana il primo comandamento di Dio, la confessio Trinitatis e la Parola di salvezza, di cui voi avete profonda esperienza spirituale». Quanto alla «fraternità», i presuli osservano come «la dilagante conflittualità che deteriora le relazioni umane mostra la perenne attualità della missione di Cristo e dei suoi discepoli: raccogliere in unità i figli di Dio dispersi». In questo senso, «tocca alle comunità religiose essere scuole di fraternità che impegnano i propri membri alla formazione permanente alle virtù evangeliche: umiltà, accoglienza dei piccoli e dei poveri, correzione fraterna, preghiera comune, perdono reciproco, condividendo la fede, l'affetto fraterno e i beni materiali». Nella stessa prospettiva, i vescovi sottolineano l'esempio di Gesù e la «forza straordinaria» dello zelo da lui mostrato insieme agli apostoli, esortando i religiosi a preoccuparsi «non tanto della contrazione numerica delle vocazioni, quanto della vita tutto sommato mediocre di molti, in cui sembra persa la traccia dello zelo, della passione, del fuoco d'amore che animava Gesù e i santi». Mentre «oggi occorrono nuovi santi, appassionati di Gesù e dell'uomo, sentinelle che sanno intercettare gli orizzonti della storia».
(©L'Osservatore Romano 12 gennaio 2012)
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