lunedì 3 settembre 2012

Congresso panafricano dei laici cattolici. Ryłko: tutti i battezzati corresponsabili dell'evangelizzazione


Congresso panafricano dei laici cattolici. Ryłko: tutti i battezzati corresponsabili dell'evangelizzazione 

Inizia domani a Yaoundé, in Camerun, il secondo Congresso panafricano dei laici cattolici sul tema “Essere testimoni di Gesù Cristo in Africa oggi. 'Sale della Terra...luce del mondo' (Mt. 5,13-14)”. Sugli obiettivi del Congresso, Stefano Leszczynski ha intervistato il cardinale Stanisław Ryłko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, dicastero che ha organizzato l’evento:   

R. - Il Congresso vuole risvegliare, innanzitutto, nei laici cattolici lo spirito di corresponsabilità e di impegno indispensabile nella missione di annunciare Cristo nel grande Continente africano. Essere missionari e testimoniare la propria fede fanno parte della nostra identità di cristiani. Tutta la Chiesa è missionaria per sua natura. E nei nostri tempi, la missione evangelizzatrice della Chiesa che vive in Africa deve affrontare sfide difficili, è chiamata a confrontarsi con scenari nuovi e, per certi versi, inediti in campo religioso, sociale, culturale, economico e politico. Uno degli obiettivi principali del nostro Congresso sarà proprio leggere attentamente queste sfide e riflettere sulle risposte che il laicato cattolico africano potrà dare ad esse.

D. - Qual è il ruolo del laicato nel compiere la “nuova evangelizzazione” e perché è importante non perdere di vista la dottrina sociale della Chiesa in questa missione?

R. - I fedeli laici svolgono un ruolo di primo piano nella nuova evangelizzazione nel Continente africano: basti ricordare i tanti catechisti laici – vere colonne portanti delle comunità cristiane in Africa. È compito dei laici assumersi la loro parte di responsabilità nella vita delle comunità cristiane. Sappiamo però che la loro missione principale – grazie al carattere secolare della loro vocazione – è quella di portare il Vangelo nel mondo. L’Esortazione postsinodale Africae munus definisce i laici come “«ambasciatori di Cristo» (2Cor 5,20) nello spazio pubblico e nel cuore del mondo” (n. 128). Essi cioè sono il “sale della terra”, la “luce del mondo”, il “lievito evangelico” che trasforma le realtà temporali dal di dentro. Da qui l’importanza della Dottrina sociale della Chiesa che non va intesa come un accessorio, ma come parte integrante della missione evangelizzatrice della Chiesa.

D. - Quali sono gli obiettivi specifici di questo Congresso per quanto riguarda le realtà africane? 

R. - Il Congresso vuole essere un momento di ascolto attento di ciò che lo Spirito Santo dice alla Chiesa in Africa in questa ora e, in particolare, tramite i due Sinodi dei Vescovi dedicati all’Africa, quello del 1994 e quello del 2009. Allo stesso tempo il Congresso intende porsi in ascolto dell’Africa, una terra che sta attraversando profonde trasformazioni e gravi sfide (povertà, fame, guerre, fondamentalismi religiosi che sempre più spesso sfociano in atti di vera e propria persecuzione anticristiana, la secolarizzazione e l’invasione della cultura post-moderna occidentale che mettono in crisi non pochi valori autentici delle culture tradizionali africane e l’identità stessa dell’anima africana…). Ma, al contempo, l’Africa è carica di grandi speranze. Vogliamo riscoprire e valorizzare le tante ricchezze spirituali di questo Continente che possono servire l’umanità intera. In altre parole, vogliamo realizzare un Congresso di speranza, perché – come ci insegna Papa Benedetto XVI – i laici cattolici in Africa devono essere, in modo speciale, “servitori di speranza”, quella speranza radicata in Cristo, Signore della storia. 

D. - Benedetto XVI ha definito l’Africa come un grande polmone di spiritualità e un continente della speranza. Eppure la Chiesa africana per molti aspetti è ancora molto giovane…

R. - Sì, la Chiesa in Africa è giovane da diversi punti di vista. È giovane perché la maggior parte della popolazione africana è giovane e ciò costituisce una grande risorsa umana per questo Continente, un motivo di grande speranza. La Chiesa in Africa è giovane, inoltre, perché in gran parte dei Paesi il primo annuncio del Vangelo è arrivato meno di duecento anni fa. La fede di questo Continente richiede, dunque, di essere adeguatamente consolidata. La Chiesa in Africa è giovane anche perché in forte crescita. All’inizio del XX secolo i cattolici erano meno di 2 milioni, alla fine di questo secolo hanno raggiunto i 140 milioni. Secondo il recente Annuario Statistico i cattolici in Africa sono 185 milioni, cioè il 18% della popolazione totale del Continente. Queste cifre indicano il forte dinamismo della Chiesa che vive in Africa, un dinamismo che - come dice il Papa Benedetto XVI - si esprime nella freschezza del sì alla vita, nella freschezza del senso religioso e della speranza. L’Africa - secondo le parole del Santo Padre - è una riserva di vita e di vitalità per il futuro. Ma occorre aver presente che tutto ciò esige un forte impegno a favore della nuova evangelizzazione.

D. - Rafforzare il laicato nella propria identità cristiana. Quali sono i settori più importanti per la formazione del laicato africano?

