giovedì 5 gennaio 2012

Gli arcivescovi Fisichella e Nosiglia sui moderni oratori per la nuova evangelizzazione (Contessa)

Gli arcivescovi Fisichella e Nosiglia sui moderni oratori per la nuova evangelizzazione

Se oggi don Bosco al centro commerciale

Fabrizio Contessa

La nuova evangelizzazione passa anche dai centri commerciali. E don Bosco oggi, forse, andrebbe per negozi e paninoteche in cerca dei “suoi” ragazzi. Moderni templi laici dedicati al denaro e alle merci che costellano le periferie delle città, i centri commerciali sono ormai diventati anche luoghi d’incontro e di svago. Spazi che via via, in buona sostanza, hanno preso il posto delle piazze, dei circoli, dei muretti di una volta. Una realtà che certamente non può essere ignorata da chi ha responsabilità pastorali. Prima di Natale l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, ha celebrato la messa in uno dei più grandi centri commerciali di Roma. E ieri, 3 gennaio, monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, città culla del carisma salesiano, ha lanciato l’idea di aprire degli oratori all’interno di questi spazi formalmente dedicati al consumo.
Se non si vuole che quello della nuova evangelizzazione diventi solo un vuoto slogan occorre definire anche «nuove forme di pastorale d’ambiente», ha commentato a «L’Osservatore Romano» l’arcivescovo Fisichella, che per i prossimi giorni — il 9 gennaio — ha convocato in Vaticano il secondo incontro degli arcivescovi e dei responsabili di «missione metropoli», il progetto pastorale cui hanno aderito dodici grandi città del vecchio continente, tra cui, unica italiana, anche Torino. «Oggi il centro commerciale è uno spazio vissuto da famiglie e giovani, non più solo un luogo dove si vende e si compra. E in certi momenti dell’anno, penso soprattutto all’estate, diventa anche un luogo di ritrovo per chi resta in città, per chi non può permettersi di andare in vacanza. È naturale che l’evangelizzazione entri in questi ambienti». Una pastorale d’ambiente che certamente non sostituisce o non si pone in alternativa con quella delle parrocchie. Anzi. «Ogni centro commerciale si trova all’interno di un territorio della parrocchia. Sono spazi di nuova evangelizzazione che i parroci non possono ignorare. È un’esperienza — ha continuato monsignor Fisichella — che ho fatto anch’io a Roma, l’ultima domenica prima di Natale, invitato dal parroco della zona in cui ricade un grande centro commerciale. Ho incontrato tanta gente che passeggiava per i negozi. E poi ho celebrato la messa». Del resto, oggi il centro commerciale non è poi tanto diverso dall’agorà dei tempi di san Paolo. «L’apostolo delle Genti passeggiando per le vie di Atene trovava molti altari eretti agli dei. Tra di essi anche quello al “Dio ignoto”. Incontrando i filosofi Paolo annuncia di essere venuto a portargli proprio il Dio che non conoscono. E il luccichio dei centri commerciali potrebbe illudere le persone di riuscire a scacciare i loro problemi. Ma non è così. Gli uomini hanno tutti nel cuore la nostalgia di Dio e vanno sempre alla sua ricerca».
Ed è su questa linea che si colloca anche l’iniziativa lanciata dall’arcivescovo di Torino in occasione della presentazione della lettera pastorale per il nuovo anno. Inviata a cento personalità della città, la lettera — che ha riscosso l’apprezzamento del sindaco, Piero Fassino — affronta «i problemi e le urgenze della società piemontese» e invita «a ritrovare le motivazioni ideali e le vie operative per affrontarli» a partire da alcune questioni centrali: il lavoro, i giovani e l’immigrazione. Tuttavia, viene sottolineato, il tema della crisi economica non può assorbire tutto. E, soprattutto, non può mettere il silenziatore al bisogno più profondo che alberga nel cuore di ogni persona. «Non vorrei — si sottolinea nella lettera — che il tema dei giovani si riducesse al “trovare lavoro”. La loro fragilità ha svariate cause: ruoli familiari materni e paterni indeboliti, merito disconosciuto, cultura nichilista e consumista che elimina il senso del limite, assenza di una dimensione religiosa». Per questo, afferma l’arcivescovo Nosiglia, «credo che sia necessario riannodare i fili del dialogo fra le generazioni». E anche la Chiesa deve con coraggio camminare su nuovi sentieri e imboccare strade sin qui inedite. «Forse dovremmo davvero aprire i nostri oratori anche nei centri commerciali e nei luoghi di divertimento, o proporre servizi educativi realizzabili in forma cooperativa anche presso locali di oratori o di congregazioni religiose».
Insomma, «occorre dimostrare in forme efficaci ai giovani che si crede nelle loro capacità e creatività, che il mondo degli adulti ha fiducia in loro non solo a parole ma con mirate scelte politiche, economiche e culturali. Questa è anche l’unica via per richiamarli alla loro responsabilità sul futuro, perché vivano da protagonisti e non assumano il disagio generazionale o la precarietà di vita e occupazionale come alibi per il disimpegno». In questo senso — ha spiegato Nosiglia — anche gli oratori nei centri commerciali sono il segno di una Chiesa che «deve farsi più missionaria», di una comunità che «sa investirsi della realtà concreta» e quindi «va incontro ai giovani là dove si trovano». Infatti, «quando incontro i giovani, essi mi dicono spesso di sentire la Chiesa troppo distante. Mi ringraziano non tanto per quello che dico, ma per essere andato a incontrarli».

