Padre Geissler: quando il cuore non brucia, la fede non può essere trasmessa
Sulla Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede, Roberto Piermarini ha intervistato padre Hermann Geissler, responsabile dell’Ufficio Dottrinale del dicastero vaticano:
D. – Padre Geissler, qual è lo scopo di offrire, da parte del suo dicastero, delle indicazioni pastorali per l’Anno della Fede?
R. – Come si sa la Congregazione per la Dottrina della Fede è competente non solo per correggere gli errori, ma anche e primariamente per promuovere la dottrina della verità. Mi pare che questa Nota, con suggerimenti pastorali, entri perfettamente in questo compito promozionale, che è anche specifica della Congregazione stessa; mi pare anche che entri perfettamente nel programma del Papa che, sin dall’inizio del suo Pontificato, ha cercato di rinnovare la fede, partendo da Cristo: ricordo solo il suo accenno recentemente alla Curia Romana, quando ha detto “se la fede non riprende vitalità, tutte le altre riforme rimarranno inefficaci”. La riforma veramente necessaria, oggi, nella Chiesa è quindi il rinnovamento della fede. Direi che lo scopo di questa Nota è triplice. Il primo scopo è quello di aiutare i fedeli a riscoprire il nucleo della fede, il fondamento della fede, che è l’incontro personale con Cristo, l’incontro personale col Signore, che ci ama, ci sostiene, ci perdona, ci incoraggia e ci mostra un grande futuro. Partendo da questo, penso che ci sia un secondo scopo della Nota – anch’esso molto importante – che è quello di aiutare tutti a riscoprire il significato e i documenti del Vaticano II. Molti parlano del Vaticano II, ma quando poi si scende un po’ più approfonditamente, ci si accorge che pochi conoscono veramente i testi di questo grande e ultimo Concilio. Quindi penso che sia veramente molto importante riscoprire il tesoro di tutto questo. Menziono anche il terzo scopo, che è quello di riscoprire la fede in tutta la sua bellezza e nella sua integralità. Per questo credo, ovviamente, che il Catechismo della Chiesa Cattolica possa aiutarci molto, perché è importante oggi capire e comprendere anche la Dottrina della Fede. L’Anno della Fede vuole aiutarci proprio in questo.
D. – Quali proposte pastorali offre la Nota?
R. – La Nota offre tante proposte: sono 40 e vengono proposte a livello di Chiesa universale, a livello di Conferenze episcopali, a livello poi delle diocesi, delle parrocchie, delle comunità, delle associazioni e dei movimenti. Per quanto riguarda le proposte della Chiesa universale saranno ovviamente caratterizzate da molti eventi che vedranno la partecipazione del Santo Padre: l’apertura dell’Anno della Fede, ad esempio, sarà una solenne celebrazione in ricordo del 50.mo di apertura del Vaticano II; ricordo poi il Sinodo dedicato alla nuova evangelizzazione, all’inizio di questo Anno della Fede, che rappresenterà un momento molto importante; ricordo anche i simposi e i convegni che si terranno qui a Roma a livello internazionale, per riscoprire proprio il significato del Vaticano II. Sempre a livello di Chiesa universale sono anche previste celebrazioni ecumeniche per promuovere l’unità dei fedeli: un punto forte, questo, del Concilio. Ci sarà una solenne celebrazione con tutti i cristiani per riaffermare la fede comune in Cristo. A livello poi delle Conferenze episcopali ricordo soltanto una proposta, che è quella di impegnarsi nuovamente nella catechesi, perché la Catechesi è assai importante per la Chiesa: sappiamo, infatti, che la catechesi sta vivendo un momento di crisi in molte parti della Chiesa e a questo riguardo la Nota incoraggia i vescovi a rifare i sussidi, che non sono in parte ancora conformi al Catechismo della Chiesa Cattolica. Credo che sia molto importante che i testi della catechesi siano veramente ben fatti per essere veramente di aiuto ai fedeli. Per quanto riguarda poi le proposte a livello diocesano, c’è la proposta che ogni vescovo faccia una Lettera pastorale sulla fede; c’è poi la proposta di offrire catechesi per i giovani nelle cattedrali e nelle grandi chiese o per quelle persone che stanno cercando la fede o il senso della vita; c’è ancora la proposta di un rinnovato dialogo tra fede e ragione, che appare molto importante ai nostri giorni, in cui non in pochi pensano che fra fede e ragione non vi possa essere una sintonia. Il Papa invece dice che c’è, che ci sia anzi un’amicizia. A questo scopo è stato chiesto alle Università cattoliche di impegnarsi nella promozione di simposi, di giornate di studio, etc. Per quanto riguarda poi le parrocchie, faccio presente che la proposta centrale è molto semplice, ma comunque centrale, ed è la celebrazione dell’Eucaristia: che sia ben fatta, perché l’Eucaristia è il Mistero della Fede e nell’Eucaristia Gesù stesso rinnova la fede in noi, ci incoraggia, ci sostiene, ci fortifica. Partendo dall’Eucaristia devono poi nascere tutte le altre proposte a livello parrocchiale: rinnovamento della catechesi, distribuzione del Catechismo, collaborazione con i movimenti, con le associazioni. Qui ci vuole anche un nuovo accordo, una nuova sinergia, una nuova collaborazione di tutte le forze della Chiesa.
