mercoledì 12 settembre 2012

Viaggio in Libano. Il Patriarca Twal: tutta la Chiesa ci sia vicina in quest'ora difficile


Viaggio in Libano. Il Patriarca Twal: tutta la Chiesa ci sia vicina in quest'ora difficile 

In queste ore stanno già arrivando in Libano i presuli dei Paesi della regione ai quali il Pontefice consegnerà l’Esortazione apostolica “Ecclesia in Medio Oriente”. Particolare attesa e speranza in questo viaggio del Papa viene riposta dai fedeli della Terra Santa. E’ quanto sottolinea il Patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, intervistato dal nostro inviato in Libano, Alessandro Gisotti: 

R. – Con gioia andiamo ad incontrare il Santo Padre in Libano: da qui partiamo in quattro vescovi, con altri preti, con due gruppi provenienti dalla Palestina e dalla Giordania. Siamo felici di ricevere questa Esortazione e abbiamo già in programma di studiare, approfondire e applicare questo documento durante i nostri incontri con i giovani, durante i ritiri spirituali. Sarà un argomento da studiare e da meditare. In Tutto il Medio Oriente, l’atmosfera che viviamo a causa della situazione in Siria non ci fa certo respirare né fiducia né ottimismo: la verità è che la gente è preoccupata, la gente ha paura! Aspettiamo certamente dal Santo Padre un maggiore incoraggiamento, una preghiera e magari anche un appello: un appello rivolto al mondo intero, alla Chiesa universale, a tutti di cristiani del mondo affinché si facciano sentire un po’ più vicini a noi. Tutta l’attenzione dei mass media e tutta l’attenzione mondiale è ormai fissata sulla situazione in Siria: si dice poco di quello che noi viviamo, di quella che è la nostra situazione, la nostra disperazione e i nostri problemi. Nessuno parla più di Terra Santa. 

D. – Il Sinodo per il Medio Oriente ha avuto come tema “Comunione e testimonianza”: come il Papa e questa visita possono aiutare concretamente la comunione e la testimonianza dei cristiani in Terra Santa e in Medio Oriente?

R. – La comunione non deve essere solamente tra di noi, tra noi pochi cristiani, tra il piccolo gregge che è rimasto, ma deve con la Chiesa universale, con le diocesi, con le Conferenze episcopali, con le organizzazioni cristiane e mondiali. La Comunione deve abbracciare un po’ più tutti coloro che sono ormai interessati al nostro destino.

D. – Il dono, forse, più importante è proprio questo documento, l’Esortazione post-sinodale per il Medio Oriente. Quanto sarà importante anche per aiutare i pastori ad affrontare le sfide?

R. – Tocca proprio a noi aiutare tutti i pastori: l’Esortazione è stata fatta per noi, è stata fatta per il Medio Oriente e sono sicuro che abbracci tutti i temi delicati che abbiamo, sia l’immigrazione che il senso di appartenenza a questa terra, che al dialogo con gli ebrei e con i musulmani. Tutti questi temi sono sicuro che sono presenti in questa Esortazione Apostolica. Tocca ora a noi prenderla seriamente in considerazione ed applicarla per quanto possibile e per quanto possiamo.

La visita del Papa avviene in un periodo nel quale il Libano, come la Giordania e la Turchia, sta accogliendo decine di migliaia di persone che fuggono dalla Siria travolta dalla guerra civile. Secondo alcune stime dell’Onu, i profughi siriani sarebbero 55 mila, ma la cifra reale potrebbe addirittura sfiorare le 150 mila persone. In prima linea per far fronte a questa emergenza umanitaria è la Caritas libanese. Il nostro inviato a Beirut, Alessandro Gisotti ha chiesto al presidente di Caritas Libano, padre Simon Faddoul, in che modo la visita del Papa potrà aiutare questi rifugiati: 

R. – Certainly this will help us...

Certamente ci aiuterà e darà un sostegno al nostro lavoro, perché la visita del Papa incoraggerà tanti partner occidentali - europei e americani - ad aiutarci, a starci accanto e a sentirsi davvero coinvolti in questa emergenza, perché quello cui assistiamo, ogni giorno, sta diventando sempre peggio. Se le cose continueranno così, penso che ci troveremo di fronte ad un reale disastro.

D. – Al momento, la Caritas del Libano quanti profughi siriani sta aiutando?

R. – Until now we’ve been able...

Finora siamo stati in grado di aiutare circa 20 mila persone, ma cercheremo di aiutarne anche altre 20 mila. Il numero dei rifugiati però è di molto superiore. Certamente, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati, assieme ad altre Ong, cristiane e musulmane, sta dando il suo aiuto, ma siamo ancora lontani da quello che servirebbe, perché le necessità sono tante. Abbiamo problemi nel trovare un posto per loro: in Libano non abbiamo ancora un campo profughi, perché il governo non ne ha realizzato nessuno, così la gente è disseminata un po’ ovunque e cerca di trovare un posto dove stare, un riparo. 

D. – Il Papa è un messaggero di pace, anche questo può rappresentare un aiuto...

R. – Because he leaves a message…

Poiché lui porta un messaggio di pace, certamente porrà l’accento su come fare la pace piuttosto che su come fare la guerra, su come riunire le persone piuttosto che dividerle.

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