(ASCA) - Citta' del Vaticano, 27 set
Papa Benedetto XVI, in quanto sovrano 'assoluto' dello Stato Citta' del Vaticano puo' eventualmente concedere la grazia al suo ex-assistente di camera Paolo Gabriele in qualsiasi momento, anche interrompendo il processo che si apre sabato in Vaticano. Ma, come ha spiegato oggi ai giornalisti il prof. Giovanni Giacobbe, 'promotore di giustizia' della Corte d'appello vaticana, nel corso di un briefing organizzato dalla sala stampa della Santa Sede, ''una volta iniziato il processo, il Santo Padre dovrebbe attendere la fine del processo, sebbene non sia vincolato in questo senso''.
I poteri di Benedetto XVI nella giustizia vaticana, ha precisato Giacobbe, sono quelli di un ''normale'' capo di Stato degli ordinamenti moderni, nel senso che puo' concedere la grazia in ogni momento agli imputati giudicati colpevoli ma non puo' sostituirsi al potere giudiziario. Allo stesso tempo, ha pero' aggiunto Giacobbe, il pontefice puo' ''preventivamente decidere che il processo non si svolga'', in quanto riassume tutti i poteri dello Stato. Ma questo, ha notato Giacobbe, non si e' verificato nel caso di Gabriele.
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