All'Angelus l'appello del Papa per i migranti e i rifugiati
Milioni che non sono numeri
Dal 18 al 25 gennaio la settimana di preghiera per invocare da Dio la piena unità dei cristiani
Milioni di persone in tutto il mondo sono costrette a lasciare i Paesi di origine a causa di povertà, guerre e violenze. Lo ha ricordato il Papa all'Angelus di domenica 16 gennaio, Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Si tratta di esseri umani e non di "numeri", ha avvertito il Pontefice: "Sono uomini e donne, bambini, giovani e anziani - ha detto - che cercano un luogo dove vivere in pace".
Benedetto XVI ne ha parlato al termine della preghiera mariana, rivolgendo "un cordiale saluto" in italiano ai rappresentanti delle comunità migranti di Roma presenti in piazza San Pietro. Anche nelle parole indirizzate subito dopo ai fedeli di lingua francese il Papa ha rinnovato l'appello all'accoglienza: "Siamo testimoni autentici del Vangelo - ha esortato - vivendo concretamente la solidarietà e la carità cristiana, non solamente attraverso la preghiera ma attraverso le azioni".
Il Pontefice ha poi ricordato che dal 18 al 25 gennaio si celebrerà la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, invitando tutti "a unirsi spiritualmente e, dove possibile, anche praticamente, per invocare da Dio il dono della piena unità tra i discepoli di Cristo".
In precedenza, nella riflessione proposta ai fedeli prima dell'Angelus, Benedetto XVI aveva parlato del ruolo delle "guide spirituali" nel cammino di fede dei cristiani, sottolineando in particolare il contributo che gli educatori - soprattutto i sacerdoti e i genitori - possono offrire ai giovani per favorire la loro crescita umana e spirituale. "Anche la chiamata a seguire Gesù più da vicino, rinunciando a formare una propria famiglia per dedicarsi alla grande famiglia della Chiesa - aveva detto - passa normalmente attraverso la testimonianza e la proposta di un "fratello maggiore", di solito un sacerdote". Senza dimenticare - aveva aggiunto - "il ruolo fondamentale dei genitori, che con la loro fede genuina e gioiosa e il loro amore coniugale mostrano ai figli che è bello ed è possibile costruire tutta la vita sull'amore di Dio".
(©L'Osservatore Romano 16-17 gennaio 2012)
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