Arrivano i “suggerimenti particolari” di Ratzinger per blindare la dottrina
Paolo Rodari
Riavvicinare gli uomini alla fede in Dio.
Il Papa l’ha detto più volte: è questa la priorità del suo pontificato. In questo senso decisivo è l’anno che con la lettera apostolica Porta fidei dell’11 ottobre scorso egli ha voluto dedicare alla fede. Ma potrebbe non bastare.
I tempi non sono facili: nazioni storicamente ricche di fede e di vocazioni vanno smarrendo la propria identità religiosa sotto l’influenza di una certa cultura moderna. Mentre nei paesi dell’Africa, dell’Asia e del Sudamerica, dove le statistiche dicono che il cristianesimo fa nuovi discepoli, la fede non è esente da errori e ambiguità.
Per questo il Papa ha messo al lavoro la Congregazione per la dottrina delle fede, chiedendo anzitutto a lei di adoperarsi per far sì che questo anno non vada sprecato. Parte di questo impegno verrà svelato domani. Con data di oggi, infatti, la Congregazione che ha nelle sue specifiche competenze non solo il compito di tutelare la sana dottrina e di correggerne gli errori ma anche, e primariamente, quello di promuovere la verità della fede, renderà pubblica una “Nota con indicazioni pastorali” che contiene alcuni “suggerimenti particolari” da non eludere.
Tra questi, due fuochi: il Concilio Vaticano II e il Catechismo. Per troppi anni il Concilio ha subìto un’esegesi scorretta che non ne ha permesso una piena ricezione. Nell’anno in cui la chiesa festeggia i cinquant’anni dell’apertura dei lavori del Concilio, occorre tornare a quella ermeneutica della riforma di cui già il Papa aveva parlato nel suo primo discorso alla curia romana. Nel 2012 la chiesa festeggi anche il ventesimo anniversario della promulgazione del Catechismo. In diverse diocesi esistono sussidi non “in piena conformità” con il testo ufficiale ufficiale. Questi sussidi vanno corretti.
La Nota è frutto del lavoro di un Comitato ad hoc che Ratzinger ha voluto nascesse sotto l’ombrello della Dottrina della fede. Vi lavorano alcuni tra i cardinali e i vescovi più vicini alla visione di chiesa del Papa. Tra questi il prefetto dell’ex Sant’Uffizio William Levada e il suo probabile successore Gerhard Ludwig Müller, il presidente della Cei Angelo Bagnasco, i prefetti dei Vescovi e Clero Marc Ouellet e Mauro Piacenza, il primate d’Austria Christoph Schönborn.
Già nel 2008 Benedetto XVI aveva lanciato l’allarme “fede” riferito in particolar modo all’Europa. Aveva ricordato come dal primo annuncio del Vangelo “scaturirono comunità cristiane inizialmente fiorenti, che sono poi scomparse e sono oggi ricordate solo nei libri di storia”. E’ questo il destino dell’Europa? A partire dagli anni Sessanta il crollo della fede è stato verticale. Senza clamori, una “révolution tranquille” ha trasformato il vecchio continente in punta avanzata della secolarizzazione. Il Papa si è più volte chiesto di chi sia la colpa: della chiesa che traducendo male il Concilio ha smarrito se stessa oppure di un mondo avverso a Dio nei confronti del quale è difficile reagire?
Il tentativo di Ratzinger è di far sì che la chiesa non sia impreparata di fronte a questa domanda. Il problema, per la chiesa, è avere una fede correttamente orientata. Padre Hermann Geissler, responsabile dell’ufficio dottrinale dell’ex Sant’Uffizio, ha lavorato alla stesura della Nota. Anch’egli, come il Papa, è preoccupato perché la chiesa viva una fede autentica, presupposto ineludibile per la sua trasmissione al mondo. Dice che anche nella chiesa “ci sono grandi lacune”. “Ci sono catechisti e sacerdoti che non presentano la fede nella sua integralità, nella sua bellezza e che, in parte, seminano anche dubbi e incertezze. Queste sono cose gravi. In parti della chiesa l’accento è stato anche posto molto sulla dimensione sociale, umanitaria, che è importante, però talvolta la fede è stata messa in seconda fila”. Spesso “anche all’interno della chiesa abbiamo sbagliato. Dobbiamo capire di nuovo che i peccati contro la fede sono molto gravi, sono molto nocivi per la chiesa. Gesù stesso dice: ‘Se il sale perde il suo sapore a che cosa serve?’. Mi pare una domanda molto seria. Gesù dice un’altra volta: ‘Il Figlio dell’uomo quando tornerà troverà ancora fede sulla terra?’ Dobbiamo porci queste domande e dobbiamo umilmente chiedere perdono a Dio per i peccati contro la fede che abbiamo commesso”.
Pubblicato sul Foglio venerdì 6 gennaio 2012
© Copyright Il Foglio, 6 gennaio 2012 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.
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2 commenti:
Semplicemente eccezionale! Era ora! Finalmente si comincia a fare autocritica sul modo in cui, in questi 45 anni, il Concilio è stato frainteso, male interpretato e male applicato.
L''ermeneutica della rottura e della discontinuità, fino ad oggi largamente prevalente nella Chiesa, comincia finalmente ad avere i giorni contati. Deo gratias!
ma bisogna farlo capire a tutti quei disinvolti preti progressisti tipo o' famo strano da noantri,perchè si vedono in giro delle messe che c'è da prendersi un infarto......
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