(©L'Osservatore Romano 5 gennaio 2012)

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Stiamo sfondando il fondo del ridicolo!
Celebrare messa in un centro commerciale?
A me pare che san Bosco le messe le abbia celebrate in chiesa!

jacu

Ps. complimenti per la nomina di questo genio ad arcivescovo di Torino! Continuiamo così!

Anonimo ha detto...

Io avrei una proposta all´arcivescovo Nosiglia: perché i preti non smettono di passare il loro tempo su facebook, in riunioni e non iniziano a bussare più spesso alle case delle persone, a passare più tempo in chiesa (nella mia città trovare un prete in chiesa è più difficile che trovarci un imam! bisogna prendere appuntamento per ... facebook!). Perché non si inizia a lavorare con i laici, che invece di voler scimmiottare i preti e fare i protagonisti in chiesa, potrebbero iniziare a pregare il rosario in famiglia, ad invitare amici e parenti in chiesa, a dare esempio di vita cristiana?

jacu

Anonimo ha detto...

Io non ci vedo niente di male :-) Mi pare che neppure Gesù si formalizzasse.
Alessia

Caterina63 ha detto...

E' vero, san Giovanni Bosco sarebbe andato senza indugio nei Centri Commerciali, ma per portare i giovani e la gente in Chiesa e non il contrario ^__^
Comunque una Messa la si nega a nessuno, una tantum si può fare, basta che non diventi abitudine perchè il nostro essere umani, adombrato dal Peccato, ci conduce a quella abitudine nella quale si perderebbe il senso del sacro... gente che direbbe: ma si, fanno la messa al centro commerciale, andiamo li! e non andrebbero più in parrocchia!
oppure.... vivere quella Messa NON con il senso del sacro, MA COME UNA PAUSA tra una compra e l'altra....

Il punto è che il Signore stesso SI APPARTAVA E SI RITIRAVA quando doveva pregare ;-)
un conto è andare in un centro commerciale alla san Paolo per predicare, altra cosa è fare la Messa....e trasformare un angolo di quel centro un presunto tempio... non riuscirebbe e le recenti prove lo dimostrano, non è nuovo infatti il tentativo di fare nel centro commerciale una chiesetta.... ma a quanto pare non ha portato frutti... altra cosa è l'oratorio, un centro dove richiamare i visitatori a scoprire che esiste qualcosa che ha ben più valore...

Dire la Messa fuori dalla Chiesa, fu già disciplinato dal Concilio di Trento ed è una concessione che può farsi ogni tanto e in occasioni particolari, ma non è la Norma e un motivo c'è: Maestro dove abiti? VIENI, e vedi...
andare significa anche impegnare il fedele a SCOMODARSI e a muoversi.... il Signore è andato incontro alle folle è vero, ma poi erano loro a cercare Gesù...
Gesù non si ripeteva verso le folle.... e invitava i suoi AD APPARTARSI CON LUI, a muoversi...

Infine la Messa alla domenica NON basta!!
Non è sufficiente portare la messa al centro commerciale, la domenica è un giorno interamente SACRO da dedicare allo spirito.... da dedicare alle cose dell'anima e non del corpo, è banalizzazione tentare di unire il sacro al profano, essi vanno sempre separati altrimenti l'uomo non comprenderà MAI la serietà della RINUNCIA!

Anonimo ha detto...

@Alessia

A me risulta che Gesù abbia predicato il Vangelo ovunque, ma non mi pare che ai tempi di Gesù i sacrifici propri del Tempio venissero svolti nel mercato cittadino ...

Ma oramai nella Chiesa non esiste più il senso del sacro, se si ritiene normale che l´Eucarestia, rinnovazione incruenta del Sacrificio sulla Croce, venga celebrata in un centro commerciale!

Jacu

luigi ha detto...

Si continuano a FARE tante belle - discutibili o meno...- iniziative, anni varii...etc...con tutte le buone intenzioni possibili. Ma il problema è altrove.

Fino a quando il SACRIFICIO della S. MESSA tornerà ad ESSERE per tutti quello che è....etc...tutto sarà improduttivo e come "albero di sole foglie" destinato a bruciare.


"...se il santo Sacrificio della Messa cessasse, non tarderemmo a ricadere nell'abisso di depravazione in cui si trovavano i pagani, e questa sarà l'opera dell'Anticristo. Questi metterà in pratica tutti i mezzi possibili per impedire la celebrazione della Santa Messa, affinchè questo grande contrappeso sia abbattuto, e così1 Dio metta fine a tutte le cose, non avendo più ragione di farle sussistere.
Ciò sarà facilmente comprensibile se osserviamo che, dopo il protestantesimo, in seno alle società la forza è notevolmente diminuita. Sono scoppiate guerre sociali dovunque, portando con sé la desolazione, e questo unicamente perché l'intensità del Sacrificio della Messa è diminuita. È il preludio di ciò che avverrà quando il diavolo e i suoi satelliti usciranno scatenati per tutto il mondo, portando dappertutto il terrore e la desolazione, come ci avverte il profeta Daniele. A forza d'impedire le ordinazioni e di far morire i sacerdoti, il diavolo impedirà la celebrazione del grande Sacrifìcio, e allora verranno i giorni della desolazione e del pianto.
E non bisogna meravigliarsene, perché la Santa Messa è un grande evento per Iddio come per noi. Questo evento straordinario torna direttamente alla sua gloria" (dom Gueranger)