Giornata mondiale del migrante e del rifugiato sul tema della nuova evangelizzazione
Come abbiamo sentito dalle parole del Papa all'Angelus, si celebra oggi la 98.ma Giornata mondiale del migrante e del rifugiato sul tema “Migrazioni e nuova evangelizzazione”. La ricorrenza ha quest’anno il fulcro delle celebrazioni nella città di Perugia, in Umbria. Una regione caratterizzata da una straordinaria presenza di migranti, oltre 100mila, pari all’11% della popolazione. A celebrare la Santa Messa per la Giornata nazionale nella cattedrale di Perugia è il vicepresidente della Cei e arcivescovo della città, mons. Gualtiero Bassetti. Stefano Leszczynski lo ha intervistato:
R. – La Giornata dei Migranti è importantissima per la Chiesa, per la società civile, perché se si pensa che i migranti nel mondo sono circa 215 milioni, ci rendiamo conto che si tratta di un intero popolo in cammino. Possiamo dire quasi un’umanità itinerante, che si incontra, si mescola, si confonde e naturalmente questa è la grande sfida per la Chiesa. Allora ecco anche l’attualità del tema che è stato scelto per quest’anno dal Santo Padre: “Migrazioni e nuova evangelizzazione”.
D. – Una sfida pastorale molto importante anche perché la componente cristiana della migrazione attuale è molto forte…
R. – Sì, è molto forte la componente cristiana delle migrazioni. Soltanto nella mia diocesi, ho dato tre chiese agli ortodossi: ai greco-bizantini, agli ucraini e ai rumeni, che sono tutte e tre comunità molto nutrite e che dipendono poi dai loro metropoliti. Quindi c’è un’altissima percentuale di cristiani, ma c’è anche un’alta percentuale di non credenti e soprattutto di uomini e donne appartenenti ad altre religioni. Siamo dunque di fronte anche alla grande sfida della prima evangelizzazione. Se per tutti è necessaria una nuova evangelizzazione, anche per coloro che abitano nel Vecchio Continente europeo, per tanti di questi migranti si pone il problema del primo annuncio del Vangelo.
D. – Primo annuncio del Vangelo che trova una delle sue componenti principali nell’accoglienza: è un segnale molto positivo questo per i migranti…
R. – Se pensiamo che soltanto in Italia sono arrivati dal Mediterraneo – solo quest’anno – circa 60mila persone, che sono state accolte dalla Caritas e poi anche accolti nelle varie diocesi - io ne ho trenta - dove vengono seguiti e vengono aiutati in tutti i modi, è chiaro che anche questo rappresenta tutto un atteggiamento di pre-evangelizzaizone.
D. – Si può parlare di nuova evangelizzazione anche nei confronti della comunità che accoglie i migranti: la società italiana, forse, ha bisogno di qualche nuovo indirizzo per comprendere meglio questo fenomeno?
R. – Certo. Quando noi parliamo di nuova evangelizzazione è chiaro che ci riferiamo sempre ad un metodo e ad una modalità di annuncio, perché il Vangelo è chiaro che è sempre nuovo in se stesso; ma soprattutto il grande lavoro è nei confronti delle nostre comunità che devono accogliere: non essendo preparate a questa sfida, ci troviamo poi in questa crisi economica molto forte e quindi c’è la tendenza anche nelle nostre comunità a chiudersi. Io vedo che, pure per quanto riguarda la colletta per le famiglie in difficoltà che noi vescovi abbiamo deciso a livello della regione, si fa più fatica, perché la gente è veramente in difficoltà. Dunque noi dobbiamo fare un maggiore sforzo, perché se c’è più povertà attorno a noi, c’è anche più bisogno di mezzi, di generosità nell’aiutare chi ha ancora più necessità di noi.
D. – Tra i temi di quest’anno si parla molto di questioni relative ai rifugiati e ai richiedenti asilo: altre due categorie molto sensibili sono quelle dei minori non accompagnati presenti in Italia e quella – forse un po’ particolare e della quale si è sentito parlare poco – degli studenti internazionali, ma che per la sua diocesi è invece molto rilevante…
R. – E’ molto rilevante: a Perugia si parlano 126 lingue, perché abbiamo circa 10 mila studenti provenienti da più di 120 nazioni. Abbiamo anche fatto una missione, lo scorso anno, missione ai giovani, dedicata agli studenti per vedere di riuscire ad entrare in questa realtà. Quindi per Perugia c’è certamente anche questo problema. C’è inoltre il percorso dei diritti fondamentali della persona immigrata nel nostro Paese, che è ancora incompleto e presenta anche punti deboli e problematici soprattutto riguardo ai clandestini, agli irregolari. Penso che sia giunto il tempo, come abbiamo anche sottolineato durante la Settimana Sociale di Reggio Calabria, di trovare il modo di riconoscere la cittadinanza italiana ai figli degli stranieri che sono nati in Italia. Manca ancora una specifica legge sul diritto di asilo, vanno poi rafforzate le azioni di accoglienza rivolte a coloro che fuggono in condizioni di persecuzione politica… Va quindi rafforzato anche l’impegno di protezione sociale delle vittime della tratta, dello sfruttamento sessuale, il contrasto al traffico degli esseri umani, che spesso è gestito da organizzazioni criminali, addirittura a livello internazionale. C’è ancora troppa discriminazione tra cittadini regolari e irregolari, anche riguardo alla salute e alla maternità. Sono tutti problemi ancora aperti e quella che noi facciamo non vuole essere una critica, ma vuole essere uno stimolo ad affrontare con maggiore profondità tutto questo problema dei fratelli e delle sorelle immigrati. (mg)
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