D – A livello pastorale, come saranno ricordati i due eventi commemorativi che caratterizzano l’Anno della Fede, che lei ha già citato: il 50.mo del Concilio Vaticano II ed il 20.mo del Catechismo della Chiesa Cattolica?
R. – Direi che c’è ovviamente una celebrazione solenne di apertura dell’Anno della Fede e che sarà un momento commemorativo anche dell’apertura del Concilio Vaticano II, cinquant’anni fa, e ci sarà poi anche una solenne celebrazione conclusiva non solo a Roma – perché ci si propone di farlo in tutte le diocesi del mondo – in cui riaffermare la fede della Chiesa, riaffermare la gioia della fede della Chiesa. L’accento della Nota, però, non è sulle celebrazioni; l’accento è anzitutto sulla formazione: ciò che mi pare oggi importante è quello di fare una grande opera di formazione in tutta la Chiesa. Ho già fatto un accenno di come sia necessario riscoprire veramente il significato e i testi del Vaticano II, proprio perché questo Concilio ha voluto, partendo proprio da Cristo, rinnovare tutta la Chiesa, approfondendo così la sua natura e il suo rapporto con il mondo contemporaneo. Mi pare che qui ci siano gravi lacune, perché molti – come ho già detto – non conoscono i testi; molti non hanno capito bene il Vaticano II. Il Vaticano II ha voluto aprire le finestre affinché lo Spirito del Signore potesse penetrare il mondo: ma, in realtà, in molte parti purtroppo è lo spirito del mondo che è entrato nella Chiesa. Dobbiamo quindi ritornare ai testi del Concilio per riscoprire di nuovo le grandi intenzioni e il vero significato di questi testi. Mi pare che il Catechismo della Chiesa Cattolica, che è l’altro grande movimento che verrà commemorato, è di grande aiuto: il Catechismo presenta la dottrina del Concilio all’interno di tutta la tradizione, di tutta la dottrina della Chiesa, della fede, dei sacramenti, della morale, della preghiera e rappresenta veramente una grande opera di sintesi che ci presenta la sinfonia della fede, la bellezza della fede, l’integralità della fede. Mi pare quindi che sia di grande aiuto e spero che i fedeli e tutti coloro che ricoprono un ruolo nella Chiesa usino molto questo strumento per riscoprire il tesoro della fede.
D. - Tra i suggerimenti particolari a livello delle diocesi, la nota propone “celebrazioni penitenziali per chiedere perdono a Dio specialmente per i peccati contro la fede”. Può approfondire il significato che si vuole dare a queste celebrazioni e il valore di queste iniziative nel contesto dell’Anno della Fede?
