Ecumenismo, priorità della Chiesa, cristiani più credibili se uniti: così il Papa all'udienza generale
L’unità dei cristiani è compito e responsabilità “dell’intera Chiesa e di tutti i battezzati”. Così il Papa, stamani all’udienza generale in Aula Paolo VI, gremita di fedeli, incentrata sull’inizio, proprio oggi, della Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani quest’anno sul tema: “Tutti saremo trasformati dalla vittoria di Gesù Cristo, nostro Signore”. Il Papa ha ribadito che la mancanza di unità tra i cristiani impedisce un annuncio più efficace del Vangelo ed ha posto l’interrogativo: “Come possiamo dare una testimonianza convincente se siamo divisi?”. Il servizio di Massimiliano Menichetti.
E’ partendo dal tema della Settimana per l’Unità dei Cristiani che Benedetto XVI ha tracciato le radici di questa iniziativa nata nel 1908 in cui “l’impulso impresso dal Concilio Vaticano II alla ricerca della piena comunione tra tutti i discepoli di Cristo trova ogni anno una delle sue più efficaci espressioni”.
"Questo appuntamento spirituale, che unisce cristiani di tutte le tradizioni, accresce la nostra consapevolezza del fatto che l’unità verso cui tendiamo non potrà essere solo il risultato dei nostri sforzi, ma sarà piuttosto un dono ricevuto dall’alto, da invocare sempre".
Ribadendo che il tema della giornata quest’anno è stato suggerito da un ampio gruppo ecumenico polacco, il Papa ha sottolineato come la storia di questo Paese abbia conosciuto convivenza democratica, libertà religiosa, ma anche “invasioni, disfatte” insieme alla “costante lotta contro l’oppressione” e alla “sete di libertà”. Da qui la riflessione sul significato di “vittoria” e “sconfitta”. Una vittoria quella indicata da Cristo capace di trasformare l'uomo, che non passa per la strada del “potere e la potenza”, ma attraverso “l’amore, il servizio reciproco, la nuova speranza e il concreto conforto” agli “ultimi, ai dimenticati, ai rifiutati”:
"Per tutti i cristiani, la più alta espressione di tale umile servizio è Gesù Cristo stesso, il dono totale che fa di Se stesso, la vittoria del suo amore sulla morte, che splende nella luce del mattino di Pasqua. Noi possiamo prendere parte a questa 'vittoria' trasformante se ci lasciamo trasformare da Dio, solo se operiamo una conversione della nostra vita".
Benedetto XVI ha evidenziato che “la piena e visibile unità dei cristiani” esige una trasformazione e conformazione, “in maniera sempre più perfetta, all’immagine di Cristo”. “L’unità per la quale preghiamo - ha detto il Papa - richiede una conversione interiore, sia comune che personale”:
"Non si tratta semplicemente di cordialità o di cooperazione, occorre rafforzare la nostra fede in Dio, nel Dio di Gesù Cristo, che ci ha parlato e si è fatto uno di noi; occorre entrare nella nuova vita in Cristo, che è la nostra vera e definitiva vittoria; occorre aprirsi gli uni agli altri, cogliendo tutti gli elementi di unità che Dio ha conservato per noi e sempre nuovamente ci dona; occorre sentire l’urgenza di testimoniare all’uomo del nostro tempo il Dio vivente, che si è fatto conoscere in Cristo".
Benedetto XVI ha poi evidenziato che il Concilio Vaticano II ha posto la ricerca ecumenica al centro della vita e dell’operato della Chiesa:
“'Questo santo Concilio esorta tutti i fedeli cattolici perché, riconoscendo i segni dei tempi, partecipino con slancio all’opera ecumenica' (Unitatis redintegratio, 4). E il beato Giovanni Paolo II ha sottolineato la natura essenziale di tale impegno: 'Questa unità, che il Signore ha donato alla sua Chiesa e nella quale egli vuole abbracciare tutti, non è un accessorio, ma sta al centro stesso della sua opera. Né essa equivale ad un attributo secondario della comunità dei suoi discepoli. Appartiene invece all’essere stesso di questa comunità'” (Enc. Ut unum sint, 9).
“Il compito ecumenico è dunque una responsabilità dell’intera Chiesa e di tutti i battezzati” ha esortato il Pontefice, invitando a far crescere la comunione già esistente tra i cristiani “fino alla piena comunione nella verità e nella carità”. Per questo - ha aggiunto - la preghiera per l’unità non è circoscritta a questa Settimana di Preghiera, ma deve diventare parte integrante della vita orante di tutti i cristiani sempre, in ogni luogo e in ogni tempo:
"La mancanza di unità tra i cristiani impedisce un annuncio più efficace del Vangelo, perché distrugge o mette in pericolo la nostra credibilità. Come possiamo dare una testimonianza convincente se siamo divisi? Certamente, per quanto riguarda le verità fondamentali della fede, ci unisce molto più di quanto ci divide. Ma le divisioni restano, e riguardano anche varie questioni pratiche ed etiche, suscitando confusione e diffidenza, indebolendo la nostra capacità di trasmettere la Parola salvifica di Cristo".
“E’ una grande sfida – ha proseguito il Papa - questa per la nuova evangelizzazione, che può essere più fruttuosa se tutti i cristiani annunciano insieme la verità del Vangelo di Gesù Cristo e danno una risposta comune alla sete spirituale dei nostri tempi”. Quindi l’invito alla preghiera in un “modo più intenso durante questa Settimana per l’Unità, perché cresca la testimonianza comune, la solidarietà e la collaborazione tra i cristiani”, nella consapevolezza che solo Cristo può cambiare il cuore dell’uomo.
Poi il saluto, in una gremita Aula Paolo VI, ai Polacchi con l’invito a non mancare ad una reciproca comprensione, riconciliazione e apertura al dialogo. E il caloroso benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare ai sacerdoti aderenti al Movimento dei Focolari, agli studenti della diocesi di Caserta accompagnati dal loro vescovo, mons. Pietro Farina, e l’affettuoso saluto ai piccoli degenti dell’Istituto nazionale per la ricerca e la cura dei tumori di Milano ai quali ha assicurato la “fervida preghiera affinché il Signore sostenga ognuno con la sua grazia”. Presente anche una folta rappresentanza dell’Ordine degli Avvocati di Roma, incoraggiati dal Papa “a svolgere la loro delicata professione mantenendosi sempre fedeli alla verità, presupposto fondamentale per l’attuazione della giustizia”. Infine, il cordiale saluto ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli invitati questi ultimi a testimoniare sempre con generosità la “fede in Cristo, che illumina il cammino della vita”.
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