R. - Uno degli obiettivi principali del nostro Congresso è proprio rafforzare e consolidare l’identità cristiana del laicato cattolico dell’Africa. Vogliamo che questo Congresso sia uno strumento che aiuti i laici africani a riscoprire la bellezza della loro vocazione e della loro missione nella Chiesa e nel mondo. E questo significa riscoprire l’importanza del Battesimo, il sacramento da cui scaturisce tutta la vita e la missione di un cristiano. Formare laici adulti non è altro che aiutarli a vivere la realtà del Battesimo fino in fondo. San Leone Magno dice: “Riconosci, cristiano, la tua dignità!”, cioè la tua dignità battesimale. È formazione, inoltre, stimolare i laici a incontrare veramente Cristo nella vita, un incontro fondamentale per ogni cristiano così come afferma il Papa Benedetto XVI: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (Deus caritas est, n. 1). Infine, rafforzare l’identità laicale comporta anche riscoprire l’importanza e la bellezza del “carattere secolare” della vocazione laicale, che consiste proprio nell’impegno di trasformare il mondo secondo lo spirito del Vangelo. Per questo i laici cattolici devono essere i veri protagonisti e i promotori di giustizia, di riconciliazione e di pace nel Continente africano; essere “ambasciatori di Cristo” anche nella vita pubblica, anche nel mondo della politica – un ambito particolarmente esigente in Africa.

D. - Che significato assume l’Anno della Fede nel continente africano e quale impatto si spera possa avere nelle società africane?

R. - L’Anno della Fede ci ricorda ciò che è fondamentale per l’intera esistenza di un cristiano. Il Papa Benedetto XVI ci ammonisce dicendo che a volte ci preoccupiamo in maniera affannosa delle conseguenze sociali, culturali e politiche della fede, supponendo che la fede ci sia, ma ciò purtroppo - secondo il Papa - sta diventando sempre meno realista anche in Africa. Nella formazione del laicato, dunque, bisogna partire sempre dall’essenziale, cioè da Dio, quel Dio che si è rivelato nel volto del suo Figlio, Gesù Cristo. Bisogna partire dalla fede! Da qui la grande importanza del Catechismo della Chiesa Cattolica che dovrebbe diventare un compagno di cammino per ogni laico cattolico. L’ignoranza della fede è un grave pericolo per i cattolici non solo in Africa. Il nostro Congresso si propone, quindi, di lanciare un appello ai laici cattolici africani perché conoscano la fede, la sua bellezza, la sua ragionevolezza.

D. - Quale importanza assumono nel contesto sociale e spirituale dei Paesi africani i movimenti ecclesiali?

R. - Il luogo principale di formazione dei laici – oltre la famiglia cristiana – è costituito dalle parrocchie. Nei nostri tempi però la parrocchia ha bisogno di essere aiutata in questo compito da una vasta rete di piccole comunità. In Africa si dà molta importanza alle comunità cristiane di base che svolgono un significativo ruolo formativo. Tuttavia occorre senz’altro valorizzare la nuova stagione aggregativa dei fedeli laici, frutto del Concilio Vaticano II, che trova espressione nei nuovi carismi dai quali nascono i movimenti ecclesiali e le nuove comunità. È questo un motivo di grande speranza anche per la Chiesa africana. Il Beato Giovanni Paolo II ha visto nei movimenti e nelle nuove comunità delle realtà dotate di un grande dinamismo missionario, un vero dono di Dio per la nuova evangelizzazione. E il Papa Benedetto XVI ha sollecitato i Pastori di andare incontro a queste realtà con grande amore. È vasta la schiera dei laici – uomini e donne, giovani e adulti - che anche in Africa, grazie a questi nuovi carismi, ha scoperto la gioia della fede nonché l’affascinante bellezza di essere cristiani.

D. - Quali i frutti maturati dai precedenti Congressi per i laici in altri continenti, in Asia per esempio?

R. - L’organizzazione dei Convegni continentali o regionali del laicato cattolico è ormai da anni una delle attività rilevanti del Pontificio Consiglio per i Laici. In Africa simili raduni sono stati organizzati per ben due volte in passato: nel 1971 e nel 1982. Due anni fa abbiamo realizzato un Congresso dei Laici cattolici dell’Asia a Seoul, in Corea. Quanti partecipano a questi raduni vivono un’esperienza di Chiesa come mistero di comunione missionaria: laici, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose uniti dallo stesso amore a Cristo e alla Chiesa e pronti ad annunciare il Vangelo nel mondo che li circonda. Ogni Congresso è una semina che intende risvegliare nei laici cattolici, soprattutto in quei luoghi in cui i cristiani sono una piccola minoranza, la consapevolezza della vocazione e della missione ricevuta; vogliono risvegliare il coraggio di una testimonianza cristiana esplicita e persuasiva che dà ragione della speranza che ogni cristiano porta in sé. Questi Congressi vogliono dire ai laici cattolici “non siete soli; non siete abbandonati”, “fate parte della grande famiglia dei discepoli di Cristo di dimensioni planetarie, che è la Chiesa cattolica”. Credo che siano questi i principali frutti generati dai Congressi finora organizzati e mi auguro che saranno anche i frutti del prossimo Congresso dei laici cattolici in Camerun.

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