R. – Sì, ho già detto che la fede è un dono prezioso. Il Vangelo parla una volta della “perla preziosa” e se la fede è veramente un grande dono dobbiamo valorizzare questo dono, dobbiamo accoglierlo, dobbiamo nutrirlo, dobbiamo diffonderlo, dare testimonianza, e mi pare che, se siamo sinceri, dobbiamo dire che nella Chiesa ci sono grandi lacune. Ci sono fedeli che non conoscono affatto la fede, che non praticano la fede, che non si interessano di formare la fede. Per non parlare della testimonianza, che non c’è: quando il cuore non brucia, la fede non può essere trasmessa. Dobbiamo ammettere che ci sono queste grandi lacune e mi permetto anche di dire che ci sono catechisti e sacerdoti che non presentano la fede nella sua integralità, nella sua bellezza e che, in parte, seminano anche dubbi e incertezze. Queste sono cose gravi. In parti della Chiesa l’accento è stato anche posto molto sulla dimensione sociale, umanitaria, che è importante, però talvolta la fede è stata messa in seconda fila. Penso che questo sia un problema e dobbiamo ammettere che anche all’interno della Chiesa abbiamo sbagliato. Secondo me, dobbiamo capire di nuovo che i peccati contro la fede sono molto gravi, sono molto nocivi per la Chiesa. Gesù stesso dice: “se il sale perde il suo sapore a che cosa serve?”. Mi pare una domanda molto seria. Gesù dice un’altra volta: “il Figlio dell’uomo quando tornerà troverà ancora fede sulla terra?” Dobbiamo porci queste domande e dobbiamo umilmente chiedere perdono a Dio per i peccati contro la fede che abbiamo commesso.
D. – La nota si avvale del contributo di altri Dicasteri della Santa Sede?
R. – Naturalmente. A Roma si lavora sempre in modo collegiale. La nota è stata preparata sostanzialmente dal Comitato per la preparazione dell’Anno della Fede e questo comitato è stato composto da circa 15 cardinali e presuli, in parte da grandi diocesi del mondo, in parte da capi Dicastero qui a Roma, i capi dei Dicasteri più coinvolti: anzitutto l’Educazione cattolica, i Vescovi, il Clero, l’Evangelizzazione, la Nuova evangelizzazione, anche i Laici... Quindi già nella preparazione di tutto l’Anno della Fede c’è stato un lavoro collegiale qui a Roma – come, secondo me, deve essere - e poi quando il progetto della nota è stato elaborato, è stato trasmesso a tutti i Dicasteri coinvolti, anche a quelli che non erano rappresentati nel comitato, come il Dicastero per la Vita Consacrata, il Dicastero per l’Unità della Chiesa, per la Cultura, tutti hanno contribuito per la stesura finale della nota. Auspico che questo lavoro collegiale, così ben iniziato, possa continuare e non solo a Roma. Penso che dobbiamo tutti stringerci intorno al Papa: tutti i vescovi, i sacerdoti, i laici, tutta la Chiesa, per promuovere questo Anno della Fede, perché diventi veramente un anno di grazia.
D. - Come saranno coordinate le diverse iniziative promosse dai vari Dicasteri della Santa Sede per questo anno della fede?
R. – E’ una domanda importante perché bisogna coordinare bene le diverse iniziative. A questo scopo, presso il Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione, è stata istituita una segreteria che ha il compito di coordinare tutte le iniziative promosse qui a Roma, le iniziative maggiori a livello universale e, poi, anche proporre iniziative, suggerire nuove iniziative, perché le proposte che la Nota offre sono solo esemplificative, possono nascerne molte altre che lo Spirito Santo magari suscita nella testa e nei cuori dei fedeli, dei pastori… Poi sempre questa segreteria strutturerà un sito internet che offrirà informazioni utili per i fedeli per essere veramente informati bene e aggiornati su tutte le iniziative dell’Anno della Fede.
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1 commento:
L'anno della fede ha inizio l^11 ottobre , per ricordarci a tuttì, ma proprio a tutti che a partire da quel giorno nella Chiesa cattolica "si compirono" i giorni in cui all'uomo moderno si indicò la strada di come perdere la fede nell'unico Signore. Tutto in quegli anni contribui per opera di una minoranza ( cardinali Suenens e Lercaro in testa) affinchè confusione e anarchia facessero da padroni nella Chiesa .
Per t ale maotivo, il papa, che fu presente in qegli anni e testimone oculare dei fatti sttobanco avvenuti, chiede che si facciano liturgie penitenziali per riparare a tutto quanto è stato fatto nella Chiesa per far perdere la fede.
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