Mons.Farrell: il ritorno all'unità dei cristiani, un viaggio lento ma fruttuoso
La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani si ispira per il 2012 alla frase tratta dalla prima Lettera di San Paolo ai Corinzi: “Tutti saremo trasformati dalla vittoria di Gesù Cristo, nostro Signore”. Su questo tema, Philippa Hitchen ha intervistato mons. Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani:
R. – Ogni anno, il tema viene scelto da un gruppo ecumenico in un particolare Paese. Quest’anno, abbiamo lavorato con un gruppo della Polonia. La storia della Polonia è piena di invasioni, battaglie, difficoltà e superamento di queste difficoltà. L’idea della vittoria, quindi, viene quasi naturale: la vittoria ultima è di Cristo ed è sulla morte e sul peccato. Parlando dell’unità dei cristiani, però, siamo chiaramente coscienti che le divisioni sono frutto del peccato e solo la grazia di Cristo, insieme con l’ispirazione dello Spirito Santo, può aiutare i cristiani a superare queste profonde divisioni che la storia ci ha lasciato in eredità. Pertanto, l’idea di fondo dei testi per questa settimana di preghiera ci porta a una grandissima fiducia nella forza trasformatrice della grazia di Cristo. I testi hanno il compito di farci riflettere ma anche di farci partecipare, sempre più pienamente, alla preghiera stessa di Gesù, affinché tutti siano una cosa sola.
D. – In quest’ottica, per quanto riguarda i progressi fatti nei vari dialoghi, che cosa possiamo celebrare dell’anno appena trascorso e cosa possiamo prevedere, quali potranno essere le speranze per i mesi a venire?
R. – Quando guardiamo ai dialoghi, sembra che non vengano fatti grandi passi avanti, ma il lavoro del dialogo è proprio quello di approfondire tutte le difficoltà. Dobbiamo cercare la risposta a queste problematiche, ma dobbiamo farlo insieme. I dialoghi sono, per natura, dei processi alquanto lenti. Se guardiamo globalmente ai rapporti con i nostri fratelli delle altre Chiese e comunità, posso affermare che la Giornata di preghiera e di riflessione per la pace e la giustizia nel mondo, svoltasi nell’ottobre scorso ad Assisi, è stata davvero una splendida prova del fatto che il mondo ecumenico si muove e va avanti. Abbiamo avuto una risposta veramente molto numerosa per quanto riguarda le delegazioni inviate dalle altre Chiese: hanno partecipato più di 30 delegazioni cristiane. Questo è un segno di come il lavoro ecumenico, che molte volte appare difficile o non fruttuoso, dà invece dei frutti. Frutti che stanno nella mente, nel cuore, negli atteggiamenti e nelle convinzioni delle persone. Credo di poter dire che i rapporti ecumenici stanno producendo il grande frutto della fratellanza riscoperta.
D. – Quest’anno, avremo anche il Sinodo per la nuova evangelizzazione. Secondo lei, questo sarà un altro appuntamento importante sul piano ecumenico?
R. – Sì. Stiamo lavorando anche sul piano ecumenico affinché partecipino, al Sinodo, i rappresentanti delle altre Chiese – ortodosse, protestanti ed anglicane – e penso che tutti dobbiamo essere coscienti del fatto che la nuova evangelizzazione non può essere fatta da una sola Chiesa. Non possiamo farla solo noi cattolici, dobbiamo lavorare insieme a tutti gli altri. Pensiamo solo all’Europa dell’Est: la presenza dei nostri fratelli ortodossi è predominante. La nuova evangelizzazione, in Europa, non si può fare senza di loro. Pensiamo anche ai Paesi dell’Europa e dell’America dell’ovest: la maggioranza è rappresentata dai nostri fratelli protestanti. Non possiamo evangelizzare la società senza collaborare con loro.(vv)
© Copyright Radio Vaticana
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento